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In Italia non solo deindustrializzazione

In tempi difficili la cultura d’impresa cresce anche con la consapevolezza di quanto accade all’esterno di essa. Non è solo questione di essere informati. Imprenditori avveduti e manager accorti decidono meglio se hanno a disposizione informazioni supplementari sull’ambiente in cui si muovono. Per questo però servono indagini affidabili e chiare. Lo è, fra alcune pubblicate recentemente, “Deindustrializzazione e terziarizzazione: trasformazioni strutturali nelle regioni del Nord Ovest”, lo studio condotto da un consistente gruppo di ricercatori di Banca d’Italia che approfondisce condizioni ed evoluzione del comparto industriale di una delle aree più importanti della Penisola.

La fatica dei 23 economisti della Banca centrale italiana parte dell’analisi dell’evoluzione del sistema industriale del Nord Ovest dal Duemila ad oggi; un’indagine dalla quale emergono alcune “specificità” importanti e non sempre positive. Secondo Banca d’Italia, per esempio, questo territorio ha sofferto di una transizione troppo lenta verso i settori manifatturieri ad alta intensità di tecnologica e verso i servizi a elevato contenuto di conoscenza. Viene anche effettuato un confronto con il resto d’Europa dal quale emerge un chiaro ritardo nella crescita. “Il confronto internazionale su alcuni specifici aspetti del sistema economico – spiega l’indagine -, suggerisce, inoltre, che alcune dinamiche penalizzanti rischiano di accrescere il gap già significativo su alcuni fattori cruciali per la crescita come l’innovazione; tra questi aspetti rientrano la riduzione della presenza di grandi imprese, i ritardi nella dotazione di capitale umano, l’indebolimento della situazione economica e finanziaria delle imprese”.

Ma il lavoro di Banca d’Italia trova anche aspetti positivi che non devono essere trascurati. Il sistema produttivo del Nord Ovest, dice ancora la ricerca, pur mostrando in media evidenti ritardi rispetto alle regioni europee più industrializzate, è popolato da alcune realtà imprenditoriali altamente competitive, leader a livello internazionale. Si tratta di aziende che hanno reagito alla crisi ampliando la gamma dei prodotti offerti, investendo in innovazione o ampliando la propria proiezione sui mercati internazionali. In generale, vi è un numero non trascurabile di aree e settori che, nella crisi, hanno continuato a crescere sia nel fatturato (nazionale ed estero) sia nel valore aggiunto. 

Più nel dettaglio, la ricerca ha notato che, per esempio,  la quota di imprese che hanno risposto meglio alla crisi fra quelle con una media di 20 addetti,   e? risultata maggiore per le aziende manifatturiere che avevano posto in essere strategie di prodotto o di internazionalizzazione, rispetto a quella osservata tra le imprese che non avevano intrapreso nessuna specifica strategia. È quindi ancora una volta la manifattura a dare buona prova, lavorando non solo sulla qualità e sui mercati esteri, ma anche, rileva sempre l’indagine, sulla differenziazione dei prodotti. “Tra il 2007 e il 2009 – spiega un passo del rapporto -, la strategia (diversa da quella di prezzo) piu? diffusa tra le imprese del Nord Ovest e? consistita nell’ampliare e migliorare la gamma dei prodotti e servizi: oltre il 38% delle aziende nordoccidentali ha variato la tipologia e/o la qualita? della propria offerta e oltre il 28% ne ha accresciuto la diversificazione”. E il ricorso alla differenziazione e? aumentato nel corso della crisi: nel 2012, oltre il 73% delle imprese nordoccidentali partecipanti dichiarava di aver ampliato la gamma dei prodotti offerti nei cinque anni.

È quell’Italia che nonostante tutto continua ad esistere e ad avanzare che, in questo lavoro, trova riscontro, testimonianza, valorizzazione e riconoscimento.

I 23 ricercatori di Banca d’Italia riescono così a sintetizzare un tema complesso è a dare conto di una realtà che non deve essere trascurata è che, anzi, va valorizzata per quanto ha rappresentato.

Deindustrializzazione e terziarizzazione: trasformazioni strutturali nelle regioni del Nord Ovest

AA.VV.

Banca d’Italia, Quaderni di economia e finanza (Occasional papers), n. 282, luglio 2015

In tempi difficili la cultura d’impresa cresce anche con la consapevolezza di quanto accade all’esterno di essa. Non è solo questione di essere informati. Imprenditori avveduti e manager accorti decidono meglio se hanno a disposizione informazioni supplementari sull’ambiente in cui si muovono. Per questo però servono indagini affidabili e chiare. Lo è, fra alcune pubblicate recentemente, “Deindustrializzazione e terziarizzazione: trasformazioni strutturali nelle regioni del Nord Ovest”, lo studio condotto da un consistente gruppo di ricercatori di Banca d’Italia che approfondisce condizioni ed evoluzione del comparto industriale di una delle aree più importanti della Penisola.

La fatica dei 23 economisti della Banca centrale italiana parte dell’analisi dell’evoluzione del sistema industriale del Nord Ovest dal Duemila ad oggi; un’indagine dalla quale emergono alcune “specificità” importanti e non sempre positive. Secondo Banca d’Italia, per esempio, questo territorio ha sofferto di una transizione troppo lenta verso i settori manifatturieri ad alta intensità di tecnologica e verso i servizi a elevato contenuto di conoscenza. Viene anche effettuato un confronto con il resto d’Europa dal quale emerge un chiaro ritardo nella crescita. “Il confronto internazionale su alcuni specifici aspetti del sistema economico – spiega l’indagine -, suggerisce, inoltre, che alcune dinamiche penalizzanti rischiano di accrescere il gap già significativo su alcuni fattori cruciali per la crescita come l’innovazione; tra questi aspetti rientrano la riduzione della presenza di grandi imprese, i ritardi nella dotazione di capitale umano, l’indebolimento della situazione economica e finanziaria delle imprese”.

Ma il lavoro di Banca d’Italia trova anche aspetti positivi che non devono essere trascurati. Il sistema produttivo del Nord Ovest, dice ancora la ricerca, pur mostrando in media evidenti ritardi rispetto alle regioni europee più industrializzate, è popolato da alcune realtà imprenditoriali altamente competitive, leader a livello internazionale. Si tratta di aziende che hanno reagito alla crisi ampliando la gamma dei prodotti offerti, investendo in innovazione o ampliando la propria proiezione sui mercati internazionali. In generale, vi è un numero non trascurabile di aree e settori che, nella crisi, hanno continuato a crescere sia nel fatturato (nazionale ed estero) sia nel valore aggiunto. 

Più nel dettaglio, la ricerca ha notato che, per esempio,  la quota di imprese che hanno risposto meglio alla crisi fra quelle con una media di 20 addetti,   e? risultata maggiore per le aziende manifatturiere che avevano posto in essere strategie di prodotto o di internazionalizzazione, rispetto a quella osservata tra le imprese che non avevano intrapreso nessuna specifica strategia. È quindi ancora una volta la manifattura a dare buona prova, lavorando non solo sulla qualità e sui mercati esteri, ma anche, rileva sempre l’indagine, sulla differenziazione dei prodotti. “Tra il 2007 e il 2009 – spiega un passo del rapporto -, la strategia (diversa da quella di prezzo) piu? diffusa tra le imprese del Nord Ovest e? consistita nell’ampliare e migliorare la gamma dei prodotti e servizi: oltre il 38% delle aziende nordoccidentali ha variato la tipologia e/o la qualita? della propria offerta e oltre il 28% ne ha accresciuto la diversificazione”. E il ricorso alla differenziazione e? aumentato nel corso della crisi: nel 2012, oltre il 73% delle imprese nordoccidentali partecipanti dichiarava di aver ampliato la gamma dei prodotti offerti nei cinque anni.

È quell’Italia che nonostante tutto continua ad esistere e ad avanzare che, in questo lavoro, trova riscontro, testimonianza, valorizzazione e riconoscimento.

I 23 ricercatori di Banca d’Italia riescono così a sintetizzare un tema complesso è a dare conto di una realtà che non deve essere trascurata è che, anzi, va valorizzata per quanto ha rappresentato.

Deindustrializzazione e terziarizzazione: trasformazioni strutturali nelle regioni del Nord Ovest

AA.VV.

Banca d’Italia, Quaderni di economia e finanza (Occasional papers), n. 282, luglio 2015

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