Buon lavoro in un buon ambiente d’impresa
Un articolo apparso recentemente approfondisce il metodo del job crafting come percorso per conciliare organizzazione della produzione e attitudini dell’individuo
Lavorare bene. Non solo dal punto di vista produttivistico, ma anche da quello umano e sociale. Essere inseriti per davvero in un’organizzazione della produzione e prendervi parte, viverla con consapevolezza. Le nuove relazioni umane e industriali rappresentano uno degli orizzonti di sviluppo per le imprese. Cultura d’impresa che si fa cultura del buon lavoro. Con tutti gli strumenti che possono essere messi in campo. La lettura di “Il significato del job crafting nell’organizzazione del lavoro. Inquadramento teorico, tendenze evolutive e prospettive manageriali” scritto a più mani da Davide de Gennaro, Filomena Buonocore e Maria Ferrara (tutti dell’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”), può allora essere un buon percorso per approfondire le informazioni su uno dei metodi più importanti di acquisizione del lavoro e relativamente alla sua corretta collocazione.
La ricerca è di fatto un approfondimento del metodo del job crafting, cioè dell’assunzione da parte del lavoratore di comportamenti proattivi per migliorare il proprio lavoro così da renderlo più soddisfacente e coerente con le proprie inclinazioni. Il ragionamento degli autori parte infatti dai collegamenti fra caratteristiche della persone e organizzazione del lavoro: maggiore è la “compatibilità” fra questi due elementi e maggiore è il benessere lavorativo da un lato e la produttività dall’altro.
L’articolo quindi approfondisce gli aspetti relativi al job crafting partendo dall’impostazione teorica per passare poi alla sua evoluzione e soprattutto alle prospettive d’uso. A far scattare il job crafting – viene spiegato -, sono situazioni di insoddisfazione ma soprattutto caratteristiche personali e di contesto che conducono a reazioni positive che migliorano la collocazione lavorativa, la soddisfazione e quindi la produttività oltre che il miglioramento delle relazioni degli ambienti di lavoro. Tutto, poi, è in relazione alla gestione organizzativa e manageriale dell’impresa.
Di fatto due sono le conclusioni degli autori circa l’applicazione del metodo del job crafting nelle imprese. La prima è che l’affidamento delle mansioni non può essere “calato dall’alto”, la seconda è che l’organizzazione del lavoro può generare risultati positivi ma anche negativi e che compito di un buon manager è quello di creare il più possibile “ambienti positivi”.
Il lavoro di de Gennaro, Buonocore e Ferrara è una buona sintesi di un tema solo in apparenza semplice e di facile applicazione. Per questo va letto con attenzione.
Il significato del job crafting nell’organizzazione del lavoro. Inquadramento teorico, tendenze evolutive e prospettive manageriali
Davide de Gennaro, Filomena Buonocore, Maria Ferrara
Impresa Progetto, Electronic Journal of Management, 1, 2017
Un articolo apparso recentemente approfondisce il metodo del job crafting come percorso per conciliare organizzazione della produzione e attitudini dell’individuo
Lavorare bene. Non solo dal punto di vista produttivistico, ma anche da quello umano e sociale. Essere inseriti per davvero in un’organizzazione della produzione e prendervi parte, viverla con consapevolezza. Le nuove relazioni umane e industriali rappresentano uno degli orizzonti di sviluppo per le imprese. Cultura d’impresa che si fa cultura del buon lavoro. Con tutti gli strumenti che possono essere messi in campo. La lettura di “Il significato del job crafting nell’organizzazione del lavoro. Inquadramento teorico, tendenze evolutive e prospettive manageriali” scritto a più mani da Davide de Gennaro, Filomena Buonocore e Maria Ferrara (tutti dell’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”), può allora essere un buon percorso per approfondire le informazioni su uno dei metodi più importanti di acquisizione del lavoro e relativamente alla sua corretta collocazione.
La ricerca è di fatto un approfondimento del metodo del job crafting, cioè dell’assunzione da parte del lavoratore di comportamenti proattivi per migliorare il proprio lavoro così da renderlo più soddisfacente e coerente con le proprie inclinazioni. Il ragionamento degli autori parte infatti dai collegamenti fra caratteristiche della persone e organizzazione del lavoro: maggiore è la “compatibilità” fra questi due elementi e maggiore è il benessere lavorativo da un lato e la produttività dall’altro.
L’articolo quindi approfondisce gli aspetti relativi al job crafting partendo dall’impostazione teorica per passare poi alla sua evoluzione e soprattutto alle prospettive d’uso. A far scattare il job crafting – viene spiegato -, sono situazioni di insoddisfazione ma soprattutto caratteristiche personali e di contesto che conducono a reazioni positive che migliorano la collocazione lavorativa, la soddisfazione e quindi la produttività oltre che il miglioramento delle relazioni degli ambienti di lavoro. Tutto, poi, è in relazione alla gestione organizzativa e manageriale dell’impresa.
Di fatto due sono le conclusioni degli autori circa l’applicazione del metodo del job crafting nelle imprese. La prima è che l’affidamento delle mansioni non può essere “calato dall’alto”, la seconda è che l’organizzazione del lavoro può generare risultati positivi ma anche negativi e che compito di un buon manager è quello di creare il più possibile “ambienti positivi”.
Il lavoro di de Gennaro, Buonocore e Ferrara è una buona sintesi di un tema solo in apparenza semplice e di facile applicazione. Per questo va letto con attenzione.
Il significato del job crafting nell’organizzazione del lavoro. Inquadramento teorico, tendenze evolutive e prospettive manageriali
Davide de Gennaro, Filomena Buonocore, Maria Ferrara
Impresa Progetto, Electronic Journal of Management, 1, 2017