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La cultura negli oggetti

Condensata in un libro la storia delle “cose” che hanno cambiato la nostra vita e che indicano un mutamento culturale individuale, sociale e produttivo

La cultura è fatta anche di oggetti minuti. Indicatori di qualcosa di più grande ma non di elitario, qualcosa che segna la nostra vita, la caratterizza e finisce quindi per delineare un’epoca, un modo di vedere le cose, di intendere il lavoro e il tempo libero, i rapporti personali e quelli sociali. Qualcosa che di volta in volta si definisce come cultura a tutto tondo oppure d’impresa, delle masse oppure di singoli strati della società. Tornare agli oggetti che di questa cultura hanno segnato il percorso è utile. Fa bene a tutti. Anche perché non solo “le cose” indicano un modo di vivere ma pure di lavorare, di intendere lo sviluppo, il progresso, la crescita. Per questo non solo è bello ma utilissimo leggere “I migliori oggetti della nostra vita” di Marta Boneschi pubblicato da poche settimane.

Si tratta di un viaggio negli oggetti  che grosso modo negli ultimi cento anni e specialmente dal dopoguerra ad oggi, hanno di fatto cambiato la nostra vita e ne hanno caratterizzato le tappe principali. L’idea dalla quale prende le mosse il volume è semplice: nel ventesimo secolo, e specialmente negli ultimi decenni, la vita delle persone è cambiata come mai in precedenza; valori, comportamenti, stili di vita, oggetti che ci accompagnavano da secoli sono andati in soffitta. Una rivoluzione. Ma una rivoluzione fatta di oggetti talvolta, come si è detto, apparentemente minuti, talaltra entrati quasi subito nella consuetudine giornaliera delle persone.

Abbiamo – viene spiegato -, gli antibiotici che ci guariscono, l’acqua corrente e il riscaldamento, il frigidaire e il minipimer. Abbiamo il treno, la bicicletta, lo scooter, l’automobile per viaggiare e far vacanza; il cinema, la radio e la televisione. E abbiamo, oggi, altri oggetti che hanno generato abitudini come i telefonini e gli smartphone, senza parlare dei computer  e di Internet.

Di tutto questo Marta Boneschi – storica ma forse prima di tutto giornalista capace di raccontare con lievità ma precisione -, propone un catalogo ragionato delle cose che ci hanno fatti ciò che siamo. E che quindi, appunto, hanno fatto la cultura dell’oggi, in immagini e in parole. Scorrono quindi lungo le pagine del libro i racconti di oggetti di vita quotidiana (come le attrezzature di cucina, i farmaci, la lavatrice, la macchine da cucire, la plastica, la radio, il telefono, la bicicletta), ma anche altri che hanno dato svolte percepite da tutti (come l’automobile, l’autostrada, la televisione, il treno, la vespa), e ancora che hanno caratterizzato “salti sensibili” nel costume (la pubblicità, la pillola, il libro, il cinema). Molti di questi, poi, sono prodotti che hanno fatto la storia dell’industria italiana e che sono per sempre identificati con grandi marchi di fabbrica. Segni, questi, anche di un’evoluzione della cultura d’impresa che in qualche modo viene così recuperata e valorizzata. Tutti, dal primo all’ultimo, sono raccontati con parole e immagini, passione e precisione.

Quanto scritto da Marta Boneschi, tuttavia, non deve essere preso solo come un album divertente e acuto della vita e del costume contemporanei. Dietro al testo, dentro al testo, c’è molto di più. C’è il ritratto dinamico di una società – quella italiana in particolare -, che in pochi anni ha cambiato pelle e sostanza, ha mutato i propri ideali (forse non sempre in meglio), ha trovato nuovi percorsi e nuovi paradigmi di crescita (sociale ed economica), ha affrontato nuove sfide (anche produttive e industriali).

“I migliori oggetti della nostra vita” è allora un buon libro per tutti. Anche per chi cerca di capire meglio la società di oggi e le sue difficoltà.

I migliori oggetti della nostra vita

Marta Boneschi

il Mulino, 2016

Condensata in un libro la storia delle “cose” che hanno cambiato la nostra vita e che indicano un mutamento culturale individuale, sociale e produttivo

La cultura è fatta anche di oggetti minuti. Indicatori di qualcosa di più grande ma non di elitario, qualcosa che segna la nostra vita, la caratterizza e finisce quindi per delineare un’epoca, un modo di vedere le cose, di intendere il lavoro e il tempo libero, i rapporti personali e quelli sociali. Qualcosa che di volta in volta si definisce come cultura a tutto tondo oppure d’impresa, delle masse oppure di singoli strati della società. Tornare agli oggetti che di questa cultura hanno segnato il percorso è utile. Fa bene a tutti. Anche perché non solo “le cose” indicano un modo di vivere ma pure di lavorare, di intendere lo sviluppo, il progresso, la crescita. Per questo non solo è bello ma utilissimo leggere “I migliori oggetti della nostra vita” di Marta Boneschi pubblicato da poche settimane.

Si tratta di un viaggio negli oggetti  che grosso modo negli ultimi cento anni e specialmente dal dopoguerra ad oggi, hanno di fatto cambiato la nostra vita e ne hanno caratterizzato le tappe principali. L’idea dalla quale prende le mosse il volume è semplice: nel ventesimo secolo, e specialmente negli ultimi decenni, la vita delle persone è cambiata come mai in precedenza; valori, comportamenti, stili di vita, oggetti che ci accompagnavano da secoli sono andati in soffitta. Una rivoluzione. Ma una rivoluzione fatta di oggetti talvolta, come si è detto, apparentemente minuti, talaltra entrati quasi subito nella consuetudine giornaliera delle persone.

Abbiamo – viene spiegato -, gli antibiotici che ci guariscono, l’acqua corrente e il riscaldamento, il frigidaire e il minipimer. Abbiamo il treno, la bicicletta, lo scooter, l’automobile per viaggiare e far vacanza; il cinema, la radio e la televisione. E abbiamo, oggi, altri oggetti che hanno generato abitudini come i telefonini e gli smartphone, senza parlare dei computer  e di Internet.

Di tutto questo Marta Boneschi – storica ma forse prima di tutto giornalista capace di raccontare con lievità ma precisione -, propone un catalogo ragionato delle cose che ci hanno fatti ciò che siamo. E che quindi, appunto, hanno fatto la cultura dell’oggi, in immagini e in parole. Scorrono quindi lungo le pagine del libro i racconti di oggetti di vita quotidiana (come le attrezzature di cucina, i farmaci, la lavatrice, la macchine da cucire, la plastica, la radio, il telefono, la bicicletta), ma anche altri che hanno dato svolte percepite da tutti (come l’automobile, l’autostrada, la televisione, il treno, la vespa), e ancora che hanno caratterizzato “salti sensibili” nel costume (la pubblicità, la pillola, il libro, il cinema). Molti di questi, poi, sono prodotti che hanno fatto la storia dell’industria italiana e che sono per sempre identificati con grandi marchi di fabbrica. Segni, questi, anche di un’evoluzione della cultura d’impresa che in qualche modo viene così recuperata e valorizzata. Tutti, dal primo all’ultimo, sono raccontati con parole e immagini, passione e precisione.

Quanto scritto da Marta Boneschi, tuttavia, non deve essere preso solo come un album divertente e acuto della vita e del costume contemporanei. Dietro al testo, dentro al testo, c’è molto di più. C’è il ritratto dinamico di una società – quella italiana in particolare -, che in pochi anni ha cambiato pelle e sostanza, ha mutato i propri ideali (forse non sempre in meglio), ha trovato nuovi percorsi e nuovi paradigmi di crescita (sociale ed economica), ha affrontato nuove sfide (anche produttive e industriali).

“I migliori oggetti della nostra vita” è allora un buon libro per tutti. Anche per chi cerca di capire meglio la società di oggi e le sue difficoltà.

I migliori oggetti della nostra vita

Marta Boneschi

il Mulino, 2016

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