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“L’impresa va in scena” e in nove teatri si raccontano l’industria e il lavoro

E’ un soggetto popolare, l’impresa in Italia. Diffusa sul territorio, spesso piccola, ben radicata nelle comunità locali. Un attore essenziale della vita economica e sociale.

Ed è popolare anche il teatro, per tradizione, storia, attualità. “L’impresa va in scena”, cardine della nuova “Settimana della cultura d’impresa” promossa da Confindustria e Museimpresa, parte proprio da questa considerazione. E vuole dare dignità di rappresentazione alle capacità di intraprendere, alla creatività, al lavoro, all’attitudine molto italiana del “bello e ben fatto”. L’industria sale sul palcoscenico, con le sue memorie e la sua attualità.

“L’impresa va in scena” si inserisce in un calendario di moltissime altre iniziative, dall’8 al 23 novembre, organizzate da associazioni territoriali, imprese e fondazioni, come “OrientaGiovani” (con l’occhio attento alle scuole: un incontro nell’Auditorium Pirelli) e il “PMI Day” per le piccole e medie imprese, convegni (Anima e Sodalitas, le organizzazioni che si occupano di responsabilità sociale, ne hanno definito uno a Roma sui temi dell’inclusione sociale e della competitività), incontri sul rapporto tra arte contemporanea e impresa  (a Torino, a cura del Gruppo Cultura di Confindustria e della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo), discussioni. Attività che, tutte insieme, mostrano la centralità dell’impresa – e dell’impresa industriale, innanzitutto – come soggetto che crea ricchezza, lavoro, innovazione ma anche cultura. Una buona “cultura politecnica”, fatta di creatività, saperi umanistici e competenze scientifiche e tecniche.

Il teatro, dunque. O anche, come spiega “Il Sole24Ore” in un brillante articolo di Francesca Molteni” di domenica scorsa, “Il gran teatro dell’industria”.  Nove readings di testi tratti dall’antologia “Fabbrica di carta”, curata da Giorgio Bigatti e Giuseppe Lupo e pubblicata da Laterza, con il sostegno di Assolombarda (dalle opere di Ottieri, Caproni, Gadda, Sinisgalli, Sereni, Levi, Rea: grandi firme della nostra letteratura) e dai romanzi recenti “L’estate infinita” di Edoardo Nesi e “Cellophane” di Cinzia Leone. E altrettanti grandi teatri convolti: il Teatro Cucinelli a Perugia (sul palcoscenico l’imprenditore Brunello Cucinelli e le figlie Camilla e Carolina e, con loro, altri imprenditori umbri con i figli), il Teatro La Fenice a Venezia, il Teatro di Rifredi a Firenze, il Foyer della Rai a Napoli, il Teatro Franco Parenti a Milano, il Teatro Abeliano a Bari, il Teatro Biondo a Palermo, il Teatro Comunale a Bologna e il Teatro Piccolo Eliseo a Roma (a leggere le pagine di letteratura, Luca Barbareschi, che da grande attore si rivela anche coraggioso imprenditore, investendo proprio nel rilancio dell’”Eliseo”, prestigiosa struttura romana).

Al teatro sono ispirate anche altre iniziative d’impresa. Come la visita guidata e animata da attori e musici, organizzata dalla Fondazione Pirelli, tre tappe tra l’Head Quarter dell’azienda alla Bicocca, la villa rinascimentale della Bicocca degli Arcimboldi e la stessa sede della Fondazione, con il prezioso Archivio Storico. O “Il respiro della ricerca”, una manifestazione teatrale tra parole e musica sulla storia della Zambon, una delle migliori multinazionali farmaceutiche italiane. Fare e dire, ricordare e raccontare, recitare le memorie e le trasformazioni. Una buona impresa, appunto.

Era stata proprio la Pirelli, d’altronde, a rilanciare la relazione tra industria e teatro, collaborando con il Piccolo Teatro di Milano per lo spettacolo “Settimo – La fabbrica e il lavoro”, uno spettacolo teatrale per la regia di Serena Sinigaglia, andato in scena, appunto al Piccolo, dal 7 al 19 febbraio 2012 e tratto dalle testimonianze degli operai, dei tecnici e degli ingegneri dello stabilimento Pirelli di Settimo Torinese. Un grande racconto teatrale, con la forza dell’esperienza industriale e la bellezza del palcoscenico.

“L’impresa va in scena” continuerà anche il prossimo anno, con nuove iniziative. Merita davvero una buona rappresentazione, la nostra industria.

E’ un soggetto popolare, l’impresa in Italia. Diffusa sul territorio, spesso piccola, ben radicata nelle comunità locali. Un attore essenziale della vita economica e sociale.

Ed è popolare anche il teatro, per tradizione, storia, attualità. “L’impresa va in scena”, cardine della nuova “Settimana della cultura d’impresa” promossa da Confindustria e Museimpresa, parte proprio da questa considerazione. E vuole dare dignità di rappresentazione alle capacità di intraprendere, alla creatività, al lavoro, all’attitudine molto italiana del “bello e ben fatto”. L’industria sale sul palcoscenico, con le sue memorie e la sua attualità.

“L’impresa va in scena” si inserisce in un calendario di moltissime altre iniziative, dall’8 al 23 novembre, organizzate da associazioni territoriali, imprese e fondazioni, come “OrientaGiovani” (con l’occhio attento alle scuole: un incontro nell’Auditorium Pirelli) e il “PMI Day” per le piccole e medie imprese, convegni (Anima e Sodalitas, le organizzazioni che si occupano di responsabilità sociale, ne hanno definito uno a Roma sui temi dell’inclusione sociale e della competitività), incontri sul rapporto tra arte contemporanea e impresa  (a Torino, a cura del Gruppo Cultura di Confindustria e della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo), discussioni. Attività che, tutte insieme, mostrano la centralità dell’impresa – e dell’impresa industriale, innanzitutto – come soggetto che crea ricchezza, lavoro, innovazione ma anche cultura. Una buona “cultura politecnica”, fatta di creatività, saperi umanistici e competenze scientifiche e tecniche.

Il teatro, dunque. O anche, come spiega “Il Sole24Ore” in un brillante articolo di Francesca Molteni” di domenica scorsa, “Il gran teatro dell’industria”.  Nove readings di testi tratti dall’antologia “Fabbrica di carta”, curata da Giorgio Bigatti e Giuseppe Lupo e pubblicata da Laterza, con il sostegno di Assolombarda (dalle opere di Ottieri, Caproni, Gadda, Sinisgalli, Sereni, Levi, Rea: grandi firme della nostra letteratura) e dai romanzi recenti “L’estate infinita” di Edoardo Nesi e “Cellophane” di Cinzia Leone. E altrettanti grandi teatri convolti: il Teatro Cucinelli a Perugia (sul palcoscenico l’imprenditore Brunello Cucinelli e le figlie Camilla e Carolina e, con loro, altri imprenditori umbri con i figli), il Teatro La Fenice a Venezia, il Teatro di Rifredi a Firenze, il Foyer della Rai a Napoli, il Teatro Franco Parenti a Milano, il Teatro Abeliano a Bari, il Teatro Biondo a Palermo, il Teatro Comunale a Bologna e il Teatro Piccolo Eliseo a Roma (a leggere le pagine di letteratura, Luca Barbareschi, che da grande attore si rivela anche coraggioso imprenditore, investendo proprio nel rilancio dell’”Eliseo”, prestigiosa struttura romana).

Al teatro sono ispirate anche altre iniziative d’impresa. Come la visita guidata e animata da attori e musici, organizzata dalla Fondazione Pirelli, tre tappe tra l’Head Quarter dell’azienda alla Bicocca, la villa rinascimentale della Bicocca degli Arcimboldi e la stessa sede della Fondazione, con il prezioso Archivio Storico. O “Il respiro della ricerca”, una manifestazione teatrale tra parole e musica sulla storia della Zambon, una delle migliori multinazionali farmaceutiche italiane. Fare e dire, ricordare e raccontare, recitare le memorie e le trasformazioni. Una buona impresa, appunto.

Era stata proprio la Pirelli, d’altronde, a rilanciare la relazione tra industria e teatro, collaborando con il Piccolo Teatro di Milano per lo spettacolo “Settimo – La fabbrica e il lavoro”, uno spettacolo teatrale per la regia di Serena Sinigaglia, andato in scena, appunto al Piccolo, dal 7 al 19 febbraio 2012 e tratto dalle testimonianze degli operai, dei tecnici e degli ingegneri dello stabilimento Pirelli di Settimo Torinese. Un grande racconto teatrale, con la forza dell’esperienza industriale e la bellezza del palcoscenico.

“L’impresa va in scena” continuerà anche il prossimo anno, con nuove iniziative. Merita davvero una buona rappresentazione, la nostra industria.

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