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Pirelli green e più competitiva, strategia di sostenibilità ambientale e sociale guardando al 2020

La sostenibilità, come cardine di buone performances aziendali. Le scelte positive, sull’ambiente e sulle persone, come migliore ragione di competitività. Stanno qui, le chiavi di crescita dell’impresa italiana (ne parla anche il Rapporto 2016 su “Esportare la dolce vita – Il ‘bello e ben fatto’ italiano nei nuovi mercati” curato dal Centro Studi Confindustria e da Prometeia e pubblicato alla fine di aprile). Qui, le sfide cui tenere testa anche nel nuovo orizzonte di Industry 4.0, tra rilancio della qualità della manifattura, digital manifacturing, big data, cloud computing, un panorama competitivo in cui l’industria italiana, proprio perché green, come documenta Symbola, ha buone carte da giocare. Hi tech e sostenibilità: il futuro del made in Italy.

Un esempio significativo viene anche dalla “strategia di sostenibilità” di Pirelli, presentata nei giorni scorsi alla stampa nel contesto del nuovo allestimento della Fondazione Pirelli, tutto costruito sui temi della sostenibilità ambientale e sociale: crescita dei ricavi da prodotti Green Performance, riduzione del prelievo specifico di acqua, incremento del tasso di recupero dei rifiuti, giorni di formazione per i dipendenti oltre il target del piano industriale, nuove partnership con fornitori strategici di gomma naturale, a supporto dei produttori di gomma naturale e a tutela della biodiversità. Dal 2009, anno base per gli obiettivi di sostenibilità di medio-lungo periodo che Pirelli si è data, sono significativi i progressi compiuti nello sviluppo e realizzazione di prodotti Green Performance, nell’attenzione al contenimento degli impatti ambientali derivanti da tutto il ciclo di vita del pneumatico, nella diffusione della cultura della sicurezza e nel sostegno ai dipendenti e alle comunità esterne in cui l’azienda opera.

Guardiamo i dati: nel 2015 quasi la metà (48% rispetto al 46% registrato nel 2014) dei ricavi tyre di Pirelli è derivata appunto da prodotti Green Performance, un livello quasi doppio rispetto al 2009, quando era pari al 25%, e superiore all’obiettivo del piano di sostenibilità 2013-2017 che puntava a raggiungere tale valore solo a fine 2017. Sono risultati frutto dell’attività di Ricerca & Sviluppo dei laboratori Pirelli, per pneumatici sempre più avanzati a livello tecnologico e di performance, ma allo stesso tempo in grado di assicurare migliori prestazioni ambientali quali una diminuzione della resistenza al rotolamento, della rumorosità, un minore peso e un aumento della percorrenza. Investimenti massicci: più del 3% dei ricavi complessivi, uno dei livelli più elevati del comparto, e nel corso del 2015 sono stati circa 215 milioni (il 3,4% dei ricavi totali) in ulteriore crescita rispetto ai 205,5 milioni di euro del 2014 e ai 133 milioni del 2009.

Tra i risultati più significativi dell’impegno a salvaguardia e a tutela dell’ambiente c’è la riduzione dei prelievi d’acqua, nel 2015 poco superiore agli 11 milioni di metri cubi, con una riduzione del prelievo specifico del 3% rispetto al 2014 e del 42% rispetto al 2009 (30 milioni di metri cubi d’acqua risparmiati, dal 2009 a oggi). E’ migliorato anche il tasso di recupero dei rifiuti, salito al 91%, con un incremento del 18% rispetto al 2009 e dell’1% rispetto al 2014.

La declinazione sociale della strategia di sostenibilità va letta guardando ai dipendenti, ma anche agli stakeholders, alle comunità locali cui fanno riferimento le venti fabbriche di pneumatici in tutto il mondo. Ancora dati, per capire meglio: la formazione del personale, essenziale per gli obiettivi di sicurezza e qualità, ha visto crescere il numero di giornate medie di formazione pro-capite a 8,3 giorni, rispetto agli 8,2 giorni del 2014 e ai 7,2 del 2013. Un dato che, per il terzo anno consecutivo, supera il target di 7 giornate medie pro-capite indicato nel piano industriale per l’anno 2015. E proprio quest’impegno nella formazione è tra i fattori che hanno contribuito al miglioramento del 6% dell’indice di frequenza degli infortuni nel 2015, che porta il miglioramento dal 2009 al 73%. Complessivamente, nel triennio 2013-2015 gli investimenti realizzati dalla società per la salute e la sicurezza hanno superato i 40 milioni di euro (oltre il 25% è stato investito nel 2015). Gli interventi a favore delle comunità in cui Pirelli opera, infine, sono ulteriormente cresciuti, raggiungendo lo scorso anno 7,6 milioni di euro rispetto ai 6,1 milioni di euro del 2014.

Gli obiettivi del “piano di sostenibilità” hanno naturalmente un ampio orizzonte di riferimento, guardano al 2020. Al di là dei risultati di ricavi da green performance e di formazione dei dipendenti, è previsto che l’indice di frequenza degli infortuni, già ridotto del 73% rispetto al 2009, sia ancora ridotto del 90%, grazie a investimenti in macchinari sempre più sicuri e in programmi per rafforzare la cultura della sicurezza fra i dipendenti. A livello ambientale sono attesi – sempre nel 2020 rispetto ai valori del 2009  – una riduzione del 15% delle emissioni di CO2, un calo del consumo specifico di energia del 18%, una flessione del 58% del prelievo specifico d’acqua e un tasso di recupero dei rifiuti superiore al 95%.

Obiettivi impegnativi. Ma raggiungibili. Con una cultura della sostenibilità – ecco un altro passaggio chiave – estesa anche alla catena di fornitura, nei processi di selezione, di collaborazione e di valutazione dei partner di Pirelli in tutto il mondo. E con una forte attenzione soprattutto alla sostenibilità della catena della gomma naturale.

Di questo impegno, effetto di antiche e contemporanee scelte di buona cultura d’impresa, c’è traccia anche nell’elenco dei riconoscimenti internazionali: il “J.D. Power Original Equipment Award” nella categoria Performance Sport, i premi avuti, come fornitore d’eccellenza, da Ford, CNH e Volvo e il “Reputation Award 2016”, al terzo posto della classifica annuale stilata dal Reputation Institute che misura la fiducia dei consumatori nei confronti dell’azienda. Pirelli ha ottenuto 81,5 punti calcolati secondo sette diversi parametri, per quasi la metà (42,5%) costituiti da fattori di sostenibilità. Sostenibilità e competitività, appunto.

La sostenibilità, come cardine di buone performances aziendali. Le scelte positive, sull’ambiente e sulle persone, come migliore ragione di competitività. Stanno qui, le chiavi di crescita dell’impresa italiana (ne parla anche il Rapporto 2016 su “Esportare la dolce vita – Il ‘bello e ben fatto’ italiano nei nuovi mercati” curato dal Centro Studi Confindustria e da Prometeia e pubblicato alla fine di aprile). Qui, le sfide cui tenere testa anche nel nuovo orizzonte di Industry 4.0, tra rilancio della qualità della manifattura, digital manifacturing, big data, cloud computing, un panorama competitivo in cui l’industria italiana, proprio perché green, come documenta Symbola, ha buone carte da giocare. Hi tech e sostenibilità: il futuro del made in Italy.

Un esempio significativo viene anche dalla “strategia di sostenibilità” di Pirelli, presentata nei giorni scorsi alla stampa nel contesto del nuovo allestimento della Fondazione Pirelli, tutto costruito sui temi della sostenibilità ambientale e sociale: crescita dei ricavi da prodotti Green Performance, riduzione del prelievo specifico di acqua, incremento del tasso di recupero dei rifiuti, giorni di formazione per i dipendenti oltre il target del piano industriale, nuove partnership con fornitori strategici di gomma naturale, a supporto dei produttori di gomma naturale e a tutela della biodiversità. Dal 2009, anno base per gli obiettivi di sostenibilità di medio-lungo periodo che Pirelli si è data, sono significativi i progressi compiuti nello sviluppo e realizzazione di prodotti Green Performance, nell’attenzione al contenimento degli impatti ambientali derivanti da tutto il ciclo di vita del pneumatico, nella diffusione della cultura della sicurezza e nel sostegno ai dipendenti e alle comunità esterne in cui l’azienda opera.

Guardiamo i dati: nel 2015 quasi la metà (48% rispetto al 46% registrato nel 2014) dei ricavi tyre di Pirelli è derivata appunto da prodotti Green Performance, un livello quasi doppio rispetto al 2009, quando era pari al 25%, e superiore all’obiettivo del piano di sostenibilità 2013-2017 che puntava a raggiungere tale valore solo a fine 2017. Sono risultati frutto dell’attività di Ricerca & Sviluppo dei laboratori Pirelli, per pneumatici sempre più avanzati a livello tecnologico e di performance, ma allo stesso tempo in grado di assicurare migliori prestazioni ambientali quali una diminuzione della resistenza al rotolamento, della rumorosità, un minore peso e un aumento della percorrenza. Investimenti massicci: più del 3% dei ricavi complessivi, uno dei livelli più elevati del comparto, e nel corso del 2015 sono stati circa 215 milioni (il 3,4% dei ricavi totali) in ulteriore crescita rispetto ai 205,5 milioni di euro del 2014 e ai 133 milioni del 2009.

Tra i risultati più significativi dell’impegno a salvaguardia e a tutela dell’ambiente c’è la riduzione dei prelievi d’acqua, nel 2015 poco superiore agli 11 milioni di metri cubi, con una riduzione del prelievo specifico del 3% rispetto al 2014 e del 42% rispetto al 2009 (30 milioni di metri cubi d’acqua risparmiati, dal 2009 a oggi). E’ migliorato anche il tasso di recupero dei rifiuti, salito al 91%, con un incremento del 18% rispetto al 2009 e dell’1% rispetto al 2014.

La declinazione sociale della strategia di sostenibilità va letta guardando ai dipendenti, ma anche agli stakeholders, alle comunità locali cui fanno riferimento le venti fabbriche di pneumatici in tutto il mondo. Ancora dati, per capire meglio: la formazione del personale, essenziale per gli obiettivi di sicurezza e qualità, ha visto crescere il numero di giornate medie di formazione pro-capite a 8,3 giorni, rispetto agli 8,2 giorni del 2014 e ai 7,2 del 2013. Un dato che, per il terzo anno consecutivo, supera il target di 7 giornate medie pro-capite indicato nel piano industriale per l’anno 2015. E proprio quest’impegno nella formazione è tra i fattori che hanno contribuito al miglioramento del 6% dell’indice di frequenza degli infortuni nel 2015, che porta il miglioramento dal 2009 al 73%. Complessivamente, nel triennio 2013-2015 gli investimenti realizzati dalla società per la salute e la sicurezza hanno superato i 40 milioni di euro (oltre il 25% è stato investito nel 2015). Gli interventi a favore delle comunità in cui Pirelli opera, infine, sono ulteriormente cresciuti, raggiungendo lo scorso anno 7,6 milioni di euro rispetto ai 6,1 milioni di euro del 2014.

Gli obiettivi del “piano di sostenibilità” hanno naturalmente un ampio orizzonte di riferimento, guardano al 2020. Al di là dei risultati di ricavi da green performance e di formazione dei dipendenti, è previsto che l’indice di frequenza degli infortuni, già ridotto del 73% rispetto al 2009, sia ancora ridotto del 90%, grazie a investimenti in macchinari sempre più sicuri e in programmi per rafforzare la cultura della sicurezza fra i dipendenti. A livello ambientale sono attesi – sempre nel 2020 rispetto ai valori del 2009  – una riduzione del 15% delle emissioni di CO2, un calo del consumo specifico di energia del 18%, una flessione del 58% del prelievo specifico d’acqua e un tasso di recupero dei rifiuti superiore al 95%.

Obiettivi impegnativi. Ma raggiungibili. Con una cultura della sostenibilità – ecco un altro passaggio chiave – estesa anche alla catena di fornitura, nei processi di selezione, di collaborazione e di valutazione dei partner di Pirelli in tutto il mondo. E con una forte attenzione soprattutto alla sostenibilità della catena della gomma naturale.

Di questo impegno, effetto di antiche e contemporanee scelte di buona cultura d’impresa, c’è traccia anche nell’elenco dei riconoscimenti internazionali: il “J.D. Power Original Equipment Award” nella categoria Performance Sport, i premi avuti, come fornitore d’eccellenza, da Ford, CNH e Volvo e il “Reputation Award 2016”, al terzo posto della classifica annuale stilata dal Reputation Institute che misura la fiducia dei consumatori nei confronti dell’azienda. Pirelli ha ottenuto 81,5 punti calcolati secondo sette diversi parametri, per quasi la metà (42,5%) costituiti da fattori di sostenibilità. Sostenibilità e competitività, appunto.

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