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Lo spread della green economy premia l’Italia e le sue imprese: ecco i “dieci selfie” della Fondazione Symbola 2016

Fotografarsi. E capire finalmente che l’immagine che ne viene fuori è migliore di quanto il racconto comune non dica. Vedere, in quel ritratto, tutti i propri limiti. Ma anche le bellezze, le qualità, i punti di forza, le opportunità. E’ questo, ancora una volta, l’effetto de “L’Italia in 10 selfie”, curato dalla Fondazione Symbola: un’accurata, realistica descrizione dell’Italia sulla base di dati e fatti, né propagandistica né vittimistica. Un bel Paese che, nonostante tutto, ce la fa. Grazie pure alla qualità delle sue imprese, forti d’una cultura produttiva segnata positivamente dalla sostenibilità, ambientale e sociale.

Abbiamo “un positivo spread green”, sostiene Ermete Realacci, presidente di Symbola e della Commissione Ambiente della Camera: “Il nostro modello produttivo è tra i più innovativi ed efficienti in campo ambientale, tanto da essere leader in Europa per efficienza dei consumi e riduzione delle emissioni climalteranti. A parità di prodotto, le nostre imprese usano meno energia e producono meno emissioni facendo meglio anche di un grande paese manifatturo come la Germania. Idem dicasi per l’utilizzo di materie prime e la produzione di rifiuti. Siamo primi in Europa anche nel riciclo industriale: recuperiamo 25 milioni di tonnellate di materia ogni anno sui 163 totali europei; la Germania, invece, anche se ha un’economia più grande, ne recupera 23. E questo ci consente un risparmio di energia primaria di oltre 15 milioni di tep (tonnellate equivalenti petrolio) e di evitare 55 milioni di tonnellate di emissioni di CO2. E siamo all’avanguardia anche nella rinnovabili: l’Italia è primo paese al mondo per contributo del fotovoltaico nel mix elettrico nazionale (7,9%, dati relativi al 2013), meglio di Grecia (7,6%) e Germania (7%), ma anche del Giappone (sotto il 3%) di Usa e Cina (meno dell’1%). Merito soprattutto delle molte imprese che hanno scommesso sul green. Quasi un’impresa italiana su quattro durante la crisi ha scommesso sulla green economy, che vale 102.497 milioni di euro di valore aggiunto, con vantaggi competitivi in termini di export e innovazione, tanto che nella manifattura le imprese eco-investitrici esportano e innovano circa il doppio delle altre (rispettivamente il 43,4% contro il 25,5% e il 30,7% contro il16,7%)”.

Green conviene, insiste Realacci. Alle imprese. E al Paese: “E’ anche grazie a queste performance se con un surplus commerciale manifatturiero con l’estero di 134 miliardi di dollari nel 2014, l’Italia si conferma uno dei soli cinque paesi al mondo che possono vantare un surplus commerciale manifatturiero superiore a 100 miliardi di dollari. Gli altri sono Cina, Germania, Corea del Sud e Giappone, mentre Francia, Regno Unito e Stati Uniti ci guardano da lontano. Un primato che parla di competitività delle imprese italiane nei più diversi settori: dal legno arredo alla nautica, dall’agroalimentare alla green economy, dalle rinnovabili alla cultura”.

Eccola, dunque, “L’Italia in 10 selfie 2016 – Una nuova economia per affrontare la crisi, protagonisti della sfida del clima’, il dossier di Symbola che guarda al paese reale, fotografa i talenti dell’Italia che c’è e dimostra numeri alla mano che il Belpaese è già protagonista di quel cambiamento verso una società e un’economia più sostenibili e a misura d’uomo sollecitato anche dalla Cop21. 
 
“L’accordo sul clima di Parigi – spiega Realacci nella premessa del dossier – è solo un primo passo, ma segna un cambio di rotta prima impensabile e propone grandi opportunità. L’Italia può coglierle se scommette sui suoi talenti migliori, sulla prima fonte di energia rinnovabile e non inquinante, di cui non è avara, che è l’intelligenza umana”. 
L’obiettivo di restare ben al di sotto dei due gradi, necessario per contrastare i mutamenti climatici, porta con sé una nuova economia e impone una transizione verso una società e un modello di sviluppo a basso tenore di carbonio. Un cammino non semplice che offre formidabili occasioni legate alla green economy, per le nostre imprese, i nostri territori, che spesso sono già in prima fila nella sfida del clima.

Accettare dunque le sfide d’un mondo che cambia “senza perdere la propria anima”. “I dieci selfie – spiega Realacci – fotografano altrettanti punti di forza di un Paese che ha nei cromosomi i principi dell’efficienza e dell’economia circolare, capace di sposare antichi saperi e innovazione, conoscenza con qualità, bellezza e green economy. E’ un’Italia che fa l’Italia. Un Paese di cui essere orgogliosi”.

Vediamo meglio, dunque. Il Selfie n. 1 dice: “Dalla green economy il turbo per le imprese italiane”. Sono 372.000 le aziende italiane (il 24,5% dell’imprenditoria extra-agricola, nella manifattura addirittura il 32%) che durante la crisi hanno scommesso sulla green economy, che vale 102.497 mln di € di valore aggiunto, il 10,3% dell’economia nazionale. Con vantaggi competitivi in termini di export (43,4% delle imprese manifatturiere eco-investitrici esporta stabilmente, contro il 25,5% delle altre) e d’innovazione (il 30,7% ha sviluppato nuovi prodotti o nuovi servizi, contro il 16,7%). “La green economy fa bene anche all’occupazione. Nel 2015, tra green jobs propriamente detti e posti di lavoro in cui sono richieste competenze green, il 59% delle assunzioni previste è legato alla green economy: un esercito di 294mila nuovi lavoratori green”.

Selfie n. 2: “L’Italia è uno dei soli cinque paesi al mondo che vanta un surplus manifatturiero sopra i 100 miliardi di dollari: 134 miliardi, per esattezza. Un elenco di cui fanno parte, oltre a noi, Cina, Giappone, Germania e Corea del Sud. Selfie n. 3: “Le imprese italiane sono tra le più competitive al mondo. Su un totale di 5.117 prodotti – il massimo livello di disaggregazione statistica del commercio mondiale – nel 2013 l’Italia si è piazzata prima, seconda o terza al mondo per attivo commerciale con l’estero in ben 928: circa uno su cinque.

Selfie n. 4: “L’Italia è all’avanguardia per le fonti di energia rinnovabile”: primo paese per contributo del fotovoltaico nel mix elettrico nazionale (7,9%, dati 
relativi al 2013), meglio di Grecia (7,6%) e Germania (7%), ma anche del Giappone (sotto il 3%) di Usa e Cina (meno dell’1%).  
Nel 2012 l’Italia era prima (con il 39%) tra i grandi paesi Ue, a pari merito con la Spagna e davanti a Germania (24%), Francia (17%), Gran Bretagna (15%), anche per quota di energia rinnovabile nella produzione elettrica. Nel 2014 la quota di rinnovabili ha superato il 43%.

Selfie n. 5: “L’industria italiana del legno-arredo è seconda al mondo per surplus commerciale”, con circa 10 miliardi di dollari (una delle eccellenze del made in Italy amate nel mondo).

Selfie n. 6: “Per 89 prodotti il nostro paese è leader dell’agroalimentare nel mondo, e vanta l’agricoltura più sostenibile. Tra i prodotti dell’agroalimentare italiano, ben 27 non hanno rivali sui mercati internazionali. Dalla pasta ai pomodori e altri ortaggi, da aceto e olio ai fagioli, alle ciliegie: tutti campioni assoluti nelle quote di mercato mondiale. E ce ne sono altri 62 per i quali siamo secondi o terzi: siamo sul podio nel commercio mondiale, insomma, per ben 89 prodotti. 
L’Expo di Milano, nel 2015, ne ha ben messo in luce le qualità.

Selfie n. 7: “L’Italia è prima nella nautica con un quinto dell’export globale. Una leadership legata anche alle performance ambientali (come l’efficienza nei consumi e nelle emissioni).

Selfie n. 8: “Il sistema produttivo italiano leader in Europa in efficienza dei consumi e riduzione delle emissioni”, a partire dai consumi energetici e dalle emissioni inquinanti.

Selfie n. 9: “Le nostre imprese sono campioni nella riduzione dei rifiuti e nell’economia circolare”: con 40,1 tonnellate di rifiuti ogni milione di dollari prodotto l’Italia è ben più efficiente di Regno Unito (49,8), Spagna (50,1), Germania (63,7), Francia (83,5). 
A fronte di un avvio a recupero industriale di oltre 163 mln di tonnellate di rifiuti su scala europea, nel nostro Paese ne sono stati recuperati 25 mln, il valore assoluto più elevato tra tutti i paesi del continente (in Germania sono 23). Il risparmio dell’Italia è di oltre 15 mln di tonnellate equivalenti di petrolio ed emissioni per circa 55 mln di tonnellate di CO2. 
Siamo secondi solo alla Germania in termini di percentuale di riciclo e di recupero di rifiuti d’imballaggio, facendo meglio di Spagna, Francia e Regno Unito.

Selfie n. 10: “Cultura, bellezza e creatività per competere”. Alla filiera della cultura – 443mila aziende, il 7,3% del totale nazionale, che danno lavoro al 5,9% del totale degli occupati in Italia, 1,4 milioni di persone – l’Italia deve 84 miliardi di euro, il 5,8% della ricchezza prodotta. Questi 84 miliardi “ne mettono in moto altri 143 nel resto dell’economia: 1,7 euro per ogni euro prodotto dalla cultura. Si arriva così a 227 miliardi prodotti dall’intera filiera culturale, col turismo come principale beneficiario di questo effetto volano. 
Le imprese che hanno investito in creatività sono più innovative: il 63,5% ha introdotto innovazioni di prodotto contro il 22,2% di chi non ha investito”.

Eccolo qui, dunque, il circuito positivo: sostenibilità, qualità, buona cultura d’impresa. Un buon passo avanti, tra civiltà e competitività. Un buon primato italiano

Fotografarsi. E capire finalmente che l’immagine che ne viene fuori è migliore di quanto il racconto comune non dica. Vedere, in quel ritratto, tutti i propri limiti. Ma anche le bellezze, le qualità, i punti di forza, le opportunità. E’ questo, ancora una volta, l’effetto de “L’Italia in 10 selfie”, curato dalla Fondazione Symbola: un’accurata, realistica descrizione dell’Italia sulla base di dati e fatti, né propagandistica né vittimistica. Un bel Paese che, nonostante tutto, ce la fa. Grazie pure alla qualità delle sue imprese, forti d’una cultura produttiva segnata positivamente dalla sostenibilità, ambientale e sociale.

Abbiamo “un positivo spread green”, sostiene Ermete Realacci, presidente di Symbola e della Commissione Ambiente della Camera: “Il nostro modello produttivo è tra i più innovativi ed efficienti in campo ambientale, tanto da essere leader in Europa per efficienza dei consumi e riduzione delle emissioni climalteranti. A parità di prodotto, le nostre imprese usano meno energia e producono meno emissioni facendo meglio anche di un grande paese manifatturo come la Germania. Idem dicasi per l’utilizzo di materie prime e la produzione di rifiuti. Siamo primi in Europa anche nel riciclo industriale: recuperiamo 25 milioni di tonnellate di materia ogni anno sui 163 totali europei; la Germania, invece, anche se ha un’economia più grande, ne recupera 23. E questo ci consente un risparmio di energia primaria di oltre 15 milioni di tep (tonnellate equivalenti petrolio) e di evitare 55 milioni di tonnellate di emissioni di CO2. E siamo all’avanguardia anche nella rinnovabili: l’Italia è primo paese al mondo per contributo del fotovoltaico nel mix elettrico nazionale (7,9%, dati relativi al 2013), meglio di Grecia (7,6%) e Germania (7%), ma anche del Giappone (sotto il 3%) di Usa e Cina (meno dell’1%). Merito soprattutto delle molte imprese che hanno scommesso sul green. Quasi un’impresa italiana su quattro durante la crisi ha scommesso sulla green economy, che vale 102.497 milioni di euro di valore aggiunto, con vantaggi competitivi in termini di export e innovazione, tanto che nella manifattura le imprese eco-investitrici esportano e innovano circa il doppio delle altre (rispettivamente il 43,4% contro il 25,5% e il 30,7% contro il16,7%)”.

Green conviene, insiste Realacci. Alle imprese. E al Paese: “E’ anche grazie a queste performance se con un surplus commerciale manifatturiero con l’estero di 134 miliardi di dollari nel 2014, l’Italia si conferma uno dei soli cinque paesi al mondo che possono vantare un surplus commerciale manifatturiero superiore a 100 miliardi di dollari. Gli altri sono Cina, Germania, Corea del Sud e Giappone, mentre Francia, Regno Unito e Stati Uniti ci guardano da lontano. Un primato che parla di competitività delle imprese italiane nei più diversi settori: dal legno arredo alla nautica, dall’agroalimentare alla green economy, dalle rinnovabili alla cultura”.

Eccola, dunque, “L’Italia in 10 selfie 2016 – Una nuova economia per affrontare la crisi, protagonisti della sfida del clima’, il dossier di Symbola che guarda al paese reale, fotografa i talenti dell’Italia che c’è e dimostra numeri alla mano che il Belpaese è già protagonista di quel cambiamento verso una società e un’economia più sostenibili e a misura d’uomo sollecitato anche dalla Cop21. 
 
“L’accordo sul clima di Parigi – spiega Realacci nella premessa del dossier – è solo un primo passo, ma segna un cambio di rotta prima impensabile e propone grandi opportunità. L’Italia può coglierle se scommette sui suoi talenti migliori, sulla prima fonte di energia rinnovabile e non inquinante, di cui non è avara, che è l’intelligenza umana”. 
L’obiettivo di restare ben al di sotto dei due gradi, necessario per contrastare i mutamenti climatici, porta con sé una nuova economia e impone una transizione verso una società e un modello di sviluppo a basso tenore di carbonio. Un cammino non semplice che offre formidabili occasioni legate alla green economy, per le nostre imprese, i nostri territori, che spesso sono già in prima fila nella sfida del clima.

Accettare dunque le sfide d’un mondo che cambia “senza perdere la propria anima”. “I dieci selfie – spiega Realacci – fotografano altrettanti punti di forza di un Paese che ha nei cromosomi i principi dell’efficienza e dell’economia circolare, capace di sposare antichi saperi e innovazione, conoscenza con qualità, bellezza e green economy. E’ un’Italia che fa l’Italia. Un Paese di cui essere orgogliosi”.

Vediamo meglio, dunque. Il Selfie n. 1 dice: “Dalla green economy il turbo per le imprese italiane”. Sono 372.000 le aziende italiane (il 24,5% dell’imprenditoria extra-agricola, nella manifattura addirittura il 32%) che durante la crisi hanno scommesso sulla green economy, che vale 102.497 mln di € di valore aggiunto, il 10,3% dell’economia nazionale. Con vantaggi competitivi in termini di export (43,4% delle imprese manifatturiere eco-investitrici esporta stabilmente, contro il 25,5% delle altre) e d’innovazione (il 30,7% ha sviluppato nuovi prodotti o nuovi servizi, contro il 16,7%). “La green economy fa bene anche all’occupazione. Nel 2015, tra green jobs propriamente detti e posti di lavoro in cui sono richieste competenze green, il 59% delle assunzioni previste è legato alla green economy: un esercito di 294mila nuovi lavoratori green”.

Selfie n. 2: “L’Italia è uno dei soli cinque paesi al mondo che vanta un surplus manifatturiero sopra i 100 miliardi di dollari: 134 miliardi, per esattezza. Un elenco di cui fanno parte, oltre a noi, Cina, Giappone, Germania e Corea del Sud. Selfie n. 3: “Le imprese italiane sono tra le più competitive al mondo. Su un totale di 5.117 prodotti – il massimo livello di disaggregazione statistica del commercio mondiale – nel 2013 l’Italia si è piazzata prima, seconda o terza al mondo per attivo commerciale con l’estero in ben 928: circa uno su cinque.

Selfie n. 4: “L’Italia è all’avanguardia per le fonti di energia rinnovabile”: primo paese per contributo del fotovoltaico nel mix elettrico nazionale (7,9%, dati 
relativi al 2013), meglio di Grecia (7,6%) e Germania (7%), ma anche del Giappone (sotto il 3%) di Usa e Cina (meno dell’1%).  
Nel 2012 l’Italia era prima (con il 39%) tra i grandi paesi Ue, a pari merito con la Spagna e davanti a Germania (24%), Francia (17%), Gran Bretagna (15%), anche per quota di energia rinnovabile nella produzione elettrica. Nel 2014 la quota di rinnovabili ha superato il 43%.

Selfie n. 5: “L’industria italiana del legno-arredo è seconda al mondo per surplus commerciale”, con circa 10 miliardi di dollari (una delle eccellenze del made in Italy amate nel mondo).

Selfie n. 6: “Per 89 prodotti il nostro paese è leader dell’agroalimentare nel mondo, e vanta l’agricoltura più sostenibile. Tra i prodotti dell’agroalimentare italiano, ben 27 non hanno rivali sui mercati internazionali. Dalla pasta ai pomodori e altri ortaggi, da aceto e olio ai fagioli, alle ciliegie: tutti campioni assoluti nelle quote di mercato mondiale. E ce ne sono altri 62 per i quali siamo secondi o terzi: siamo sul podio nel commercio mondiale, insomma, per ben 89 prodotti. 
L’Expo di Milano, nel 2015, ne ha ben messo in luce le qualità.

Selfie n. 7: “L’Italia è prima nella nautica con un quinto dell’export globale. Una leadership legata anche alle performance ambientali (come l’efficienza nei consumi e nelle emissioni).

Selfie n. 8: “Il sistema produttivo italiano leader in Europa in efficienza dei consumi e riduzione delle emissioni”, a partire dai consumi energetici e dalle emissioni inquinanti.

Selfie n. 9: “Le nostre imprese sono campioni nella riduzione dei rifiuti e nell’economia circolare”: con 40,1 tonnellate di rifiuti ogni milione di dollari prodotto l’Italia è ben più efficiente di Regno Unito (49,8), Spagna (50,1), Germania (63,7), Francia (83,5). 
A fronte di un avvio a recupero industriale di oltre 163 mln di tonnellate di rifiuti su scala europea, nel nostro Paese ne sono stati recuperati 25 mln, il valore assoluto più elevato tra tutti i paesi del continente (in Germania sono 23). Il risparmio dell’Italia è di oltre 15 mln di tonnellate equivalenti di petrolio ed emissioni per circa 55 mln di tonnellate di CO2. 
Siamo secondi solo alla Germania in termini di percentuale di riciclo e di recupero di rifiuti d’imballaggio, facendo meglio di Spagna, Francia e Regno Unito.

Selfie n. 10: “Cultura, bellezza e creatività per competere”. Alla filiera della cultura – 443mila aziende, il 7,3% del totale nazionale, che danno lavoro al 5,9% del totale degli occupati in Italia, 1,4 milioni di persone – l’Italia deve 84 miliardi di euro, il 5,8% della ricchezza prodotta. Questi 84 miliardi “ne mettono in moto altri 143 nel resto dell’economia: 1,7 euro per ogni euro prodotto dalla cultura. Si arriva così a 227 miliardi prodotti dall’intera filiera culturale, col turismo come principale beneficiario di questo effetto volano. 
Le imprese che hanno investito in creatività sono più innovative: il 63,5% ha introdotto innovazioni di prodotto contro il 22,2% di chi non ha investito”.

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