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Crescere senza sprecare

Pubblicato in Italia un libro che racconta le nuove frontiere dell’economia circolare

La buona impresa non spreca nulla; anzi, ha nella sua cultura del produrre, anche il seme dal quale può nascere il riuso intelligente. Concetto apparentemente lontano dalla razionale gestione della produzione, quello del “non-spreco” e della circolarità della produzione, è invece fra quelli più moderni e attuali nel dibattito che assorbe chi si occupa di economia e gestione.

Ne discutono Peter Lacy,  Beatrice Lamonica e  Jakob Rutqvist nel loro “Circular economy. Dallo spreco al valore”, appena pubblicato in italiano. L’idea alla base del ragionamento sull’uso dell’economia circolare nell’ambito imprenditoriale, parte da una constatazione: le risorse della terra sono limitate. Accanto a questa consapevolezza, gli autori pongono la considerazione che se le pratiche attuali continueranno, il forte incremento demografico, abbinato all’esplosione della domanda di beni e servizi, porterà il sistema fino al punto di rottura. E non solo, perché a peggiorare le cose, l’attuale modello di crescita lineare – sempre secondo i tre autori -, considera l’impatto dello spreco come una questione che “qualcun altro” dovrà risolvere.

E’ da queste basi che prende forma un volume destinato a far discutere. Secondo gli autori, tuttavia,  non si tratta soltanto di reinserire nel ciclo produttivo gli sprechi intesi nel senso tradizionale di rifiuti, ma anche di porre rimedio all’enorme sottoutilizzazione di risorse naturali, prodotti e materiali.

Insomma, per Lacy, Lamonica e Rutqvist occorre che nella cultura d’impresa sia cancellato addirittura il termine – e l’idea che ne deriva – di scarto. Di più. Proprio dalla rielaborazione del concetto stesso di produzione, è possibile individuare cinque nuovi modelli di business che promuovono la crescita circolare, e identificano le tecnologie e le capacità richieste per trasformarli in vantaggio competitivo. Dopo aver spiegato perché occorre cambiare il modo di intendere la produzione, nella seconda parte del libro, vengono presi  in considerazione modelli di attività come: il ridisegno delle filiere a una diversa gestione degli scarti, l’estensione del ciclo di vita del prodotto, la sharing economy, l’impiego di risorse sostenibili, la concezione del prodotto come servizio.

Sempre per passi successivi, i tre descrivono azioni e metodologie da intraprendere per fare in modo che l’economia circolare nella quale le imprese si possono immergere, abbia davvero effetti positivi sul sistema sociale dove le aziende agiscono, ma anche sui loro profitti. Si parla quindi di tecnologie abilitanti e di organizzazione, di promozione della creazione di valore e del ruolo che immancabilmente deve avere la politica intesa come costruttrice di una struttura sociale in grado di agevolare la circolarità dell’economia e il non-spreco.

Leggere “Circular economy” è un po’ come leggere la cronaca di un’avventura che deve ancora iniziare per davvero ma che occorre affrontare. Anche da parte degli imprenditori e dei manager più avveduti.

Circular economy. Dallo spreco al valore

Peter Lacy,  Beatrice Lamonica,  Jakob Rutqvist

Egea, 2016

Pubblicato in Italia un libro che racconta le nuove frontiere dell’economia circolare

La buona impresa non spreca nulla; anzi, ha nella sua cultura del produrre, anche il seme dal quale può nascere il riuso intelligente. Concetto apparentemente lontano dalla razionale gestione della produzione, quello del “non-spreco” e della circolarità della produzione, è invece fra quelli più moderni e attuali nel dibattito che assorbe chi si occupa di economia e gestione.

Ne discutono Peter Lacy,  Beatrice Lamonica e  Jakob Rutqvist nel loro “Circular economy. Dallo spreco al valore”, appena pubblicato in italiano. L’idea alla base del ragionamento sull’uso dell’economia circolare nell’ambito imprenditoriale, parte da una constatazione: le risorse della terra sono limitate. Accanto a questa consapevolezza, gli autori pongono la considerazione che se le pratiche attuali continueranno, il forte incremento demografico, abbinato all’esplosione della domanda di beni e servizi, porterà il sistema fino al punto di rottura. E non solo, perché a peggiorare le cose, l’attuale modello di crescita lineare – sempre secondo i tre autori -, considera l’impatto dello spreco come una questione che “qualcun altro” dovrà risolvere.

E’ da queste basi che prende forma un volume destinato a far discutere. Secondo gli autori, tuttavia,  non si tratta soltanto di reinserire nel ciclo produttivo gli sprechi intesi nel senso tradizionale di rifiuti, ma anche di porre rimedio all’enorme sottoutilizzazione di risorse naturali, prodotti e materiali.

Insomma, per Lacy, Lamonica e Rutqvist occorre che nella cultura d’impresa sia cancellato addirittura il termine – e l’idea che ne deriva – di scarto. Di più. Proprio dalla rielaborazione del concetto stesso di produzione, è possibile individuare cinque nuovi modelli di business che promuovono la crescita circolare, e identificano le tecnologie e le capacità richieste per trasformarli in vantaggio competitivo. Dopo aver spiegato perché occorre cambiare il modo di intendere la produzione, nella seconda parte del libro, vengono presi  in considerazione modelli di attività come: il ridisegno delle filiere a una diversa gestione degli scarti, l’estensione del ciclo di vita del prodotto, la sharing economy, l’impiego di risorse sostenibili, la concezione del prodotto come servizio.

Sempre per passi successivi, i tre descrivono azioni e metodologie da intraprendere per fare in modo che l’economia circolare nella quale le imprese si possono immergere, abbia davvero effetti positivi sul sistema sociale dove le aziende agiscono, ma anche sui loro profitti. Si parla quindi di tecnologie abilitanti e di organizzazione, di promozione della creazione di valore e del ruolo che immancabilmente deve avere la politica intesa come costruttrice di una struttura sociale in grado di agevolare la circolarità dell’economia e il non-spreco.

Leggere “Circular economy” è un po’ come leggere la cronaca di un’avventura che deve ancora iniziare per davvero ma che occorre affrontare. Anche da parte degli imprenditori e dei manager più avveduti.

Circular economy. Dallo spreco al valore

Peter Lacy,  Beatrice Lamonica,  Jakob Rutqvist

Egea, 2016

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