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Buona cultura del bene comune e buona economia

L’ultimo libro di Pierluigi Ciocca racconta i legami fra crisi economica e crisi culturale del Paese

 

Capire meglio per agire meglio. E’ uno dei principi d’azione cardine della buona gestione d’impresa ma anche di un’intera economia. Senza dire della necessità di ogni avveduto manager così come di ogni buon imprenditore, di informarsi per capire e quindi decidere. E’ per questo che serve – e molto – leggere “Tornare alla crescita. Perché l’economia italiana è in crisi e cosa fare per rifondarla”, scritto da Pierluigi Ciocca e appena pubblicato. Poco più di duecento pagine di piccolo formato ma di grande approfondimento sulla situazione dell’economia italiana, sul percorso che l’ha portata fin qui e su quello che occorrerebbe compiere per farla uscire dalla crisi che la stringe adesso.

Il libro è una raccolta di scritti “variamente datati e variamente impostati”, che danno conto del percorso di analisi di Ciocca nei confronti della nostra economia. Alla base una considerazione che vale per tutte le pagine del libro: “Vivace in passato, l’economia italiana è ferma da anni. Alla decadenza hanno concorso la finanza pubblica, squilibrata; le infrastrutture, deteriorate; l’ordinamento giuridico, inadeguato; il dinamismo d’impresa, appannato. L’Europa non fa quanto potrebbe. A reagire, a fare fronte, sono chiamate cultura, istituzioni, politica, da ultimo la società civile del paese. Solo così potrà ritrovarsi la via della crescita”. Se questa è la sintesi delineata dall’economista, lo stesso si trova di fronte ad un’Italia dalla bassa produttività e con una disoccupazione alta, un Paese che riesce solo lentamente ad uscire dalle recessioni del 2008-2013 e che soprattutto si nasconde alcuni problemi di fondo: il debito pubblico che innervosisce i mercati finanziari; le infrastrutture che si depauperano; il diritto dell’economia che viene superato; le imprese che non riescono a rispondere all’urgenza di investire, innovare, cogliere le opportunità della rivoluzione digitale.

Ciocca scrive della storia dell’economia italiana con linguaggio piano, comprensibile, non privo di tecnicismi ma sempre attento a farsi comprendere. Per l’autore hanno pesato i limiti della politica economica: l’incompleto risanamento del bilancio; il taglio degli investimenti pubblici; i ritardi nella riscrittura dell’ordinamento; le insufficienti pressioni concorrenziali sulle imprese. Sin dalla svalutazione della lira del 1992 le imprese si sono adagiate sui facili profitti prospettati dal cambio debole, dalla moderazione salariale, dai sussidi statali, dalla scandalosa evasione delle imposte.

Ma quindi che fare? Per Ciocca s’impone una rifondazione dell’economia, che ne arresti il regresso. A partire dall’euro visto come moneta preziosa e irrinunciabile. L’autore indica un cammino in sette mosse. Si tratta di sette linee d’intervento: dal riequilibrio del bilancio a una nuova strategia per il Sud, passando per gli investimenti pubblici, una diversa politica europea, la perequazione distributiva, un nuovo diritto dell’economia, la concorrenza.

Quello che però caratterizza il libro di Ciocca è anche altro. Non c’è solo l’economia nella crisi, perché questa affonda le radici oltre l’economia, nello strato più profondo della cultura, delle istituzioni, della politica del Belpaese. Cultura quindi, abitudini anche, modo d’intendere il bene comune. E’ per questo – soprattutto, forse -, che l’impegno letterario di Ciocca va letto e apprezzato.

Bella la citazione di Carlo Azeglio Ciampi posta all’inizio del libro: “Si va facendo strada in me la convinzione che il fattore economico, pure cruciale, non spieghi per intero la natura della crisi che stiamo ancora attraversando […]. È a fattori di ordine culturale – e se l’aggettivo non spaventa troppo, di natura spirituale – che occorre guardare con lucidità e senso critico”.

Tornare alla crescita. Perché l’economia italiana è in crisi e cosa fare per rifondarla

Pierluigi Ciocca

Donzelli, 2018

L’ultimo libro di Pierluigi Ciocca racconta i legami fra crisi economica e crisi culturale del Paese

 

Capire meglio per agire meglio. E’ uno dei principi d’azione cardine della buona gestione d’impresa ma anche di un’intera economia. Senza dire della necessità di ogni avveduto manager così come di ogni buon imprenditore, di informarsi per capire e quindi decidere. E’ per questo che serve – e molto – leggere “Tornare alla crescita. Perché l’economia italiana è in crisi e cosa fare per rifondarla”, scritto da Pierluigi Ciocca e appena pubblicato. Poco più di duecento pagine di piccolo formato ma di grande approfondimento sulla situazione dell’economia italiana, sul percorso che l’ha portata fin qui e su quello che occorrerebbe compiere per farla uscire dalla crisi che la stringe adesso.

Il libro è una raccolta di scritti “variamente datati e variamente impostati”, che danno conto del percorso di analisi di Ciocca nei confronti della nostra economia. Alla base una considerazione che vale per tutte le pagine del libro: “Vivace in passato, l’economia italiana è ferma da anni. Alla decadenza hanno concorso la finanza pubblica, squilibrata; le infrastrutture, deteriorate; l’ordinamento giuridico, inadeguato; il dinamismo d’impresa, appannato. L’Europa non fa quanto potrebbe. A reagire, a fare fronte, sono chiamate cultura, istituzioni, politica, da ultimo la società civile del paese. Solo così potrà ritrovarsi la via della crescita”. Se questa è la sintesi delineata dall’economista, lo stesso si trova di fronte ad un’Italia dalla bassa produttività e con una disoccupazione alta, un Paese che riesce solo lentamente ad uscire dalle recessioni del 2008-2013 e che soprattutto si nasconde alcuni problemi di fondo: il debito pubblico che innervosisce i mercati finanziari; le infrastrutture che si depauperano; il diritto dell’economia che viene superato; le imprese che non riescono a rispondere all’urgenza di investire, innovare, cogliere le opportunità della rivoluzione digitale.

Ciocca scrive della storia dell’economia italiana con linguaggio piano, comprensibile, non privo di tecnicismi ma sempre attento a farsi comprendere. Per l’autore hanno pesato i limiti della politica economica: l’incompleto risanamento del bilancio; il taglio degli investimenti pubblici; i ritardi nella riscrittura dell’ordinamento; le insufficienti pressioni concorrenziali sulle imprese. Sin dalla svalutazione della lira del 1992 le imprese si sono adagiate sui facili profitti prospettati dal cambio debole, dalla moderazione salariale, dai sussidi statali, dalla scandalosa evasione delle imposte.

Ma quindi che fare? Per Ciocca s’impone una rifondazione dell’economia, che ne arresti il regresso. A partire dall’euro visto come moneta preziosa e irrinunciabile. L’autore indica un cammino in sette mosse. Si tratta di sette linee d’intervento: dal riequilibrio del bilancio a una nuova strategia per il Sud, passando per gli investimenti pubblici, una diversa politica europea, la perequazione distributiva, un nuovo diritto dell’economia, la concorrenza.

Quello che però caratterizza il libro di Ciocca è anche altro. Non c’è solo l’economia nella crisi, perché questa affonda le radici oltre l’economia, nello strato più profondo della cultura, delle istituzioni, della politica del Belpaese. Cultura quindi, abitudini anche, modo d’intendere il bene comune. E’ per questo – soprattutto, forse -, che l’impegno letterario di Ciocca va letto e apprezzato.

Bella la citazione di Carlo Azeglio Ciampi posta all’inizio del libro: “Si va facendo strada in me la convinzione che il fattore economico, pure cruciale, non spieghi per intero la natura della crisi che stiamo ancora attraversando […]. È a fattori di ordine culturale – e se l’aggettivo non spaventa troppo, di natura spirituale – che occorre guardare con lucidità e senso critico”.

Tornare alla crescita. Perché l’economia italiana è in crisi e cosa fare per rifondarla

Pierluigi Ciocca

Donzelli, 2018

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