La geografia del welfare aziendale in Italia
Un articolo appena pubblicato analizza le forme attraverso le quali si sviluppano gli accordi sul territorio in sostituzione dello stato sociale
L’impresa in soccorso della società. Nessun buonismo, ma solo la realtà dei fatti che passa attraverso quello che ormai si chiama welfare aziendale. Che significa poi oggi il proseguimento di quanto alcune grandi aziende hanno già intrapreso da tempo: assistere chi lavora anche oltre il lavoro. Il passo nuovo compiuto adesso – anche nella contrattazione collettiva nazionale -, sta nella diffusione delle forme di welfare aziendale che, fino a pochi anni fa, erano ancora isolate le une dalle altre.
A tentare una sistematizzazione dell’argomento ha provato Valentino Santoni (del Centro Studi Einaudi dell’Università di Milano), con il suo “Reti d’impresa e accordi territoriali per il welfare aziendale: i tratti distintivi delle esperienze italiane”, apparso recentemente in Sociologia del lavoro.
L’indagine di Santoni parte da una considerazione: i cambiamenti nella struttura sociale e demografica del nostro Paese, l’emergere di nuovi rischi sociali e le conseguenze connesse alla recente crisi economica, hanno profondamente cambiato il volto del sistema di welfare italiano. I termini della questione, riconosciuti dall’autore, sono due: da un lato il sistema di protezione sociale pubblico è apparso in crescente difficoltà; dall’altro, in risposta a questa difficoltà, la nascita di forme di intervento sociale che, mobilitando risorse economiche non pubbliche, hanno cercato di integrare e sostenere lo stato sociale.
E’ a questo punto che sono nate e si sono sviluppate le svariate attività di welfare aziendale (che adesso appunto sono inserite nei contratti nazionali di lavoro). Santoni esplora quindi i legami fra le reti d’impresa sul territorio e gli accordi territoriali per il welfare cercando di isolarne i tratti che distinguono l’esperienza italiana.
La constatazione di Santoni, infatti, è che la diffusione di tale fenomeno non sembra progredire in maniera uniforme nel territorio del nostro Paese e che una delle forme più efficaci per arrivare alla creazione di azioni di welfare aziendale sia l’aggregazione d’impresa. In particolare, viene spiegato nella ricerca, nell’ultimo periodo sono state molte le esperienze di imprese che – comprendendo le potenzialità del welfare aziendale – hanno costituito reti di aziende e hanno preso parte a network multi-attore formati anche da soggetti del Terzo Settore e da istituzioni pubbliche. L’indagine quindi ha cercato di individuare e approfondire le caratteristiche fondamentali che possono aiutare a descrivere in maniera sintetica le esperienze realizzate in Italia. Ne è nata così una sorta di mappa delle esperienze di welfare aziendale, utile a capire meglio come si stanno evolvendo queste attività nel nostro Paese. Da leggere.
Valentino Santoni (Centro Studi Einaudi, Università di Milano)
Sociologia del lavoro, 2019, Fascicolo: 153
Un articolo appena pubblicato analizza le forme attraverso le quali si sviluppano gli accordi sul territorio in sostituzione dello stato sociale
L’impresa in soccorso della società. Nessun buonismo, ma solo la realtà dei fatti che passa attraverso quello che ormai si chiama welfare aziendale. Che significa poi oggi il proseguimento di quanto alcune grandi aziende hanno già intrapreso da tempo: assistere chi lavora anche oltre il lavoro. Il passo nuovo compiuto adesso – anche nella contrattazione collettiva nazionale -, sta nella diffusione delle forme di welfare aziendale che, fino a pochi anni fa, erano ancora isolate le une dalle altre.
A tentare una sistematizzazione dell’argomento ha provato Valentino Santoni (del Centro Studi Einaudi dell’Università di Milano), con il suo “Reti d’impresa e accordi territoriali per il welfare aziendale: i tratti distintivi delle esperienze italiane”, apparso recentemente in Sociologia del lavoro.
L’indagine di Santoni parte da una considerazione: i cambiamenti nella struttura sociale e demografica del nostro Paese, l’emergere di nuovi rischi sociali e le conseguenze connesse alla recente crisi economica, hanno profondamente cambiato il volto del sistema di welfare italiano. I termini della questione, riconosciuti dall’autore, sono due: da un lato il sistema di protezione sociale pubblico è apparso in crescente difficoltà; dall’altro, in risposta a questa difficoltà, la nascita di forme di intervento sociale che, mobilitando risorse economiche non pubbliche, hanno cercato di integrare e sostenere lo stato sociale.
E’ a questo punto che sono nate e si sono sviluppate le svariate attività di welfare aziendale (che adesso appunto sono inserite nei contratti nazionali di lavoro). Santoni esplora quindi i legami fra le reti d’impresa sul territorio e gli accordi territoriali per il welfare cercando di isolarne i tratti che distinguono l’esperienza italiana.
La constatazione di Santoni, infatti, è che la diffusione di tale fenomeno non sembra progredire in maniera uniforme nel territorio del nostro Paese e che una delle forme più efficaci per arrivare alla creazione di azioni di welfare aziendale sia l’aggregazione d’impresa. In particolare, viene spiegato nella ricerca, nell’ultimo periodo sono state molte le esperienze di imprese che – comprendendo le potenzialità del welfare aziendale – hanno costituito reti di aziende e hanno preso parte a network multi-attore formati anche da soggetti del Terzo Settore e da istituzioni pubbliche. L’indagine quindi ha cercato di individuare e approfondire le caratteristiche fondamentali che possono aiutare a descrivere in maniera sintetica le esperienze realizzate in Italia. Ne è nata così una sorta di mappa delle esperienze di welfare aziendale, utile a capire meglio come si stanno evolvendo queste attività nel nostro Paese. Da leggere.
Valentino Santoni (Centro Studi Einaudi, Università di Milano)
Sociologia del lavoro, 2019, Fascicolo: 153