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La Fondazione Pirelli, dove la Ricerca e Sviluppo è storia

“Adesso ci capiremo qualcosa. Andiamo a guardarci dentro”. Fin dalla sua nascita, la Fondazione Pirelli ha adottato questa frase – l’originale è in dialetto milanese (“Adess ghe capissaremm on qualcoss: andemm a guardagh denter”), citazione dall’ingegner Luigi Emanueli che fu a lungo il capo della Ricerca e Sviluppo del Gruppo – come suo motto ad accogliere i visitatori. Nella sua semplicità, quella del “guardar dentro per capire” è un’idea che da sola riassume il concetto stesso di “scienza”, intesa come applicazione, studio, ricerca, superamento sistematico degli ostacoli. E per “fare scienza” occorre per forza aver conoscenza e coscienza dell’eredità tecnologica che il Gruppo Pirelli ha maturato nei suoi quasi centocinquant’anni di vita. La Fondazione – e in particolare l’Archivio Storico al suo interno, costituito da oltre 3 km e mezzo di documenti – è in questo senso il luogo dove questo “saper fare” viene protetto nel tempo, nel suo stratificarsi anno dopo anno per essere reso disponibile in una visione di lunga prospettiva: il grande mosaico La ricerca scientifica, realizzato nel 1961 su disegno di Renato Guttuso e oggi conservato nei locali della Fondazione Pirelli ne è la rappresentazione iconografica.

Parte integrante del patrimonio storico aziendale e inserita nel Sistema Bibliotecario Nazionale, la biblioteca tecnico-scientifica è costituita da oltre 16.000 volumi sulla tecnologia della gomma e dei cavi dall’Ottocento ai nostri giorni: un corpus pressochè unico. Solo in Fondazione, per esempio, è possibile consultare le prime copie di India Rubber Journal (1888) e India Rubber World (1889), le più antiche pubblicazioni del mondo sull’industria del caucciù. In un’altra area dell’Archivio è invece conservata una preziosissima cartellina: contiene pochi fogli dattiloscritti che hanno però un forte significato storico. È il contratto con cui, nel 1938, la Società Italiana Pirelli dà mandato al professor Giulio Natta per iniziare lo studio – presso il laboratorio di Bicocca – della gomma sintetica: è la testimonianza dell’inizio di una rivoluzione tecnologica. Si ritrovano tracce del lavoro di Natta, che sarà poi premio Nobel nel 1962 per l’invenzione della plastica, in tante delle migliaia e migliaia di specifiche di prova prodotte dalla Ricerca e Sviluppo Pneumatici: su questi documenti si può leggere per la prima volta la parola “cauccital”, cioé l’inizio della sperimentazione su quel caucciù prodotto in laboratorio che oggi è di uso comune nell’industria della gomma.

Presso l’Archivio, alle specifiche di prova si associano altrettante schede tecniche relative alle dimensioni degli stampi per la vulcanizzazione dei pneumatici, al disegno del battistrada, alle scritte originali – misure, tipo di pneumatico, logo dell’azienda – impresse sul fianco. A partire dai primi anni Trenta, questi documenti accompagnano passo dopo passo lo sviluppo e l’evoluzione di tutti i pneumatici Pirelli: dalle grandi “famiglie” come Stella Bianca e Cinturato alle versioni “Corsa” da competizione, alla sperimentazione sui tessuti “Cord”. A supporto diretto dell’odierna attività di produzione dei pneumatici “Collezione”, questo complesso di documentazione ha permesso di ricostruire quelli che nel tempo sono stati i rapporti di collaborazione tra Pirelli e le case automobilistiche, dallo sviluppo iniziale del prototipo fino al modello finale destinato al mercato. Incrociando queste informazioni tecniche con i listini prezzi del periodo – in questo caso risaliamo fino ai primi anni del Novecento – e con l’ampia produzione pubblicitaria a sua volta conservata presso l’Archivio Storico assieme ad oltre trecento disegni originali ad aerografo, è facile capire come sia stato possibile riprodurre pneumatici Pirelli d’epoca assolutamente “corretti” dal punto di vista storico e filologico, pur garantendo ovviamente gli standard di sicurezza che la moderna tecnologia offre.

La Fondazione Pirelli opera anche in campo didattico, fornendo alle giovani generazioni uno strumento di lettura del “fare industria” oggi: attingendo ad una profonda esperienza delle tappe del progresso tecnologico avvicina gli studenti a temi attuali come la robotica o l’Industria 4.0. Il massimo punto di incontro è naturalmente nella collaborazione con l’Università: dai Politecnici di Milano e Torino all’Università Bocconi fino all’Università di Milano Bicocca, nel suo decennio di vita la Fondazione Pirelli è diventata sempre di più una cerniera tra sapere e industria, tra ricerca e tecnologia.

“Adesso ci capiremo qualcosa. Andiamo a guardarci dentro”. Fin dalla sua nascita, la Fondazione Pirelli ha adottato questa frase – l’originale è in dialetto milanese (“Adess ghe capissaremm on qualcoss: andemm a guardagh denter”), citazione dall’ingegner Luigi Emanueli che fu a lungo il capo della Ricerca e Sviluppo del Gruppo – come suo motto ad accogliere i visitatori. Nella sua semplicità, quella del “guardar dentro per capire” è un’idea che da sola riassume il concetto stesso di “scienza”, intesa come applicazione, studio, ricerca, superamento sistematico degli ostacoli. E per “fare scienza” occorre per forza aver conoscenza e coscienza dell’eredità tecnologica che il Gruppo Pirelli ha maturato nei suoi quasi centocinquant’anni di vita. La Fondazione – e in particolare l’Archivio Storico al suo interno, costituito da oltre 3 km e mezzo di documenti – è in questo senso il luogo dove questo “saper fare” viene protetto nel tempo, nel suo stratificarsi anno dopo anno per essere reso disponibile in una visione di lunga prospettiva: il grande mosaico La ricerca scientifica, realizzato nel 1961 su disegno di Renato Guttuso e oggi conservato nei locali della Fondazione Pirelli ne è la rappresentazione iconografica.

Parte integrante del patrimonio storico aziendale e inserita nel Sistema Bibliotecario Nazionale, la biblioteca tecnico-scientifica è costituita da oltre 16.000 volumi sulla tecnologia della gomma e dei cavi dall’Ottocento ai nostri giorni: un corpus pressochè unico. Solo in Fondazione, per esempio, è possibile consultare le prime copie di India Rubber Journal (1888) e India Rubber World (1889), le più antiche pubblicazioni del mondo sull’industria del caucciù. In un’altra area dell’Archivio è invece conservata una preziosissima cartellina: contiene pochi fogli dattiloscritti che hanno però un forte significato storico. È il contratto con cui, nel 1938, la Società Italiana Pirelli dà mandato al professor Giulio Natta per iniziare lo studio – presso il laboratorio di Bicocca – della gomma sintetica: è la testimonianza dell’inizio di una rivoluzione tecnologica. Si ritrovano tracce del lavoro di Natta, che sarà poi premio Nobel nel 1962 per l’invenzione della plastica, in tante delle migliaia e migliaia di specifiche di prova prodotte dalla Ricerca e Sviluppo Pneumatici: su questi documenti si può leggere per la prima volta la parola “cauccital”, cioé l’inizio della sperimentazione su quel caucciù prodotto in laboratorio che oggi è di uso comune nell’industria della gomma.

Presso l’Archivio, alle specifiche di prova si associano altrettante schede tecniche relative alle dimensioni degli stampi per la vulcanizzazione dei pneumatici, al disegno del battistrada, alle scritte originali – misure, tipo di pneumatico, logo dell’azienda – impresse sul fianco. A partire dai primi anni Trenta, questi documenti accompagnano passo dopo passo lo sviluppo e l’evoluzione di tutti i pneumatici Pirelli: dalle grandi “famiglie” come Stella Bianca e Cinturato alle versioni “Corsa” da competizione, alla sperimentazione sui tessuti “Cord”. A supporto diretto dell’odierna attività di produzione dei pneumatici “Collezione”, questo complesso di documentazione ha permesso di ricostruire quelli che nel tempo sono stati i rapporti di collaborazione tra Pirelli e le case automobilistiche, dallo sviluppo iniziale del prototipo fino al modello finale destinato al mercato. Incrociando queste informazioni tecniche con i listini prezzi del periodo – in questo caso risaliamo fino ai primi anni del Novecento – e con l’ampia produzione pubblicitaria a sua volta conservata presso l’Archivio Storico assieme ad oltre trecento disegni originali ad aerografo, è facile capire come sia stato possibile riprodurre pneumatici Pirelli d’epoca assolutamente “corretti” dal punto di vista storico e filologico, pur garantendo ovviamente gli standard di sicurezza che la moderna tecnologia offre.

La Fondazione Pirelli opera anche in campo didattico, fornendo alle giovani generazioni uno strumento di lettura del “fare industria” oggi: attingendo ad una profonda esperienza delle tappe del progresso tecnologico avvicina gli studenti a temi attuali come la robotica o l’Industria 4.0. Il massimo punto di incontro è naturalmente nella collaborazione con l’Università: dai Politecnici di Milano e Torino all’Università Bocconi fino all’Università di Milano Bicocca, nel suo decennio di vita la Fondazione Pirelli è diventata sempre di più una cerniera tra sapere e industria, tra ricerca e tecnologia.

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