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Quali archivi? Quali luoghi della memoria?

Sintetizzate in un articolo pubblicato da poco definizioni e significati di un vocabolo denso di contenuti

 

Archivi come luoghi di memoria e lavoro, depositi non di “cose morte” ma di innumerevoli vite, luoghi di vita essi stessi, di meditazione, di storie vissute ma non passate. Attorno alla parola “archivio” ci si può ragionare a lungo. Soprattutto per sganciare questo vocabolo dall’immagine di inutilità e di polvere alla quale spesso si accompagna ancora oggi. Ed è quello che ha fatto Gianni Penzo Doria con il suo “Una nuova definizione di archivio” apparso recentemente in Italian Journal of Library, Archives & Information Science.

L’articolo non ha l’ambizione di introdurre un’idea nuova di archivio ma di esplorare caratteristiche e particolarità di quelle che già circolano arrivando a dare una nuova definizione di “archivi” partendo da quelle che sono già state messe a punto. Compito importante, perché aiuta chi legge e chi vuole saperne di più sul tema, a fare ordine tra definizioni e concetti che si portano dietro mondi e modi diversi di intendere il significato della conservazione di documenti e testimonianze del passato. Compito che Doria si propone di svolgere “a seguito di un’accurata ricognizione degli orientamenti dottrinali su questo specifico argomento, analizzando, parola per parola, ogni lemma particolare che compone la nuova proposta”.

Tutto con una premessa importante: “Non esiste una definizione valida in ogni contesto”. E pur tenendo conto che “la teoria archivistica sembra soffrire in gran parte di una visione eterogenea, a valle di un rigoroso percorso scientifico, ma densa di contingenze concettuali e lessicali inaspettate”. Che non potrebbe che essere così, visto che – a ben vedere -, quanto c’è dietro la parola “archivio” riflette la storia stessa che l’archivio conserva, storia, ancora una volta, fatta di vite, accadimenti, collegamenti, esperienze ogni volta diverse. Definire una volta per tutte un archivio, quindi, appare come qualcosa di quasi impossibile (e comunque spesso fuorviante). Spiega Doria: “Ogni termine, con significati e contesti, non costituisce un semplice significante, ma rimanda a un bagaglio specifico di ogni tradizione disciplinare e culturale”.

L’intervento di Gianni Penzo Doria non è forse una lettura facilissima, ma è comunque lettura da fare da parte di chi voglia comprendere meglio perché, per tutti, è importante conservare la memoria in luoghi che, appunto, vengono definitivi “archivi”.

Una nuova definizione di archivio

Gianni Penzo Doria

JLIS.it, Italian Journal of Library, Archives & Information Science, maggio 2022, vol. 13 Edizione 2, p156-173. 18p.

Sintetizzate in un articolo pubblicato da poco definizioni e significati di un vocabolo denso di contenuti

 

Archivi come luoghi di memoria e lavoro, depositi non di “cose morte” ma di innumerevoli vite, luoghi di vita essi stessi, di meditazione, di storie vissute ma non passate. Attorno alla parola “archivio” ci si può ragionare a lungo. Soprattutto per sganciare questo vocabolo dall’immagine di inutilità e di polvere alla quale spesso si accompagna ancora oggi. Ed è quello che ha fatto Gianni Penzo Doria con il suo “Una nuova definizione di archivio” apparso recentemente in Italian Journal of Library, Archives & Information Science.

L’articolo non ha l’ambizione di introdurre un’idea nuova di archivio ma di esplorare caratteristiche e particolarità di quelle che già circolano arrivando a dare una nuova definizione di “archivi” partendo da quelle che sono già state messe a punto. Compito importante, perché aiuta chi legge e chi vuole saperne di più sul tema, a fare ordine tra definizioni e concetti che si portano dietro mondi e modi diversi di intendere il significato della conservazione di documenti e testimonianze del passato. Compito che Doria si propone di svolgere “a seguito di un’accurata ricognizione degli orientamenti dottrinali su questo specifico argomento, analizzando, parola per parola, ogni lemma particolare che compone la nuova proposta”.

Tutto con una premessa importante: “Non esiste una definizione valida in ogni contesto”. E pur tenendo conto che “la teoria archivistica sembra soffrire in gran parte di una visione eterogenea, a valle di un rigoroso percorso scientifico, ma densa di contingenze concettuali e lessicali inaspettate”. Che non potrebbe che essere così, visto che – a ben vedere -, quanto c’è dietro la parola “archivio” riflette la storia stessa che l’archivio conserva, storia, ancora una volta, fatta di vite, accadimenti, collegamenti, esperienze ogni volta diverse. Definire una volta per tutte un archivio, quindi, appare come qualcosa di quasi impossibile (e comunque spesso fuorviante). Spiega Doria: “Ogni termine, con significati e contesti, non costituisce un semplice significante, ma rimanda a un bagaglio specifico di ogni tradizione disciplinare e culturale”.

L’intervento di Gianni Penzo Doria non è forse una lettura facilissima, ma è comunque lettura da fare da parte di chi voglia comprendere meglio perché, per tutti, è importante conservare la memoria in luoghi che, appunto, vengono definitivi “archivi”.

Una nuova definizione di archivio

Gianni Penzo Doria

JLIS.it, Italian Journal of Library, Archives & Information Science, maggio 2022, vol. 13 Edizione 2, p156-173. 18p.

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