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Produrre e crescere non per profitto

Le imprese per produrre benessere hanno bisogno anche di filosofia. E gli imprenditori, per essere davvero tali, hanno necessità di essere nutriti anche con buone dosi  di umanesimo. Non sono nostalgie classiche. E non si tratta di teorie astratte, ma di necessità concrete. Anche se spesso, molto spesso, non comprese e non messe in pratica.  In altre parole, la cultura della buona impresa non è fatta solo di gestione contabile, logistica efficace e tecnologia efficiente. C’è dell’altro che deve essere considerato. Con l’esercizio di un sano equilibrio fra tecnica e arte, fra meccanica e umanesimo; che non è certo facile da raggiungere ma che deve essere l’obiettivo finale. Condizione d’altra parte resa concreta da imprenditori accorti che hanno caratterizzato di se’ la storia industriale anche italiana.

Per questo, è interessante, bello e stimolante tornare a leggere alcuni libri come “Non per profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica” do Martha C. Nussbaum. Il volume – scritto nel 2010 e ripubblicato adesso -, costituisce una lettura (poco più di 150 pagine), che si dipana lungo il filo logico del ragionamento attorno alla necessità di mantenere nell’istruzione anche gli studi umanistici oltre che quelli tecnologici ed economici. I buoni cittadini e le vere democrazie – spiega l’autrice – nascono e soprattutto progrediscono quando la capacità di pensare non viene meno, quando alle persone viene insegnato a pensare con propria testa. Condizione che vale anche per la crescita e lo sviluppo delle imprese. Con tutto ciò che ne consegue.

“La spinta al profitto – spiega la Nussbaum -, induce molti leader a pensare che la scienza e la tecnologia siano di cruciale importanza per il futuro dei paesi (…). La mia preoccupazione è che altre capacità, altrettanto importanti, stiano correndo il rischio di sparire nel vortice della concorrenza…”. Il libro, quindi, ragiona sui legami fra umanesimo e democrazia, fra discipline classiche e capacità di crescita; affronta la complessità dell’oggi anche sulla base di indicazioni “non tecnologiche”, toccando la cronaca storica del momento (arrivando fino a Barack Obama), e ricorrendo in abbondanza a classici del pensiero pedagogico e letterario come Rabindranath Tagore e John Dewey. E’  fondamentale, poi, un passaggio che, a ben vedere, calza perfettamente anche per le imprese. “I cittadini non possono relazionarsi bene alla complessità del mondo che li circonda soltanto grazie alla logica e al sapere fattuale. La terza competenza del cittadino, strettamente correlata alle prime due, è ciò che chiamiamo immaginazione narrativa. Vale a dire la capacità di pensarsi nei panni di un’altra persona, di essere un lettore intelligente della sua storia, di comprenderne le emozioni, le aspettative e i desideri”.  Parole che valgono tutte, come si è detto,  anche per l’imprenditore e la sua imprese.

Non per profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica

Martha C. Nussbaum

Il Mulino, 2014

Le imprese per produrre benessere hanno bisogno anche di filosofia. E gli imprenditori, per essere davvero tali, hanno necessità di essere nutriti anche con buone dosi  di umanesimo. Non sono nostalgie classiche. E non si tratta di teorie astratte, ma di necessità concrete. Anche se spesso, molto spesso, non comprese e non messe in pratica.  In altre parole, la cultura della buona impresa non è fatta solo di gestione contabile, logistica efficace e tecnologia efficiente. C’è dell’altro che deve essere considerato. Con l’esercizio di un sano equilibrio fra tecnica e arte, fra meccanica e umanesimo; che non è certo facile da raggiungere ma che deve essere l’obiettivo finale. Condizione d’altra parte resa concreta da imprenditori accorti che hanno caratterizzato di se’ la storia industriale anche italiana.

Per questo, è interessante, bello e stimolante tornare a leggere alcuni libri come “Non per profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica” do Martha C. Nussbaum. Il volume – scritto nel 2010 e ripubblicato adesso -, costituisce una lettura (poco più di 150 pagine), che si dipana lungo il filo logico del ragionamento attorno alla necessità di mantenere nell’istruzione anche gli studi umanistici oltre che quelli tecnologici ed economici. I buoni cittadini e le vere democrazie – spiega l’autrice – nascono e soprattutto progrediscono quando la capacità di pensare non viene meno, quando alle persone viene insegnato a pensare con propria testa. Condizione che vale anche per la crescita e lo sviluppo delle imprese. Con tutto ciò che ne consegue.

“La spinta al profitto – spiega la Nussbaum -, induce molti leader a pensare che la scienza e la tecnologia siano di cruciale importanza per il futuro dei paesi (…). La mia preoccupazione è che altre capacità, altrettanto importanti, stiano correndo il rischio di sparire nel vortice della concorrenza…”. Il libro, quindi, ragiona sui legami fra umanesimo e democrazia, fra discipline classiche e capacità di crescita; affronta la complessità dell’oggi anche sulla base di indicazioni “non tecnologiche”, toccando la cronaca storica del momento (arrivando fino a Barack Obama), e ricorrendo in abbondanza a classici del pensiero pedagogico e letterario come Rabindranath Tagore e John Dewey. E’  fondamentale, poi, un passaggio che, a ben vedere, calza perfettamente anche per le imprese. “I cittadini non possono relazionarsi bene alla complessità del mondo che li circonda soltanto grazie alla logica e al sapere fattuale. La terza competenza del cittadino, strettamente correlata alle prime due, è ciò che chiamiamo immaginazione narrativa. Vale a dire la capacità di pensarsi nei panni di un’altra persona, di essere un lettore intelligente della sua storia, di comprenderne le emozioni, le aspettative e i desideri”.  Parole che valgono tutte, come si è detto,  anche per l’imprenditore e la sua imprese.

Non per profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica

Martha C. Nussbaum

Il Mulino, 2014

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