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Racconto di Milano città industriale: teatro, immagini e letteratura per dare voce a lavoro e cambiamento

“La cultura industriale è un ponte tra economia e crescita sociale al centro dell’identità europea”. È impegnativo il tema di fondo della XVII Settimana della Cultura d’Impresa 2018, organizzata da Confindustria e Museimpresa, in calendario dal 9 al 23 novembre (dunque una settimana tanto densa di impegni, in tutta Italia, da dover dilatare la scansione formale del tempo). A Milano coincide con BookCity, più di 1.300 eventi tra biblioteche, teatri, scuole, università, librerie, piazze, club, ospedali, carceri, sale pubbliche e spazi privati, per parlare di libri: romanzi, poesia, storia, politica, economia e tanto altro ancora. Sapere e piacere. Ascolti e incontri. In una città dei libri aperta e accogliente.

In Pirelli si va in scena con un “Racconto di Milano città industriale”: letteratura, conversazioni, parole e immagini delle fabbriche e dei quartieri milanesi, tra ricordi e attualità. L’appuntamento è nell’Auditorium dell’HeadQuarters Pirelli in Bicocca, giovedì 15, alle 19, per iniziativa della Fondazione Pirelli e del Teatro Franco Parenti, in collaborazione con l’Università Bicocca, appunto nel contesto del programma di incontri di BookCity e della Settimana della Cultura d’Impresa. La serata sarà arricchita da un piccolo giocattolo della memoria: la lettura di alcuni brani di un melodramma neorealista di Alberto Moravia, commissionato nel 1947 da Alberto Pirelli e pensato per la regia di Roberto Rossellini, ma mai realizzato. Quelle parole di uno dei maggiori scrittori italiani tornano adesso a vivere con le voci di due bravissimi attori, Marina Rocco e Rosario Lisma.

Ritrovato nei cassetti dell’Archivio Storico Pirelli, il testo di Moravia ha per titolo “Questa è la nostra città” e descrive così la vita quotidiana della Milano industriale: “Ecco la fabbrica Pirelli. Gli operai conversano da ogni parte nel piazzale prospiciente la portineria, tra i carrettini di frutta e le bancarelle dei venditori di sigarette. Un debole sole autunnale gioca sul piazzale e sulle mura della Pirelli. Gli operai entrano in fila, vanno a riporre la bicicletta nel deposito, sotto la tettoia, e quindi si avviano ciascuno al proprio reparto”. Persone che diventano personaggi. Individui. E coralità. Le fabbriche sono state un luogo sociale, di incontri e conflitti, collaborazione e discussioni. Nel tempo, anche spazi vivi e vitali in cui scoprire e vivere con partecipazione le dimensioni della cittadinanza legata al lavoro, con tutto l’intreccio tra diritti e doveri, identità e responsabilità. Fabbriche, come occasione di inclusione sociale. La letteratura migliore, così come il cinema, il teatro, la fotografia, ne sono stati testimoni.

Oltre Moravia, Marina Rocco e Rosario Lisma leggeranno brani di romanzi su Milano e testi tratti dalla Rivista Pirelli. Grandi firme: da Dino Buzzati ad Alda Merini, da Carlo Emilio Gadda a Giorgio Scerbanenco, da Primo Levi a Ottiero Ottieri. Per arrivare alle pagine contemporanee di Giorgio Fontana, Alberto Rollo e altri scrittori ancora. Alle letture s’alterneranno i dialoghi con gli scrittori Piero Colaprico e Giuseppe Lupo e con Pietro Redondi, professore all’università Milano Bicocca. Memorie. E attualità.

C’è sempre Milano, sullo sfondo di tutto: una metropoli contemporanea dai tanti volti diversi ma che conserva, ancora forti, le tracce dell’identità di città industriale e le fa vivere nel corso di radicali trasformazioni economiche e sociali. Non ci sono più le fabbriche tradizionali, ma crescono le neo-fabbriche in cui i processi della digital economy tengono insieme, in modo nuovo, produzione e servizi, ricerca e relazioni virtuose con l’università. Un’attualità di competitività e di crescita che ha radici nella tradizionale attitudine milanese a “fare, e fare bene”. E che iniziative come il “Racconto di Milano città industriale” aiutano a tenere al centro dell’attenzione pubblica. Una scelta culturale che ha una solida rilevanza economica.

È un importante motore dell’Italia, infatti, l’industria (siamo sempre il secondo Paese manifatturiero, dopo la Germania, grazie alle nostre imprese di meccatronica, meccanica, robotica, gomma, automotive, plastica, robotica, chimica, farmaceutica, oltre ai tradizionali settori del “made in Italy” di arredamento, abbigliamento e agro-alimentare). “Fabbriche belle”, spesso, ben progettate, trasparenti, accoglienti, sicure. E fabbriche sostenibili, ambientalmente e socialmente, da green economy all’avanguardia in Europa. Vale la pena ricordarlo, a un’opinione pubblica spesso inconsapevole, distratta. E ribadirlo in una stagione difficile in cui trovano troppo spazio, anche in ambienti di governo, atteggiamenti anti-impresa e anti-scienza. L’industria è crescita, sviluppo, inclusione, solidarietà. Ha caratteristiche che giocano tra competizione e spirito di comunità, ricchezza e lavoro, innovazione tecnologica e cambiamento sociale. Merita memoria partecipe. E che il suo racconto continui.

“La cultura industriale è un ponte tra economia e crescita sociale al centro dell’identità europea”. È impegnativo il tema di fondo della XVII Settimana della Cultura d’Impresa 2018, organizzata da Confindustria e Museimpresa, in calendario dal 9 al 23 novembre (dunque una settimana tanto densa di impegni, in tutta Italia, da dover dilatare la scansione formale del tempo). A Milano coincide con BookCity, più di 1.300 eventi tra biblioteche, teatri, scuole, università, librerie, piazze, club, ospedali, carceri, sale pubbliche e spazi privati, per parlare di libri: romanzi, poesia, storia, politica, economia e tanto altro ancora. Sapere e piacere. Ascolti e incontri. In una città dei libri aperta e accogliente.

In Pirelli si va in scena con un “Racconto di Milano città industriale”: letteratura, conversazioni, parole e immagini delle fabbriche e dei quartieri milanesi, tra ricordi e attualità. L’appuntamento è nell’Auditorium dell’HeadQuarters Pirelli in Bicocca, giovedì 15, alle 19, per iniziativa della Fondazione Pirelli e del Teatro Franco Parenti, in collaborazione con l’Università Bicocca, appunto nel contesto del programma di incontri di BookCity e della Settimana della Cultura d’Impresa. La serata sarà arricchita da un piccolo giocattolo della memoria: la lettura di alcuni brani di un melodramma neorealista di Alberto Moravia, commissionato nel 1947 da Alberto Pirelli e pensato per la regia di Roberto Rossellini, ma mai realizzato. Quelle parole di uno dei maggiori scrittori italiani tornano adesso a vivere con le voci di due bravissimi attori, Marina Rocco e Rosario Lisma.

Ritrovato nei cassetti dell’Archivio Storico Pirelli, il testo di Moravia ha per titolo “Questa è la nostra città” e descrive così la vita quotidiana della Milano industriale: “Ecco la fabbrica Pirelli. Gli operai conversano da ogni parte nel piazzale prospiciente la portineria, tra i carrettini di frutta e le bancarelle dei venditori di sigarette. Un debole sole autunnale gioca sul piazzale e sulle mura della Pirelli. Gli operai entrano in fila, vanno a riporre la bicicletta nel deposito, sotto la tettoia, e quindi si avviano ciascuno al proprio reparto”. Persone che diventano personaggi. Individui. E coralità. Le fabbriche sono state un luogo sociale, di incontri e conflitti, collaborazione e discussioni. Nel tempo, anche spazi vivi e vitali in cui scoprire e vivere con partecipazione le dimensioni della cittadinanza legata al lavoro, con tutto l’intreccio tra diritti e doveri, identità e responsabilità. Fabbriche, come occasione di inclusione sociale. La letteratura migliore, così come il cinema, il teatro, la fotografia, ne sono stati testimoni.

Oltre Moravia, Marina Rocco e Rosario Lisma leggeranno brani di romanzi su Milano e testi tratti dalla Rivista Pirelli. Grandi firme: da Dino Buzzati ad Alda Merini, da Carlo Emilio Gadda a Giorgio Scerbanenco, da Primo Levi a Ottiero Ottieri. Per arrivare alle pagine contemporanee di Giorgio Fontana, Alberto Rollo e altri scrittori ancora. Alle letture s’alterneranno i dialoghi con gli scrittori Piero Colaprico e Giuseppe Lupo e con Pietro Redondi, professore all’università Milano Bicocca. Memorie. E attualità.

C’è sempre Milano, sullo sfondo di tutto: una metropoli contemporanea dai tanti volti diversi ma che conserva, ancora forti, le tracce dell’identità di città industriale e le fa vivere nel corso di radicali trasformazioni economiche e sociali. Non ci sono più le fabbriche tradizionali, ma crescono le neo-fabbriche in cui i processi della digital economy tengono insieme, in modo nuovo, produzione e servizi, ricerca e relazioni virtuose con l’università. Un’attualità di competitività e di crescita che ha radici nella tradizionale attitudine milanese a “fare, e fare bene”. E che iniziative come il “Racconto di Milano città industriale” aiutano a tenere al centro dell’attenzione pubblica. Una scelta culturale che ha una solida rilevanza economica.

È un importante motore dell’Italia, infatti, l’industria (siamo sempre il secondo Paese manifatturiero, dopo la Germania, grazie alle nostre imprese di meccatronica, meccanica, robotica, gomma, automotive, plastica, robotica, chimica, farmaceutica, oltre ai tradizionali settori del “made in Italy” di arredamento, abbigliamento e agro-alimentare). “Fabbriche belle”, spesso, ben progettate, trasparenti, accoglienti, sicure. E fabbriche sostenibili, ambientalmente e socialmente, da green economy all’avanguardia in Europa. Vale la pena ricordarlo, a un’opinione pubblica spesso inconsapevole, distratta. E ribadirlo in una stagione difficile in cui trovano troppo spazio, anche in ambienti di governo, atteggiamenti anti-impresa e anti-scienza. L’industria è crescita, sviluppo, inclusione, solidarietà. Ha caratteristiche che giocano tra competizione e spirito di comunità, ricchezza e lavoro, innovazione tecnologica e cambiamento sociale. Merita memoria partecipe. E che il suo racconto continui.

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