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Cultura letteraria d’impresa

Uno dei più recenti interventi del Governatore della Banca d’Italia, riesce ad unire economia e letteratura fornendo le linee di una completa cultura del produrre

 

È ormai cosa che circola piuttosto spesso: di fronte alla digitalizzazione sempre più spinta dell’economia e della produzione, è importante non perdere di vista anche ciò che è altro da queste. Per eccesso, donne e uomini contro macchine e computer. Che non è cosa da fare e nemmeno da perseguire, ma che indica quanto sia importante oggi – anche nelle imprese e più in generale nelle economie -, guardare agli aspetti umani e creativi dell’attività produttiva e di tutto quanto ad essa può essere connesso. Cultura d’impresa a tutto campo, insomma. Fatta anche di responsabilità sociale nei confronti di ciò che sta fuori dalle fabbriche e dagli uffici. E fatta anche dalla coesistenza di calcolo e arte, organizzazione e letteratura, conoscenza e tutto tondo.

A questo proposto, è una buona lettura quanto detto e scritto da Ignazio Visco (Governatore della Banca d’Italia), in occasione del 35° Seminario di Perfezionamento della Scuola per Librai e in particolare sulla domanda: “Dove nascono le storie?”.

Visco nel suo “Investire in conoscenza” scrive da economista e Governatore, ma anche da appassionato lettore. E scrive riuscendo a mettere insieme – in nemmeno una ventina di pagine -, ragionamenti che legano la buona economia con il buon leggere, la finanza con la letteratura, le necessità impellenti circa la ripresa dello sviluppo con quelle altrettanti impellenti di una cultura umanistica che si va perdendo.

Il racconto del fitto intreccio fra letteratura ed economia – perché poi di racconto si tratta -, inizia quindi dalla risposta alla domanda su dove nascano le storie (anche in economia) per poi passare al “mondo che cambia e i ritardi dell’Italia” (sintesi del progresso e della posizione del nostro Paese) che finisce con il toccare temi spinosi come quello della natura del capitale umano e delle competenze e quindi della formazione e della scuola; per arrivare a chiedersi dove davvero la nostra società stia andando. Visco quindi conclude elaborando una risposta. Il percorso giusto è quello dell’investire in cultura e conoscenza (a questo proposito viene rilevato un seppur minimo cambiamento positivo). Elementi che non sono però solamente tecnica e calcolo, ma qualcosa di ben più ampio.

Percorrendo il testo del Governatore fioccano autori disparatissimi, di vario genere e tutti calzanti: Adam Smith e émile Zola, Ivan Turgenev e George Eliot e poi ancora Tolstoj, Sraffa, Keynes, Tomasi di Lampedusa, Durrenmatt, Wilder, Omero, Oscar Wilde, Tullio De Mauro e Federico Caffè, senza contare Dante, Seneca e Socrate. Tutti posti al servizio non dell’economia oppure della letteratura, ma della conoscenza completa.

Colpisce ad un certo punto la citazione di un passo di Durrenmatt sul caso (e quindi indirettamente sul calcolo, anche in economia), tratto da un racconto poliziesco (“La promessa” di circa 60 anni fa) che dice: “Voi costruite le vostre trame con logica. […] Con la logica ci si accosta soltanto parzialmente alla verità […] i fattori di disturbo che si intrufolano nel gioco sono così frequenti che troppo spesso sono unicamente la fortuna professionale e il caso a decidere a nostro favore. O in nostro sfavore. […] Un fatto non può ‘tornare’ come torna un conto, perché noi non conosciamo mai tutti i fattori necessari ma soltanto pochi elementi per lo più secondari. E ciò che è casuale, incalcolabile, incommensurabile ha una parte troppo grande”.

Leggere Visco è in questo caso – forse più che in altri -, una bella esperienza, da fare e rifare.

Investire in conoscenza

Ignazio Visco

35° Seminario di Perfezionamento della Scuola per Librai su: “Tradizione e innovazione in libreria”, Giornata conclusiva: “Dove nascono le storie?”

Venezia, Fondazione Cini, 2018

Uno dei più recenti interventi del Governatore della Banca d’Italia, riesce ad unire economia e letteratura fornendo le linee di una completa cultura del produrre

 

È ormai cosa che circola piuttosto spesso: di fronte alla digitalizzazione sempre più spinta dell’economia e della produzione, è importante non perdere di vista anche ciò che è altro da queste. Per eccesso, donne e uomini contro macchine e computer. Che non è cosa da fare e nemmeno da perseguire, ma che indica quanto sia importante oggi – anche nelle imprese e più in generale nelle economie -, guardare agli aspetti umani e creativi dell’attività produttiva e di tutto quanto ad essa può essere connesso. Cultura d’impresa a tutto campo, insomma. Fatta anche di responsabilità sociale nei confronti di ciò che sta fuori dalle fabbriche e dagli uffici. E fatta anche dalla coesistenza di calcolo e arte, organizzazione e letteratura, conoscenza e tutto tondo.

A questo proposto, è una buona lettura quanto detto e scritto da Ignazio Visco (Governatore della Banca d’Italia), in occasione del 35° Seminario di Perfezionamento della Scuola per Librai e in particolare sulla domanda: “Dove nascono le storie?”.

Visco nel suo “Investire in conoscenza” scrive da economista e Governatore, ma anche da appassionato lettore. E scrive riuscendo a mettere insieme – in nemmeno una ventina di pagine -, ragionamenti che legano la buona economia con il buon leggere, la finanza con la letteratura, le necessità impellenti circa la ripresa dello sviluppo con quelle altrettanti impellenti di una cultura umanistica che si va perdendo.

Il racconto del fitto intreccio fra letteratura ed economia – perché poi di racconto si tratta -, inizia quindi dalla risposta alla domanda su dove nascano le storie (anche in economia) per poi passare al “mondo che cambia e i ritardi dell’Italia” (sintesi del progresso e della posizione del nostro Paese) che finisce con il toccare temi spinosi come quello della natura del capitale umano e delle competenze e quindi della formazione e della scuola; per arrivare a chiedersi dove davvero la nostra società stia andando. Visco quindi conclude elaborando una risposta. Il percorso giusto è quello dell’investire in cultura e conoscenza (a questo proposito viene rilevato un seppur minimo cambiamento positivo). Elementi che non sono però solamente tecnica e calcolo, ma qualcosa di ben più ampio.

Percorrendo il testo del Governatore fioccano autori disparatissimi, di vario genere e tutti calzanti: Adam Smith e émile Zola, Ivan Turgenev e George Eliot e poi ancora Tolstoj, Sraffa, Keynes, Tomasi di Lampedusa, Durrenmatt, Wilder, Omero, Oscar Wilde, Tullio De Mauro e Federico Caffè, senza contare Dante, Seneca e Socrate. Tutti posti al servizio non dell’economia oppure della letteratura, ma della conoscenza completa.

Colpisce ad un certo punto la citazione di un passo di Durrenmatt sul caso (e quindi indirettamente sul calcolo, anche in economia), tratto da un racconto poliziesco (“La promessa” di circa 60 anni fa) che dice: “Voi costruite le vostre trame con logica. […] Con la logica ci si accosta soltanto parzialmente alla verità […] i fattori di disturbo che si intrufolano nel gioco sono così frequenti che troppo spesso sono unicamente la fortuna professionale e il caso a decidere a nostro favore. O in nostro sfavore. […] Un fatto non può ‘tornare’ come torna un conto, perché noi non conosciamo mai tutti i fattori necessari ma soltanto pochi elementi per lo più secondari. E ciò che è casuale, incalcolabile, incommensurabile ha una parte troppo grande”.

Leggere Visco è in questo caso – forse più che in altri -, una bella esperienza, da fare e rifare.

Investire in conoscenza

Ignazio Visco

35° Seminario di Perfezionamento della Scuola per Librai su: “Tradizione e innovazione in libreria”, Giornata conclusiva: “Dove nascono le storie?”

Venezia, Fondazione Cini, 2018

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