Accedi all’Archivio online
Esplora l’Archivio online per trovare fonti e materiali. Seleziona la tipologia di supporto documentale che più ti interessa e inserisci le parole chiave della tua ricerca.
    Seleziona una delle seguenti categorie:
  • Documenti
  • Fotografie
  • Disegni e manifesti
  • Audiovisivi
  • Pubblicazioni e riviste
  • Tutti
Assistenza alla consultazione
Per richiedere la consultazione del materiale conservato nell’Archivio Storico e nelle Biblioteche della Fondazione Pirelli al fine di studi e ricerche e conoscere le modalità di utilizzo dei materiali per prestiti e mostre, compila il seguente modulo.
Riceverai una mail di conferma dell'avvenuta ricezione della richiesta e sarai ricontattato.
Percorsi Fondazione Pirelli Educational

Seleziona il grado di istruzione della scuola di appartenenza
Back
Scuola Primaria
Percorsi Fondazione Pirelli Educational
Lasciate i vostri dati per essere ricontattati dallo staff di Fondazione Pirelli Educational e concordare le date del percorso.

Dichiaro di avere preso visione dell’informativa relativa al trattamento dei miei dati personali, e autorizzo la Fondazione Pirelli al trattamento dei miei dati personali per l’invio, anche a mezzo e-mail, di comunicazioni relative ad iniziative/convegni organizzati dalla Fondazione Pirelli..

Back
Scuole secondarie di I grado
Percorsi Fondazione Pirelli Educational
Lasciate i vostri dati per essere ricontattati dallo staff di Fondazione Pirelli Educational e concordare le date del percorso.
Back
Scuole secondarie di II grado
Percorsi Fondazione Pirelli Educational
Lasciate i vostri dati per essere ricontattati dallo staff di Fondazione Pirelli Educational e concordare le date del percorso.
Back
Università
Percorsi Fondazione Pirelli Educational

Vuoi organizzare un percorso personalizzato con i tuoi studenti? Per informazioni e prenotazioni scrivi a universita@fondazionepirelli.org

Visita la Fondazione
Per informazioni sulle attività della Fondazione e l’accessiblità agli spazi
contattare il numero 0264423971 o scrivere a visite@fondazionepirelli.org

Buona reputazione, l’indice Top 100 premia sei imprese italiane

Godono di buona reputazione nel mondo, alcune delle principali imprese italiane. Nella nuova classifica 2014 del Reputation Institute, tra le “Top 100”, ce ne sono sei: Ferrero (al 34° posto) e poi Armani (44°), Pirelli (47°), Lavazza (60°), Barilla (73°) e Benetton (76°). Sono tante, sei, considerato il fatto che la classifica è compilata tenendo conto di 15 paesi. E sono, vale la pena sottolineare, sei imprese manifatturiere, simboli dell’eccellenza italiana, di quella nostra attitudine a “fare cose belle che piacciono al mondo”, per riprendere la pertinente definizione di Carlo Maria Cipolla, grande storico dell’economia: l’industria agro-alimentare, innanzitutto, ma anche il lusso e l’abbigliamento e la gomma e l’automotive, settore in cui noi italiani continuiamo ad avere una solida reputazione internazionale.

Nella classifica internazionale, al primo posto c’è Google (a quanto pare, poco toccata dalle accuse che vengono dalla Ue, sul suo “eccesso di potere” e ben difesa dalla grande politica e dall’opinione pubblica Usa). Poi, ecco Microsoft e Walt Disney. Apple è quinta, dopo l’europea BMW. Seguono Lego, Volkswagen, Intel, Rolex e Daimler. Internet company, insomma. E automobili, al centro del giudizio positivo. Società leader di mercato, a livello internazionale. E solidissime sull’immagine. Reputazione e business camminano bene insieme, commentano gli osservatori.

Cosa misura il Reputation Institute? Il capitale di “stima, fiducia, ammirazione e rispetto” accumulato nel corso degli anni. E si aggiunge: “Chi sei è più importante del ‘cosa fai’”. Dunque, spazio ai cosiddetti “intangibles”, i valori intangibili che sono il prodotto della buona cultura d’impresa, d’una storia di cui essere fieri, d’una attualità intessuta di “responsabilità sociale d’impresa”, empatia con il pubblico, qualità, sostenibilità, orgoglio d’appartenenza da parte dei propri dipendenti, ma anche orgoglio di relazione, per tutti gli stakeholders. Identità aziendali forti, chiare, ben raccontate e percepite. Un patrimonio solido. Da non disperdere, ma da incrementare. Nella stagione della cosiddetta “economia della conoscenza” e della radicale ridiscussione dei paradigmi della crescita, della produzione e del consumo, gli “intangibles” che riflettono valori (di comportamento e posizione, ma anche culturali, estetici e, perché no? morali) si traducono in valore economico (determinano un “premio”, da parte degli investitori internazionali, per le aziende quotate). E viceversa. Una virtuosa sintonia.

Godono di buona reputazione nel mondo, alcune delle principali imprese italiane. Nella nuova classifica 2014 del Reputation Institute, tra le “Top 100”, ce ne sono sei: Ferrero (al 34° posto) e poi Armani (44°), Pirelli (47°), Lavazza (60°), Barilla (73°) e Benetton (76°). Sono tante, sei, considerato il fatto che la classifica è compilata tenendo conto di 15 paesi. E sono, vale la pena sottolineare, sei imprese manifatturiere, simboli dell’eccellenza italiana, di quella nostra attitudine a “fare cose belle che piacciono al mondo”, per riprendere la pertinente definizione di Carlo Maria Cipolla, grande storico dell’economia: l’industria agro-alimentare, innanzitutto, ma anche il lusso e l’abbigliamento e la gomma e l’automotive, settore in cui noi italiani continuiamo ad avere una solida reputazione internazionale.

Nella classifica internazionale, al primo posto c’è Google (a quanto pare, poco toccata dalle accuse che vengono dalla Ue, sul suo “eccesso di potere” e ben difesa dalla grande politica e dall’opinione pubblica Usa). Poi, ecco Microsoft e Walt Disney. Apple è quinta, dopo l’europea BMW. Seguono Lego, Volkswagen, Intel, Rolex e Daimler. Internet company, insomma. E automobili, al centro del giudizio positivo. Società leader di mercato, a livello internazionale. E solidissime sull’immagine. Reputazione e business camminano bene insieme, commentano gli osservatori.

Cosa misura il Reputation Institute? Il capitale di “stima, fiducia, ammirazione e rispetto” accumulato nel corso degli anni. E si aggiunge: “Chi sei è più importante del ‘cosa fai’”. Dunque, spazio ai cosiddetti “intangibles”, i valori intangibili che sono il prodotto della buona cultura d’impresa, d’una storia di cui essere fieri, d’una attualità intessuta di “responsabilità sociale d’impresa”, empatia con il pubblico, qualità, sostenibilità, orgoglio d’appartenenza da parte dei propri dipendenti, ma anche orgoglio di relazione, per tutti gli stakeholders. Identità aziendali forti, chiare, ben raccontate e percepite. Un patrimonio solido. Da non disperdere, ma da incrementare. Nella stagione della cosiddetta “economia della conoscenza” e della radicale ridiscussione dei paradigmi della crescita, della produzione e del consumo, gli “intangibles” che riflettono valori (di comportamento e posizione, ma anche culturali, estetici e, perché no? morali) si traducono in valore economico (determinano un “premio”, da parte degli investitori internazionali, per le aziende quotate). E viceversa. Una virtuosa sintonia.

CIAO, COME POSSO AIUTARTI?