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Storia della cultura del Made in Italy

In un libro il racconto della formazione dell’immagine della sapienza industriale nazionale

La buona cultura d’impresa produce anche bellezza. E questa, poi, può tradursi in espressioni varie, ognuna delle quali impronta di se’ non solo la produzione ma anche il contorno di questa. E’ il senso, anche, del cosiddetto Made in Italy del quale e sul quale molto si è scritto e ragionato, e che ha, ovviamente, un importante significato economico oltre che culturale. Da una certa cultura del produrre, tuttavia, il Made in Italy ha preso le mosse. Ed è importante capirne la storia per scorgerne la possibile evoluzione.

È ciò che ha fatto Carlo Marco Belfanti (professore ordinario di Storia economica nell’Università di Brescia), con il suo “Storia culturale del Made in Italy”. Il libro è in effetti una vera storia dei legami fra cultura italiana e produzione italiana, ma è anche un racconto degli intrecci che nei secoli hanno dato vita a quello che oggi viene chiamato Made in Italy, partendo dalla moda ma non solo.

Ma perché una storia culturale? La risposta viene data dallo stesso Belfanti che all’inizio del libro spiega: “È una storia culturale perché la costruzione dell’immagine del Made in Italy merita altrettanta attenzione di quella dedicata alle dinamiche produttive e rappresenta una modalità attraverso la quale il capitale culturale, tangibile e intangibile, dell’Italia ha trovato forme di valorizzazione – ed è forse proprio questo il vero elemento di continuità”.

Il libro prende quindi le mosse dal Rinascimento per poi passare al periodo del declino economico della Penisola e alla scoperta della sua resilienza, fino all’Ottocento quando gli storici danno forma a un’idea di Rinascimento che si diffonderà soprattutto in America, alimentando un forte collezionismo di oggetti e opere d’arte italiane. Il libro poi prosegue approfondendo la situazione del secondo dopoguerra con la nascita dell’industria della moda italiana.

Certo Belfanti ragiona e racconta assumendo principalmente proprio la moda come paradigma del Made in Italy, ma gli elementi del ragionamento sono trasferibili in una certa misura anche ad altri settori produttivi nazionali. Emerge su tutto il senso di una cultura del produrre descritta e raccontata da narrazioni diverse che, a loro volta, hanno rispecchiato il meglio della sapienza manifatturiera e industriale italiana. Superando una scrittura non semplice e a tratti forse eccessivamente complessa, la lettura dell’ultimo libro di Belfanti è assolutamente da fare per comprendere meglio e più fondo la vera natura del Made in Italy, anche oggi.

Storia culturale del Made in Italy

Carlo Marco Belfanti

il Mulino, 2019

In un libro il racconto della formazione dell’immagine della sapienza industriale nazionale

La buona cultura d’impresa produce anche bellezza. E questa, poi, può tradursi in espressioni varie, ognuna delle quali impronta di se’ non solo la produzione ma anche il contorno di questa. E’ il senso, anche, del cosiddetto Made in Italy del quale e sul quale molto si è scritto e ragionato, e che ha, ovviamente, un importante significato economico oltre che culturale. Da una certa cultura del produrre, tuttavia, il Made in Italy ha preso le mosse. Ed è importante capirne la storia per scorgerne la possibile evoluzione.

È ciò che ha fatto Carlo Marco Belfanti (professore ordinario di Storia economica nell’Università di Brescia), con il suo “Storia culturale del Made in Italy”. Il libro è in effetti una vera storia dei legami fra cultura italiana e produzione italiana, ma è anche un racconto degli intrecci che nei secoli hanno dato vita a quello che oggi viene chiamato Made in Italy, partendo dalla moda ma non solo.

Ma perché una storia culturale? La risposta viene data dallo stesso Belfanti che all’inizio del libro spiega: “È una storia culturale perché la costruzione dell’immagine del Made in Italy merita altrettanta attenzione di quella dedicata alle dinamiche produttive e rappresenta una modalità attraverso la quale il capitale culturale, tangibile e intangibile, dell’Italia ha trovato forme di valorizzazione – ed è forse proprio questo il vero elemento di continuità”.

Il libro prende quindi le mosse dal Rinascimento per poi passare al periodo del declino economico della Penisola e alla scoperta della sua resilienza, fino all’Ottocento quando gli storici danno forma a un’idea di Rinascimento che si diffonderà soprattutto in America, alimentando un forte collezionismo di oggetti e opere d’arte italiane. Il libro poi prosegue approfondendo la situazione del secondo dopoguerra con la nascita dell’industria della moda italiana.

Certo Belfanti ragiona e racconta assumendo principalmente proprio la moda come paradigma del Made in Italy, ma gli elementi del ragionamento sono trasferibili in una certa misura anche ad altri settori produttivi nazionali. Emerge su tutto il senso di una cultura del produrre descritta e raccontata da narrazioni diverse che, a loro volta, hanno rispecchiato il meglio della sapienza manifatturiera e industriale italiana. Superando una scrittura non semplice e a tratti forse eccessivamente complessa, la lettura dell’ultimo libro di Belfanti è assolutamente da fare per comprendere meglio e più fondo la vera natura del Made in Italy, anche oggi.

Storia culturale del Made in Italy

Carlo Marco Belfanti

il Mulino, 2019

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