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Cambiamento e futuro

Un ricerca mette a fuoco le relazioni fra innovazione, cambiamento e prospettive di occupazione delle nuove generazioni

 

Seguire il cambiamento – se si potesse addirittura precederlo -, è uno dei principi cardine della buona impresa. Questione di cultura adeguata, fatta di capacità conciliare novità con esperienza, adattamento con sapienza passata. Sfida per chiunque, il cambiamento è anche un’opportunità se lo si sa cogliere nel modo giusto. E deve esserlo soprattutto per i giovani. Indagare come questo – e il futuro conseguente -, vengano visti proprio dalle nuove generazioni appare essere fondamentale.

Un’analisi approfondita in questa direzione è quella condotta da Luciano Monti (Docente di Politiche dell’Unione Europea Università LUISS e condirettore scientifico della Fondazione Bruno Visentini), e Roberto Cerroni (Responsabile Ufficio Ricerca e Progettazione della Fondazione Bruno Visentini). Il frutto della ricerca è condensato in “La percezione del futuro dei giovani tra nuove professioni e vocazioni territoriali” pubblicato da poco in “Amministrazione in cammino” del Centro di ricerca sulle amministrazioni pubbliche Vittorio Bachelet.

Il ragionamento di Monti e Cerroni inizia dalla constatazione che “fino a quando il cambiamento della digitalizzazione sarà graduale, i mercati riusciranno parzialmente a rispondere. Non appena diventerà troppo veloce, sarà caos e si rischierà di creare un esercito di vincitori e vinti. La rivoluzione in atto sta trasformando non solo la nostra economia, i modelli di business e i processi produttivi, ma anche la qualità e quantità dell’occupazione, le competenze e la formazione del capitale umano, le relazioni industriali e gli stessi schemi tradizionali dei rapporti di lavoro”.

L’indagine quindi sintetizza prima il dibattito internazionale attorno al tema dell’innovazione e del cambiamento in relazione agli aspetti umani; poi affronta il tema della governance dell’innovazione vista come ruolo della politica economica per la “gestione” del cambiamento e l’adattamento delle risorse umane. Una particolare attenzione, poi, viene posta alle mansioni e competenze nuove richieste a chi lavora sull’onda dell’innovazione. La ricerca quindi si chiude con l’approfondimento dell’approccio dei giovani al tema. “A prescindere dalla professione specifica che svolgeranno in futuro – viene precisato -, le nuove generazioni dovranno disporre di una maggiore propensione alla curiosità, allo spirito d’iniziativa e alla cultura d’impresa”.

La percezione del futuro dei giovani tra nuove professioni e vocazioni territoriali

a cura di Luciano Monti, Roberto Cerroni

“Amministrazione in cammino”, novembre 2018

Un ricerca mette a fuoco le relazioni fra innovazione, cambiamento e prospettive di occupazione delle nuove generazioni

 

Seguire il cambiamento – se si potesse addirittura precederlo -, è uno dei principi cardine della buona impresa. Questione di cultura adeguata, fatta di capacità conciliare novità con esperienza, adattamento con sapienza passata. Sfida per chiunque, il cambiamento è anche un’opportunità se lo si sa cogliere nel modo giusto. E deve esserlo soprattutto per i giovani. Indagare come questo – e il futuro conseguente -, vengano visti proprio dalle nuove generazioni appare essere fondamentale.

Un’analisi approfondita in questa direzione è quella condotta da Luciano Monti (Docente di Politiche dell’Unione Europea Università LUISS e condirettore scientifico della Fondazione Bruno Visentini), e Roberto Cerroni (Responsabile Ufficio Ricerca e Progettazione della Fondazione Bruno Visentini). Il frutto della ricerca è condensato in “La percezione del futuro dei giovani tra nuove professioni e vocazioni territoriali” pubblicato da poco in “Amministrazione in cammino” del Centro di ricerca sulle amministrazioni pubbliche Vittorio Bachelet.

Il ragionamento di Monti e Cerroni inizia dalla constatazione che “fino a quando il cambiamento della digitalizzazione sarà graduale, i mercati riusciranno parzialmente a rispondere. Non appena diventerà troppo veloce, sarà caos e si rischierà di creare un esercito di vincitori e vinti. La rivoluzione in atto sta trasformando non solo la nostra economia, i modelli di business e i processi produttivi, ma anche la qualità e quantità dell’occupazione, le competenze e la formazione del capitale umano, le relazioni industriali e gli stessi schemi tradizionali dei rapporti di lavoro”.

L’indagine quindi sintetizza prima il dibattito internazionale attorno al tema dell’innovazione e del cambiamento in relazione agli aspetti umani; poi affronta il tema della governance dell’innovazione vista come ruolo della politica economica per la “gestione” del cambiamento e l’adattamento delle risorse umane. Una particolare attenzione, poi, viene posta alle mansioni e competenze nuove richieste a chi lavora sull’onda dell’innovazione. La ricerca quindi si chiude con l’approfondimento dell’approccio dei giovani al tema. “A prescindere dalla professione specifica che svolgeranno in futuro – viene precisato -, le nuove generazioni dovranno disporre di una maggiore propensione alla curiosità, allo spirito d’iniziativa e alla cultura d’impresa”.

La percezione del futuro dei giovani tra nuove professioni e vocazioni territoriali

a cura di Luciano Monti, Roberto Cerroni

“Amministrazione in cammino”, novembre 2018

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