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Intelligenza artificiale, etica accanto a tecnica

Un libro scritto da un informatico e un filosofo contribuisce alla comprensione delle nuove tercnologie

Comprendere per agire meglio e con più avvedutezza. Indicazione che vale per tutti e in particolare per alcune categorie di componenti della società e dell’economia. Avere, in altri termini, gli strumenti corretti per capire. E agire, dopo, con maggiore attenzione. E’ quanto occorre fare anche con le nuove tecnologie a disposizione, tra cui l’intelligenza artificiale costituisce, forse, una delle più importanti, interessanti e promettenti. A patto, appunto, che ben la si comprenda.

E’ utile allora leggere “Per un’ecologia dell’intelligenza artificiale. Dialoghi tra un filosofo e un informatico” scritto a quattro mani da Vincenzo Ambriola (già professore di Informatica e direttore del Dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa) e Adriano Fabris (professore di Filosofia morale sempre all’Università di Pisa). Entrambi gli autori, partendo da formazioni ed esperienze diverse, hanno un punto in comune: l’attenzione etica alla tecnologia. Il libro è un dialogo tra i due che prende le mosse da una constatazione: L’avvento dell’intelligenza artificiale sta ridefinendo i confini dell’umano, intrecciando in modo inesorabile tecnologia e coscienza. I due cercano quindi di rispondere ad una serie di interrogativi importanti per tutti che tutto sommato possono essere riuniti in una sola grande domanda. Come cambierà, con l’intelligenza artificiale, il nostro modo di lavorare, relazionarci e concepire noi stessi? Ad essere interessata dal nostro rapporto con le tecnologie è infatti l’idea stessa di essere umano che l’intelligenza artificiale introduce.

I due studiosi, portando le loro diverse lenti con le quali osservano la realtà e la tecnologia, si confrontano su questa rivoluzione epocale. Ed è proprio qui l’interesse del libro (nemmeno 100 pagine da leggere con grande attenzione). Mentre l’informatico guida chi legge attraverso i meandri dell’algoritmo, svelando le potenzialità e i limiti di questa nuova intelligenza; il filosofo invita a riflettere sulle implicazioni morali di questa trasformazione. Una visione della realtà non esclude l’altra e, anzi, la arricchisce.

Il libro è costruito in tre passi (che sono altrettanti grandi capitoli). Nel primo si ragiona sull’etica dell’intelligenza artificiale “nei sistemi socio-tecnologici” approfondendo quindi di quale etica si parla, sulla base di quali codici si discute e sulla effettiva novità delle “nuove tecnologie”. Nel secondo capitolo, poi, si riflette sul linguaggio e sui “mondi creati dalle entità artificiali” cercando di capire funzione, utilità e responsabilità che questi mondi implicano. E’ in questa parte che viene anche posto un esempio di “conversazione con un’entità artificiale”. Il terzo passo riguarda “l’ecologia degli ambienti digitali” e concerne luoghi e spazi di questi ambienti cercando di arrivare a definire, appunto, un nuovo modo di fare ecologia.

Ogni capitolo è costruito sulla base di testi scritti a quattro mani e su altri scritti alternativamente dalle mani dell’informatico oppure del filosofo.

Nelle conclusioni, i due autori chiariscono quanto oggi sia importante l’etica non solo dell’uomo ma anche delle macchine e quanto i criteri di progettazione di queste ultime debbano “essere ispirati a principi quali trasparenza, spiegabilità, rispetto di regole predefinite e inviolabili. Devono essere chiariti i meccanismi di responsabilità che governano il funzionamento di questi sistemi, separando la fase di addestramento da quelle di esercizio”. Il libro – ed è un altro suo pregio – non fornisce tuttavia una risposta a tutti gli interrogativi ancora aperti e, anzi, si conclude sottolineando quanto sia complesso e arduo arrivare ad un equilibrio nell’uso delle nuove tecnologie.

Per un’ecologia dell’intelligenza artificiale. Dialoghi tra un filosofo e un informatico

Vincenzo Ambriola, Adriano Fabris

Castelvecchi, 2025

Un libro scritto da un informatico e un filosofo contribuisce alla comprensione delle nuove tercnologie

Comprendere per agire meglio e con più avvedutezza. Indicazione che vale per tutti e in particolare per alcune categorie di componenti della società e dell’economia. Avere, in altri termini, gli strumenti corretti per capire. E agire, dopo, con maggiore attenzione. E’ quanto occorre fare anche con le nuove tecnologie a disposizione, tra cui l’intelligenza artificiale costituisce, forse, una delle più importanti, interessanti e promettenti. A patto, appunto, che ben la si comprenda.

E’ utile allora leggere “Per un’ecologia dell’intelligenza artificiale. Dialoghi tra un filosofo e un informatico” scritto a quattro mani da Vincenzo Ambriola (già professore di Informatica e direttore del Dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa) e Adriano Fabris (professore di Filosofia morale sempre all’Università di Pisa). Entrambi gli autori, partendo da formazioni ed esperienze diverse, hanno un punto in comune: l’attenzione etica alla tecnologia. Il libro è un dialogo tra i due che prende le mosse da una constatazione: L’avvento dell’intelligenza artificiale sta ridefinendo i confini dell’umano, intrecciando in modo inesorabile tecnologia e coscienza. I due cercano quindi di rispondere ad una serie di interrogativi importanti per tutti che tutto sommato possono essere riuniti in una sola grande domanda. Come cambierà, con l’intelligenza artificiale, il nostro modo di lavorare, relazionarci e concepire noi stessi? Ad essere interessata dal nostro rapporto con le tecnologie è infatti l’idea stessa di essere umano che l’intelligenza artificiale introduce.

I due studiosi, portando le loro diverse lenti con le quali osservano la realtà e la tecnologia, si confrontano su questa rivoluzione epocale. Ed è proprio qui l’interesse del libro (nemmeno 100 pagine da leggere con grande attenzione). Mentre l’informatico guida chi legge attraverso i meandri dell’algoritmo, svelando le potenzialità e i limiti di questa nuova intelligenza; il filosofo invita a riflettere sulle implicazioni morali di questa trasformazione. Una visione della realtà non esclude l’altra e, anzi, la arricchisce.

Il libro è costruito in tre passi (che sono altrettanti grandi capitoli). Nel primo si ragiona sull’etica dell’intelligenza artificiale “nei sistemi socio-tecnologici” approfondendo quindi di quale etica si parla, sulla base di quali codici si discute e sulla effettiva novità delle “nuove tecnologie”. Nel secondo capitolo, poi, si riflette sul linguaggio e sui “mondi creati dalle entità artificiali” cercando di capire funzione, utilità e responsabilità che questi mondi implicano. E’ in questa parte che viene anche posto un esempio di “conversazione con un’entità artificiale”. Il terzo passo riguarda “l’ecologia degli ambienti digitali” e concerne luoghi e spazi di questi ambienti cercando di arrivare a definire, appunto, un nuovo modo di fare ecologia.

Ogni capitolo è costruito sulla base di testi scritti a quattro mani e su altri scritti alternativamente dalle mani dell’informatico oppure del filosofo.

Nelle conclusioni, i due autori chiariscono quanto oggi sia importante l’etica non solo dell’uomo ma anche delle macchine e quanto i criteri di progettazione di queste ultime debbano “essere ispirati a principi quali trasparenza, spiegabilità, rispetto di regole predefinite e inviolabili. Devono essere chiariti i meccanismi di responsabilità che governano il funzionamento di questi sistemi, separando la fase di addestramento da quelle di esercizio”. Il libro – ed è un altro suo pregio – non fornisce tuttavia una risposta a tutti gli interrogativi ancora aperti e, anzi, si conclude sottolineando quanto sia complesso e arduo arrivare ad un equilibrio nell’uso delle nuove tecnologie.

Per un’ecologia dell’intelligenza artificiale. Dialoghi tra un filosofo e un informatico

Vincenzo Ambriola, Adriano Fabris

Castelvecchi, 2025

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