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Milano attrattiva: la sfida per l’Agenzia del farmaco tra scienza, salute, imprese e qualità della vita

Milano attrattiva. E innovativa. Milano metropoli delle imprese (un terzo delle “aziende eccellenti” selezionate dalla Sda Bocconi per risultati rilevanti in termini economici, sociali e ambientali stanno in Lombardia / IlSole24Ore, 30 giugno). E dell’accoglienza, dell’inclusione sociale. Milano città della cultura (musica, teatro, arte contemporanea, editoria, università). E della qualità della vita (resta “the place to be”, secondo la lusinghiera definizione di “The New York Times”). Industria. Scienza. E salute.

“Milano ha ottime carte per ospitare l’Ema, l’Agenzia europea per il farmaco”, sostiene appunto Sergio Dompé, presidente del gruppo farmaceutico che porta il suo nome, 250 milioni di fatturato, orizzonti internazionali per le attività di ricerca specialistica e alcuni premi Nobel tra i collaboratori. Quali carte? “Il know how sulla salute è uno dei driver fondamentali della ricerca scientifica, in grado di assicurare benessere, sviluppo e posti di lavoro qualificati in Europa. L’Italia vanta un Servizio Sanitario Nazionale a costi sostenibili, che ha proprio nell’area milanese alcune delle sue eccellenze. Su sei delle cosiddette ‘terapie avanzate’ riconosciute al mondo, tre e cioè genica, cellulare e rigenerativa, sono brevetti italiani. Se colleghiamo questa condizione con l’università, il polo farmaceutico e la ricerca scientifica anche internazionale, non si può negare che Milano offra fondamenta solide e già strutturate per ospitare il massimo ente europeo che ha vigilanza sui farmaci. Senza dimenticare lo Human Technopole che sorgerà sull’area ex Expo e riunirà competenze, laboratori e imprese d’alto livello proprio nelle life sciences” (Il Sole24Ore, 2 luglio).

Partita aperta, quella dell’Ema, che lascerà Londra dopo la Brexit e che parecchie altre città europee, da Barcellona a Copenaghen, da Vienna/Bratislava ad Amsterdam si dichiarano  pronte ad ospitare. “Sfida che si può vincere”, sostiene Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda (Il Sole24Ore, 30 giugno) insistendo sul lavoro comune da fare tra governo (ne ha appena approfondito i temi con Enzo Moavero Milanesi, consigliere del premier Gentiloni per il dossier Ema), amministrazioni locali (il sindaco di Milano Beppe Sala e il governatore della Regione Lombardia Roberto Maroni si muovono in buona sintonia), associazioni delle imprese (Confindustria e Assolombarda sono pronte per fare tutto il lavoro di lobbying necessario) e mondo della ricerca, della cultura e della salute.

C’è già una sede possibile, il Pirellone, lo storico grattacielo simbolo di Milano, in pieno centro. E tutto un grande attivismo per discutere di opportunità, relazioni, convenienze, vantaggi per Milano, l’Italia, la stessa Europa: l’Ema ha circa 900 addetti e movimenta un flusso di circa 100mila visitatori all’anno, animando una rete fitta di attività, incontri, ricerche, in uno dei settori di maggior valore scientifico ed economico.

La partita dell’Ema ha una forte rilevanza politica: la sua soluzione dipende da un’intrecciata serie di valutazioni a Bruxelles, per tenere conto dei diversi equilibri tra i paesi Ue (l’Italia ha già parecchie partite aperte, dai conti pubblici alle banche e alle politiche dell’immigrazione) e delle alleanze di interessi e strategie. Ma ha naturalmente anche una rilevanza scientifica ed economica: l’Ema ha senso che stia nel cuore di comunità attive sui versanti della scienza, della ricerca, delle nuove tecnologie, animate dalle reti di rapporti tra mondo pubblico e mondo privato. E risente delle capacità dei sistemi regolatori, nel confronto tra Stati nazionali e Ue. Londra, negli anni, ha garantito accettabili equilibri tra tutti questi fattori. La nuova sede dovrà saper continuare su una strada analoga.

L’attrattività di Milano è molto forte. Come punta avanzata dell’intero sistema Paese. Buone imprese, ricerca d’avanguardia, specializzazione nelle life sciences, sistema scolastico e universitario di livello europeo ne sono le carte. Cui si aggiungono la qualità della vita. E un funzionale sistema di trasporti e collegamenti tutto sommato efficienti, in una metropoli che anche geograficamente sta nel cuore dell’Europa, tra aree continentali e spazi mediterranei.

L’Expo nel 2015 è stato un successo, grazie al gioco di squadra di attori istituzionali, politici, imprenditoriali, culturali. La speranza è che con la partita dell’Ema si faccia un buon bis.

Milano attrattiva. E innovativa. Milano metropoli delle imprese (un terzo delle “aziende eccellenti” selezionate dalla Sda Bocconi per risultati rilevanti in termini economici, sociali e ambientali stanno in Lombardia / IlSole24Ore, 30 giugno). E dell’accoglienza, dell’inclusione sociale. Milano città della cultura (musica, teatro, arte contemporanea, editoria, università). E della qualità della vita (resta “the place to be”, secondo la lusinghiera definizione di “The New York Times”). Industria. Scienza. E salute.

“Milano ha ottime carte per ospitare l’Ema, l’Agenzia europea per il farmaco”, sostiene appunto Sergio Dompé, presidente del gruppo farmaceutico che porta il suo nome, 250 milioni di fatturato, orizzonti internazionali per le attività di ricerca specialistica e alcuni premi Nobel tra i collaboratori. Quali carte? “Il know how sulla salute è uno dei driver fondamentali della ricerca scientifica, in grado di assicurare benessere, sviluppo e posti di lavoro qualificati in Europa. L’Italia vanta un Servizio Sanitario Nazionale a costi sostenibili, che ha proprio nell’area milanese alcune delle sue eccellenze. Su sei delle cosiddette ‘terapie avanzate’ riconosciute al mondo, tre e cioè genica, cellulare e rigenerativa, sono brevetti italiani. Se colleghiamo questa condizione con l’università, il polo farmaceutico e la ricerca scientifica anche internazionale, non si può negare che Milano offra fondamenta solide e già strutturate per ospitare il massimo ente europeo che ha vigilanza sui farmaci. Senza dimenticare lo Human Technopole che sorgerà sull’area ex Expo e riunirà competenze, laboratori e imprese d’alto livello proprio nelle life sciences” (Il Sole24Ore, 2 luglio).

Partita aperta, quella dell’Ema, che lascerà Londra dopo la Brexit e che parecchie altre città europee, da Barcellona a Copenaghen, da Vienna/Bratislava ad Amsterdam si dichiarano  pronte ad ospitare. “Sfida che si può vincere”, sostiene Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda (Il Sole24Ore, 30 giugno) insistendo sul lavoro comune da fare tra governo (ne ha appena approfondito i temi con Enzo Moavero Milanesi, consigliere del premier Gentiloni per il dossier Ema), amministrazioni locali (il sindaco di Milano Beppe Sala e il governatore della Regione Lombardia Roberto Maroni si muovono in buona sintonia), associazioni delle imprese (Confindustria e Assolombarda sono pronte per fare tutto il lavoro di lobbying necessario) e mondo della ricerca, della cultura e della salute.

C’è già una sede possibile, il Pirellone, lo storico grattacielo simbolo di Milano, in pieno centro. E tutto un grande attivismo per discutere di opportunità, relazioni, convenienze, vantaggi per Milano, l’Italia, la stessa Europa: l’Ema ha circa 900 addetti e movimenta un flusso di circa 100mila visitatori all’anno, animando una rete fitta di attività, incontri, ricerche, in uno dei settori di maggior valore scientifico ed economico.

La partita dell’Ema ha una forte rilevanza politica: la sua soluzione dipende da un’intrecciata serie di valutazioni a Bruxelles, per tenere conto dei diversi equilibri tra i paesi Ue (l’Italia ha già parecchie partite aperte, dai conti pubblici alle banche e alle politiche dell’immigrazione) e delle alleanze di interessi e strategie. Ma ha naturalmente anche una rilevanza scientifica ed economica: l’Ema ha senso che stia nel cuore di comunità attive sui versanti della scienza, della ricerca, delle nuove tecnologie, animate dalle reti di rapporti tra mondo pubblico e mondo privato. E risente delle capacità dei sistemi regolatori, nel confronto tra Stati nazionali e Ue. Londra, negli anni, ha garantito accettabili equilibri tra tutti questi fattori. La nuova sede dovrà saper continuare su una strada analoga.

L’attrattività di Milano è molto forte. Come punta avanzata dell’intero sistema Paese. Buone imprese, ricerca d’avanguardia, specializzazione nelle life sciences, sistema scolastico e universitario di livello europeo ne sono le carte. Cui si aggiungono la qualità della vita. E un funzionale sistema di trasporti e collegamenti tutto sommato efficienti, in una metropoli che anche geograficamente sta nel cuore dell’Europa, tra aree continentali e spazi mediterranei.

L’Expo nel 2015 è stato un successo, grazie al gioco di squadra di attori istituzionali, politici, imprenditoriali, culturali. La speranza è che con la partita dell’Ema si faccia un buon bis.

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