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Alle inglesi piacciono gli italiani.
Con Toleman in F1

Inglesissima, la scuderia Toleman che nella primavera del 1981 si affaccia con Pirelli alla Formula 1, dopo la vittoria –stesso binomio- nel Campionato Europeo di Formula 2 dell’anno precedente. Per il produttore italiano di pneumatici è un ritorno ai vertici dell’automobilismo dopo venticinque anni di assenza: anni spesi a consolidarsi nelle corse rally dove ormai Pirelli detta legge. “Pirelli ritorna con il P7”, titola l’house organ della Bicocca “Fatti e Notizie”, specificando subito prudentemente che “…la partecipazione con la piccola scuderia avrà necessariamente carattere sperimentale…”. Da troppo tempo manca dai circuiti mondiali.

Una storia tutta britannica, se non fosse per quelle gomme italiane. Ma si sa, alle inglesi di Oxford piacciono gli italiani, meglio ancora se milanesi: il “matrimonio” tra Toleman e Pirelli viene celebrato, ad uso stampa e pubblico appassionato, in Galleria Vittorio Emanuele. Inglese è il “patron” della scuderia, Ted Toleman. Suo nonno Eddie opera fin dal 1926 come autotrasportarore per Ford, prima a Old Trafford, vicino a Manchester, e poi a Brentwood, per star vicino al colosso automobilistico di Dagenham. Mentre si consolida l’impero delle bisarche Toleman, il padre Albert corre nei rally inglesi degli anni Cinquanta. Anche Bob, fratello di Ted, corre in macchina. E ci lascia la vita -nel settembre del 1976-  in una gara del monomarca Formula Ford. Ma un vero Toleman non indietreggia di fronte ai rischi dei motori: l’automobilismo è una missione, da perseverare anche creando un proprio team che porti il cognome di famiglia. E così nel 1977 nasce la Toleman Motorsport, con sede a Witney, nell’Oxfordshire. Inglese è il direttore generale, Alex Hawkridge. Il settimanale Autosprint, bibbia italiana delle corse auto, lo definisce “avventuroso al limite dell’avventuriero, estroverso e dalle inclinazioni che paiono ben diverse da quelle di un terziario francescano, eccitato dall’idea di passare weekend adrenalinici”. Insomma, un Figlio dei Fiori prestato ai motori. Fin dal 1968 è il fidato “compagno di pista” dei fratelli Toleman.

Sudafricano ma ormai naturalizzato inglese è il progettista Rory Byrne. E’ laureato in chimica alla Witswatersrand University di Johannesburg, ma gli piacciono le macchine da corsa. Non solo da guidare ma anche e soprattutto da progettare. Perchè lui ci sa fare con l’aerodinamica: si dice che da ragazzo costruisse modellini di alianti in balsa che davano spettacolo nelle gare di resistenza in volo, facendo perfette evoluzioni in aria fino a scomparire trionfalmente in cielo. Nel 1972 emigra in Inghilterra e si ritrova a disegnare vetture da competizione per il costruttore Royale Racing, dove Rory può cominciare a mettere a frutto tutto quel capitale di “conoscenza dell’aria” che lo renderà presto famoso. L’incontro con Toleman è quasi nella logica di un circolo britannico. Inglese il motore, prodotto dalla Brian Hart Ltd che da qualche anno costruisce propulsori in proprio dopo essersi  fatta le ossa sui motori Ford Cosworth. Lui, Brian Hart, viene dall’aeronautica con la gloriosa de Havilland Aircraft Company ma da sempre ha la passione delle competizioni, dalla Formula Junior alla Formula 2. Inglesi i piloti. Brian Henton, trentacinquenne da Castle Donington che già pensa di andare a svernare in America con la Can-Am del team dell’attore Paul Newman e invece viene richiamato in Europa per correre  con la Toleman. Nella stagione che sta per cominciare avrà il numero 35, Brian: prima guida. Con il numero 36, Derek Warwick da Alresford: viene dalla Formula 3. I due assieme hanno vinto -nel 1980- il Campionato Europeo di Formula 2 proprio con la Toleman già gommata Pirelli. E’ il momento giusto per fare il grande salto.

“Necessariamente un carattere sperimentale” s’era subito detto in Pirelli. La scuderia è certamente innovativa ma alla sua prima esperienza di vertice… La Toleman-Hart Tg181 è pesante, poco affidabile. In una parola: è lenta. Di superare le qualifiche non se ne parla fino a settembre. Gran Premio di Monza: Henton riesce a guadagnarsi la gara finale e alla fine è 10°. E un mese dopo è Warwick che riesce a qualificarsi a Las Vegas: il ritiro in gara per rottura del cambio è quasi un fatto indolore. E’ la luce in fondo al tunnel. E così vengono le nuove stagioni, e la Toleman TG181 diventa TG183 e poi TG183B, e via via.. Warwick si accaparra la prima guida, affiancato dagli italiani Teo Fabi nel 1982 e Bruno Giacomelli nel 1983. Finalmente i primi punti in classifica, in Olanda, e subito dopo a Monza, a Brands Hatch, in Sudafrica. Poi, poi arriva il 1984. L’esclusivo cerchio magico italo-britannico si rompe. Warwick lascia la guida all’emergente brasiliano Ayrton Senna, Giacomelli è sostituito dal venezuelano Cecotto. E’ il divorzio anche con Pirelli. Nel maggio del 1985 la Toleman viene acquistata dalla Benetton: quasi una Brexit…

Inglesissima, la scuderia Toleman che nella primavera del 1981 si affaccia con Pirelli alla Formula 1, dopo la vittoria –stesso binomio- nel Campionato Europeo di Formula 2 dell’anno precedente. Per il produttore italiano di pneumatici è un ritorno ai vertici dell’automobilismo dopo venticinque anni di assenza: anni spesi a consolidarsi nelle corse rally dove ormai Pirelli detta legge. “Pirelli ritorna con il P7”, titola l’house organ della Bicocca “Fatti e Notizie”, specificando subito prudentemente che “…la partecipazione con la piccola scuderia avrà necessariamente carattere sperimentale…”. Da troppo tempo manca dai circuiti mondiali.

Una storia tutta britannica, se non fosse per quelle gomme italiane. Ma si sa, alle inglesi di Oxford piacciono gli italiani, meglio ancora se milanesi: il “matrimonio” tra Toleman e Pirelli viene celebrato, ad uso stampa e pubblico appassionato, in Galleria Vittorio Emanuele. Inglese è il “patron” della scuderia, Ted Toleman. Suo nonno Eddie opera fin dal 1926 come autotrasportarore per Ford, prima a Old Trafford, vicino a Manchester, e poi a Brentwood, per star vicino al colosso automobilistico di Dagenham. Mentre si consolida l’impero delle bisarche Toleman, il padre Albert corre nei rally inglesi degli anni Cinquanta. Anche Bob, fratello di Ted, corre in macchina. E ci lascia la vita -nel settembre del 1976-  in una gara del monomarca Formula Ford. Ma un vero Toleman non indietreggia di fronte ai rischi dei motori: l’automobilismo è una missione, da perseverare anche creando un proprio team che porti il cognome di famiglia. E così nel 1977 nasce la Toleman Motorsport, con sede a Witney, nell’Oxfordshire. Inglese è il direttore generale, Alex Hawkridge. Il settimanale Autosprint, bibbia italiana delle corse auto, lo definisce “avventuroso al limite dell’avventuriero, estroverso e dalle inclinazioni che paiono ben diverse da quelle di un terziario francescano, eccitato dall’idea di passare weekend adrenalinici”. Insomma, un Figlio dei Fiori prestato ai motori. Fin dal 1968 è il fidato “compagno di pista” dei fratelli Toleman.

Sudafricano ma ormai naturalizzato inglese è il progettista Rory Byrne. E’ laureato in chimica alla Witswatersrand University di Johannesburg, ma gli piacciono le macchine da corsa. Non solo da guidare ma anche e soprattutto da progettare. Perchè lui ci sa fare con l’aerodinamica: si dice che da ragazzo costruisse modellini di alianti in balsa che davano spettacolo nelle gare di resistenza in volo, facendo perfette evoluzioni in aria fino a scomparire trionfalmente in cielo. Nel 1972 emigra in Inghilterra e si ritrova a disegnare vetture da competizione per il costruttore Royale Racing, dove Rory può cominciare a mettere a frutto tutto quel capitale di “conoscenza dell’aria” che lo renderà presto famoso. L’incontro con Toleman è quasi nella logica di un circolo britannico. Inglese il motore, prodotto dalla Brian Hart Ltd che da qualche anno costruisce propulsori in proprio dopo essersi  fatta le ossa sui motori Ford Cosworth. Lui, Brian Hart, viene dall’aeronautica con la gloriosa de Havilland Aircraft Company ma da sempre ha la passione delle competizioni, dalla Formula Junior alla Formula 2. Inglesi i piloti. Brian Henton, trentacinquenne da Castle Donington che già pensa di andare a svernare in America con la Can-Am del team dell’attore Paul Newman e invece viene richiamato in Europa per correre  con la Toleman. Nella stagione che sta per cominciare avrà il numero 35, Brian: prima guida. Con il numero 36, Derek Warwick da Alresford: viene dalla Formula 3. I due assieme hanno vinto -nel 1980- il Campionato Europeo di Formula 2 proprio con la Toleman già gommata Pirelli. E’ il momento giusto per fare il grande salto.

“Necessariamente un carattere sperimentale” s’era subito detto in Pirelli. La scuderia è certamente innovativa ma alla sua prima esperienza di vertice… La Toleman-Hart Tg181 è pesante, poco affidabile. In una parola: è lenta. Di superare le qualifiche non se ne parla fino a settembre. Gran Premio di Monza: Henton riesce a guadagnarsi la gara finale e alla fine è 10°. E un mese dopo è Warwick che riesce a qualificarsi a Las Vegas: il ritiro in gara per rottura del cambio è quasi un fatto indolore. E’ la luce in fondo al tunnel. E così vengono le nuove stagioni, e la Toleman TG181 diventa TG183 e poi TG183B, e via via.. Warwick si accaparra la prima guida, affiancato dagli italiani Teo Fabi nel 1982 e Bruno Giacomelli nel 1983. Finalmente i primi punti in classifica, in Olanda, e subito dopo a Monza, a Brands Hatch, in Sudafrica. Poi, poi arriva il 1984. L’esclusivo cerchio magico italo-britannico si rompe. Warwick lascia la guida all’emergente brasiliano Ayrton Senna, Giacomelli è sostituito dal venezuelano Cecotto. E’ il divorzio anche con Pirelli. Nel maggio del 1985 la Toleman viene acquistata dalla Benetton: quasi una Brexit…

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