Accedi all’Archivio online
Esplora l’Archivio online per trovare fonti e materiali. Seleziona la tipologia di supporto documentale che più ti interessa e inserisci le parole chiave della tua ricerca.
    Seleziona una delle seguenti categorie:
  • Documenti
  • Fotografie
  • Disegni e manifesti
  • Audiovisivi
  • Pubblicazioni e riviste
  • Tutti
Assistenza alla consultazione
Per richiedere la consultazione del materiale conservato nell’Archivio Storico e nelle Biblioteche della Fondazione Pirelli al fine di studi e ricerche e conoscere le modalità di utilizzo dei materiali per prestiti e mostre, compila il seguente modulo.
Riceverai una mail di conferma dell'avvenuta ricezione della richiesta e sarai ricontattato.
Percorsi Fondazione Pirelli Educational

Seleziona il grado di istruzione della scuola di appartenenza
Back
Scuola Primaria
Percorsi Fondazione Pirelli Educational
Lasciate i vostri dati per essere ricontattati dallo staff di Fondazione Pirelli Educational e concordare le date del percorso.

Dichiaro di avere preso visione dell’informativa relativa al trattamento dei miei dati personali, e autorizzo la Fondazione Pirelli al trattamento dei miei dati personali per l’invio, anche a mezzo e-mail, di comunicazioni relative ad iniziative/convegni organizzati dalla Fondazione Pirelli..

Back
Scuole secondarie di I grado
Percorsi Fondazione Pirelli Educational
Lasciate i vostri dati per essere ricontattati dallo staff di Fondazione Pirelli Educational e concordare le date del percorso.
Back
Scuole secondarie di II grado
Percorsi Fondazione Pirelli Educational
Lasciate i vostri dati per essere ricontattati dallo staff di Fondazione Pirelli Educational e concordare le date del percorso.
Back
Università
Percorsi Fondazione Pirelli Educational

Vuoi organizzare un percorso personalizzato con i tuoi studenti? Per informazioni e prenotazioni scrivi a universita@fondazionepirelli.org

Visita la Fondazione
Per informazioni sulle attività della Fondazione e l’accessiblità agli spazi
contattare il numero 0264423971 o scrivere a visite@fondazionepirelli.org

Scienza e salute: Milano anche senza l’Ema è riferimento europeo per ricerca e imprese

Milano senza Ema. Dopo un confronto serrato e tre votazioni prima sempre in testa e poi alla pari con Amsterdam, il sorteggio ha scelto Amsterdam come sede per l’Agenzia Europea del Farmaco. Peccato. Non una sconfitta. Ma la conseguenza d’una regola che ci fa subire la variabilità della sorte. Milano non ha vinto, è vero, dopo una bella battaglia corale durata mesi. Resta, comunque, una città d’eccellenza, con l’identità ben percepita d’una metropoli aperta, colta, plurale, attrattiva. Meritevole d’avere ancora grande attenzione, nel cuore dell’Europa.

Milano è molteplice. “La sua identità è una somma d’identità”, sostiene Giuseppe Lupo, attento studioso delle relazioni tra letteratura e industria, che alla città tra boom economico e “leggerezza” della “Milano da bere” ha dedicato un bel romanzo, “Gli anni del nostro incanto”, Marsilio (presentato in Assolombarda per BookCity e “La settimana della cultura d’impresa”). Milano “città anseatica” di relazioni e commerci, dice Aldo Bonomi, sociologo capace di immaginifiche definizioni, dalla “città infinita” al “capitalismo molecolare”. Milano luogo di sintesi, insomma. Fabbriche meccatroniche e servizi finanziari, grattacieli progettati da “archistar” e luoghi di sofisticata popolare arte contemporanea (l’HangarBicocca di Pirelli, con “I sette palazzi celesti” di Kiefer e la Fondazione Prada ne sono riprova), università e design. Milano città della conoscenza. E della cultura. Milano orgogliosa di storia e affamata di futuro, capace di scalare tutti i ranking internazionali su attrattività e qualità della vita. Milano aperta e inclusiva, “Milanesi si diventa”, scriveva Carlo Castellaneta, nato a Milano da famiglia pugliese. Ma anche “A Milano non fa freddo”, scritto nel 1949 dal napoletanissimo Giuseppe Marotta e pubblicato da Valentino Bompiani, protagonista per oltre mezzo secolo dell’editoria milanese: il caldo fascino dell’accoglienza.

Milano, naturalmente, città della scienza, prima e dopo la gara per l’Ema. E dunque città della ricerca. E di una cultura politecnica intessuta di domande, dubbi, scoperte, successo e ripartenze. Milano comunque in movimento.

La città, nelle sue trasformazioni, la si può leggere bene anche da un microcosmo. Quello, per esempio, della più recente delle sue università, l’Humanitas: medicina internazionale per 1200 studenti, tre premi Nobel tra il corpo docente, un investimento da 100 milioni di euro, tutti privati, per laboratori digitali d’avanguardia, tra i più grandi e innovativi d’Europa. Ad inaugurare il nuovo campus, insieme a un paio di ministri, la scorsa settimana, è arrivato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “La ricerca ha cambiato le condizioni di vita migliorandole. Ha un’importanza primaria. E va sostenuta in tutti i modi, organizzativi e finanziari”. E Gianfelice Rocca, presidente del Gruppo Humanitas: “Una piattaforma strategica per lo sviluppo di Milano nel segno della scienza e dell’innovazione. Un esempio d’un eco-sistema fondato sulla collaborazione pubblico-privato”. Life sciences, sanità, qualità della vita: un altro aspetto dell’identità e delle possibilità di sviluppo d’una metropoli europea.

Milano internazionale, dunque: vengono dall’estero 13mila dei suoi 180mila studenti universitari, sono 3.600 le imprese multinazionali (90, quelle con fatturato superiore a un miliardo), 750 quelle ad alta innovazione. Le farmaceutiche sono una punta d’eccellenza: il 60% della produzione farmaceutica italiana è concentrato in Lombardia. Human Technopole, dedicato agli insediamenti di centri di ricerca e imprese specializzate in “Life sciences” e la “Città della Salute” nelle ex aree industriali di Sesto San Giovanni rafforzeranno questo quadro.

Milano scienza, dunque. Ma anche, contemporaneamente, Milano capace di riflessioni critiche. Di attenzione a quella civiltà del confronto e del dialogo che proprio per la scienza è essenziale. Milano dialettica.

“Dobbiamo non esitare a entrare nelle sabbie mobili di una cultura che ci costringe a riprendere l’ars interrogandi. Perciò, più che arredare il cervello di mere nozioni, è necessario organizzare bene la mente perché sia la guida morale nel cammino dell’esistenza divenuto ora più complesso e frastagliato”, ha detto il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, agli studenti dell’Università Cattolica di Milano, nella Lectio per l’apertura dell’anno accademico. Nuove domande per i tempi difficili che stiamo vivendo, ricerca per cercare chiavi di interpretazioni del presente.

L’inquietudine e la ricerca sono un altro aspetto essenziale di Milano, radicato nella sua storia, da Leonardo alle riflessioni dei circoli dell’Illuminismo, dal “Politecnico” ottocentesco di Carlo Cattaneo alle abitudini critiche degli scienziati cresciuti dei laboratori tra università e imprese, come Giulio Natta, premio Nobel per la Chimica nel 1964.

E’ abituale, il dibattito scientifico, a Milano. Sulle dimensioni tecniche più sofisticate. E su quelle teoriche ed etiche. Dei dilemmi della scienza si discute in preparazione dei “Dialoghi di vita buona” in Curia, in un confronto aperto e sincero con parecchie componenti laiche della città. E le parole scientifiche risuonano nei teatri, in “1927 – Monologo quantistico” di Gabriella Greison al Teatro Menotti e nella preparazione di “Copenhagen”, in cartellone al Piccolo Teatro: il colloquio tra due grandi fisici, Niels Bohr e Karl Heisenberg, sui dilemmi morali legati all’energia atomica.

Negli ambienti filosofici milanesi circola di nuovo la riflessione d’un grande scienziato, Richard Feynman, Premio Nobel per la Fisica nel 1965: “Tutta la conoscenza scientifica è incerta; gli scienziati sono abituati a convivere con il dubbio e l’incertezza. Questo tipo di esperienza è preziosa, e a mio modo di vedere anche al di là della scienza. Nell’affrontare una nuova situazione bisogna lasciare aperta la porta sull’ignoto, ammettere la possibilità di non sapere esattamente come stanno le cose; in caso contrario, potremmo non riuscire…a trovare le soluzioni. Questa libertà di dubitare è fondamentale nella scienza e, credo, in altri campi. C’è voluta una lotta di secoli per conquistarci il diritto al dubbio, all’incertezza: vorrei che non ce ne dimenticassimo e non lasciassimo pian piano cadere la cosa. Come scienziato, conosco il grande pregio di una soddisfacente filosofia dell’ignoranza, e so che una tale filosofia rende possibile il progresso, frutto della libertà di pensiero. E come scienziato sento la responsabilità di proclamare il valore di questa libertà, e di insegnare che il dubbio non deve essere temuto, ma accolto volentieri in quanto possibilità di nuove potenzialità per gli esseri umani. Se non siamo sicuri, e lo sappiamo, abbiamo una chance di migliorare la situazione. Nella scienza il dubbio è chiaramente un valore… E’ importante dubitare. E il dubbio non deve incutere timore, ma dev’essere accolto come una preziosa opportunità”.

Milano, nel tempo che bisogna imparare a fare scorrere non frenetico ma fertile, creativo, proprio nel segno della buona scienza deve imparare a cercare il senso profondo d’un migliore sviluppo. La battaglia per l’Ema appartiene oramai a ieri. L’eredità di quella battaglia ha piena attualità.

Milano senza Ema. Dopo un confronto serrato e tre votazioni prima sempre in testa e poi alla pari con Amsterdam, il sorteggio ha scelto Amsterdam come sede per l’Agenzia Europea del Farmaco. Peccato. Non una sconfitta. Ma la conseguenza d’una regola che ci fa subire la variabilità della sorte. Milano non ha vinto, è vero, dopo una bella battaglia corale durata mesi. Resta, comunque, una città d’eccellenza, con l’identità ben percepita d’una metropoli aperta, colta, plurale, attrattiva. Meritevole d’avere ancora grande attenzione, nel cuore dell’Europa.

Milano è molteplice. “La sua identità è una somma d’identità”, sostiene Giuseppe Lupo, attento studioso delle relazioni tra letteratura e industria, che alla città tra boom economico e “leggerezza” della “Milano da bere” ha dedicato un bel romanzo, “Gli anni del nostro incanto”, Marsilio (presentato in Assolombarda per BookCity e “La settimana della cultura d’impresa”). Milano “città anseatica” di relazioni e commerci, dice Aldo Bonomi, sociologo capace di immaginifiche definizioni, dalla “città infinita” al “capitalismo molecolare”. Milano luogo di sintesi, insomma. Fabbriche meccatroniche e servizi finanziari, grattacieli progettati da “archistar” e luoghi di sofisticata popolare arte contemporanea (l’HangarBicocca di Pirelli, con “I sette palazzi celesti” di Kiefer e la Fondazione Prada ne sono riprova), università e design. Milano città della conoscenza. E della cultura. Milano orgogliosa di storia e affamata di futuro, capace di scalare tutti i ranking internazionali su attrattività e qualità della vita. Milano aperta e inclusiva, “Milanesi si diventa”, scriveva Carlo Castellaneta, nato a Milano da famiglia pugliese. Ma anche “A Milano non fa freddo”, scritto nel 1949 dal napoletanissimo Giuseppe Marotta e pubblicato da Valentino Bompiani, protagonista per oltre mezzo secolo dell’editoria milanese: il caldo fascino dell’accoglienza.

Milano, naturalmente, città della scienza, prima e dopo la gara per l’Ema. E dunque città della ricerca. E di una cultura politecnica intessuta di domande, dubbi, scoperte, successo e ripartenze. Milano comunque in movimento.

La città, nelle sue trasformazioni, la si può leggere bene anche da un microcosmo. Quello, per esempio, della più recente delle sue università, l’Humanitas: medicina internazionale per 1200 studenti, tre premi Nobel tra il corpo docente, un investimento da 100 milioni di euro, tutti privati, per laboratori digitali d’avanguardia, tra i più grandi e innovativi d’Europa. Ad inaugurare il nuovo campus, insieme a un paio di ministri, la scorsa settimana, è arrivato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “La ricerca ha cambiato le condizioni di vita migliorandole. Ha un’importanza primaria. E va sostenuta in tutti i modi, organizzativi e finanziari”. E Gianfelice Rocca, presidente del Gruppo Humanitas: “Una piattaforma strategica per lo sviluppo di Milano nel segno della scienza e dell’innovazione. Un esempio d’un eco-sistema fondato sulla collaborazione pubblico-privato”. Life sciences, sanità, qualità della vita: un altro aspetto dell’identità e delle possibilità di sviluppo d’una metropoli europea.

Milano internazionale, dunque: vengono dall’estero 13mila dei suoi 180mila studenti universitari, sono 3.600 le imprese multinazionali (90, quelle con fatturato superiore a un miliardo), 750 quelle ad alta innovazione. Le farmaceutiche sono una punta d’eccellenza: il 60% della produzione farmaceutica italiana è concentrato in Lombardia. Human Technopole, dedicato agli insediamenti di centri di ricerca e imprese specializzate in “Life sciences” e la “Città della Salute” nelle ex aree industriali di Sesto San Giovanni rafforzeranno questo quadro.

Milano scienza, dunque. Ma anche, contemporaneamente, Milano capace di riflessioni critiche. Di attenzione a quella civiltà del confronto e del dialogo che proprio per la scienza è essenziale. Milano dialettica.

“Dobbiamo non esitare a entrare nelle sabbie mobili di una cultura che ci costringe a riprendere l’ars interrogandi. Perciò, più che arredare il cervello di mere nozioni, è necessario organizzare bene la mente perché sia la guida morale nel cammino dell’esistenza divenuto ora più complesso e frastagliato”, ha detto il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, agli studenti dell’Università Cattolica di Milano, nella Lectio per l’apertura dell’anno accademico. Nuove domande per i tempi difficili che stiamo vivendo, ricerca per cercare chiavi di interpretazioni del presente.

L’inquietudine e la ricerca sono un altro aspetto essenziale di Milano, radicato nella sua storia, da Leonardo alle riflessioni dei circoli dell’Illuminismo, dal “Politecnico” ottocentesco di Carlo Cattaneo alle abitudini critiche degli scienziati cresciuti dei laboratori tra università e imprese, come Giulio Natta, premio Nobel per la Chimica nel 1964.

E’ abituale, il dibattito scientifico, a Milano. Sulle dimensioni tecniche più sofisticate. E su quelle teoriche ed etiche. Dei dilemmi della scienza si discute in preparazione dei “Dialoghi di vita buona” in Curia, in un confronto aperto e sincero con parecchie componenti laiche della città. E le parole scientifiche risuonano nei teatri, in “1927 – Monologo quantistico” di Gabriella Greison al Teatro Menotti e nella preparazione di “Copenhagen”, in cartellone al Piccolo Teatro: il colloquio tra due grandi fisici, Niels Bohr e Karl Heisenberg, sui dilemmi morali legati all’energia atomica.

Negli ambienti filosofici milanesi circola di nuovo la riflessione d’un grande scienziato, Richard Feynman, Premio Nobel per la Fisica nel 1965: “Tutta la conoscenza scientifica è incerta; gli scienziati sono abituati a convivere con il dubbio e l’incertezza. Questo tipo di esperienza è preziosa, e a mio modo di vedere anche al di là della scienza. Nell’affrontare una nuova situazione bisogna lasciare aperta la porta sull’ignoto, ammettere la possibilità di non sapere esattamente come stanno le cose; in caso contrario, potremmo non riuscire…a trovare le soluzioni. Questa libertà di dubitare è fondamentale nella scienza e, credo, in altri campi. C’è voluta una lotta di secoli per conquistarci il diritto al dubbio, all’incertezza: vorrei che non ce ne dimenticassimo e non lasciassimo pian piano cadere la cosa. Come scienziato, conosco il grande pregio di una soddisfacente filosofia dell’ignoranza, e so che una tale filosofia rende possibile il progresso, frutto della libertà di pensiero. E come scienziato sento la responsabilità di proclamare il valore di questa libertà, e di insegnare che il dubbio non deve essere temuto, ma accolto volentieri in quanto possibilità di nuove potenzialità per gli esseri umani. Se non siamo sicuri, e lo sappiamo, abbiamo una chance di migliorare la situazione. Nella scienza il dubbio è chiaramente un valore… E’ importante dubitare. E il dubbio non deve incutere timore, ma dev’essere accolto come una preziosa opportunità”.

Milano, nel tempo che bisogna imparare a fare scorrere non frenetico ma fertile, creativo, proprio nel segno della buona scienza deve imparare a cercare il senso profondo d’un migliore sviluppo. La battaglia per l’Ema appartiene oramai a ieri. L’eredità di quella battaglia ha piena attualità.

CIAO, COME POSSO AIUTARTI?