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Perchè il successo

In un libro la spiegazione scientifica dei motivi e dei percorsi che conducono al riconoscimento collettivo dei buoni risultati

Il successo si costruisce con un percorso – non sempre razionale –, che conduce al traguardo del riconoscimento da parte degli altri di quello che si è fatto e che si è. Vale per tutti, anche per gli imprenditori e le loro creature – le aziende –, così come per la gente di spettacolo e per quella di scienza, per gli artisti e gli uomini d’affari. E’ uno dei messaggi dell’ultima impresa di ricerca (e poi anche letteraria) di Albert-László Barabási tradotta e pubblicata in Italia da poche settimane. “La formula. Le leggi universali del successo” è un libro che solo in apparenza è comune a tanti altri scritti sul tema delle molte strade che si possono intraprendere per arrivare al successo e che, invece, ha dietro una importante e lunga indagine fondata sull’applicazione del metodo scientifico (e dei modelli matematici) all’agire umano. Barabási è infatti un esperto di reti oltre che essere responsabile del Center for Complex Network Research della Northeastern University. Proprio partendo dal lavoro svolto nel Center, Barabási analizzando una poderosa serie di dati arriva a formulare cinque “leggi” che regolano il raggiungimento del successo.
L’autore parte dalla constatazione che spesso, troppo spesso, un buon risultato raggiunto non è sufficiente per ottenere un successo. Barabási quindi sottolinea che il talento e una forte etica del lavoro sono importanti, raramente però questi si traducono in risultati tangibili. Ciò che manca al “successo” è cioè l’apprezzamento e il riconoscimento pubblico nei confronti di un lavoro realizzato con impegno. C’è, in altre parole, uno sfuggente nesso fra risultato raggiunto e riconoscimento dello stesso da parte della comunità. È attorno a questo nesso che si dipana tutto il libro di Barabási che è organizzato sostanzialmente in cinque capitoli che corrispondono ad altrettante leggi che, come si è detto, regolano il raggiungimento del successo. Emerge così che per quest’ultimo è fondamentale un insieme complesso fatto di prestazioni e reti, di preferenze e diffusione delle informazioni, di casualità e perseveranza. A fare da contorno e ad arricchire il racconto di Barabási è una fitta serie di esempi tratti dall’attualità così come dalla storia. Passano quindi nelle circa duecento pagine del racconto personaggi come il Barone Rosso, Albert Einstein, Miles Davis, Marcel Duchamp, Tiger Woods ma anche Steve Jobs con la sua Apple oltre che altre aziende come Kellogg, Amazon, la Ferrari e molte altre.
Il libro di Barabási si legge d’un fiato, è scritto bene e non contiene solo una serie di precetti ma, piuttosto, un vivace insieme di osservazioni della realtà sostenute da un solido metodo d’indagine.

La formula. Le leggi universali del successo

Albert-László Barabási

Einaudi, 2019

In un libro la spiegazione scientifica dei motivi e dei percorsi che conducono al riconoscimento collettivo dei buoni risultati

Il successo si costruisce con un percorso – non sempre razionale –, che conduce al traguardo del riconoscimento da parte degli altri di quello che si è fatto e che si è. Vale per tutti, anche per gli imprenditori e le loro creature – le aziende –, così come per la gente di spettacolo e per quella di scienza, per gli artisti e gli uomini d’affari. E’ uno dei messaggi dell’ultima impresa di ricerca (e poi anche letteraria) di Albert-László Barabási tradotta e pubblicata in Italia da poche settimane. “La formula. Le leggi universali del successo” è un libro che solo in apparenza è comune a tanti altri scritti sul tema delle molte strade che si possono intraprendere per arrivare al successo e che, invece, ha dietro una importante e lunga indagine fondata sull’applicazione del metodo scientifico (e dei modelli matematici) all’agire umano. Barabási è infatti un esperto di reti oltre che essere responsabile del Center for Complex Network Research della Northeastern University. Proprio partendo dal lavoro svolto nel Center, Barabási analizzando una poderosa serie di dati arriva a formulare cinque “leggi” che regolano il raggiungimento del successo.
L’autore parte dalla constatazione che spesso, troppo spesso, un buon risultato raggiunto non è sufficiente per ottenere un successo. Barabási quindi sottolinea che il talento e una forte etica del lavoro sono importanti, raramente però questi si traducono in risultati tangibili. Ciò che manca al “successo” è cioè l’apprezzamento e il riconoscimento pubblico nei confronti di un lavoro realizzato con impegno. C’è, in altre parole, uno sfuggente nesso fra risultato raggiunto e riconoscimento dello stesso da parte della comunità. È attorno a questo nesso che si dipana tutto il libro di Barabási che è organizzato sostanzialmente in cinque capitoli che corrispondono ad altrettante leggi che, come si è detto, regolano il raggiungimento del successo. Emerge così che per quest’ultimo è fondamentale un insieme complesso fatto di prestazioni e reti, di preferenze e diffusione delle informazioni, di casualità e perseveranza. A fare da contorno e ad arricchire il racconto di Barabási è una fitta serie di esempi tratti dall’attualità così come dalla storia. Passano quindi nelle circa duecento pagine del racconto personaggi come il Barone Rosso, Albert Einstein, Miles Davis, Marcel Duchamp, Tiger Woods ma anche Steve Jobs con la sua Apple oltre che altre aziende come Kellogg, Amazon, la Ferrari e molte altre.
Il libro di Barabási si legge d’un fiato, è scritto bene e non contiene solo una serie di precetti ma, piuttosto, un vivace insieme di osservazioni della realtà sostenute da un solido metodo d’indagine.

La formula. Le leggi universali del successo

Albert-László Barabási

Einaudi, 2019

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