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Leopoldo Pirelli,
“l’imprenditore
gentiluomo”

Il 27 agosto 1925, a Velate, in provincia di Varese, nasce Leopoldo Pirelli, erede di una famiglia d’imprenditori che ha segnato profondamente la storia industriale del nostro Paese. Il nonno, Giovanni Battista, fonda Pirelli nel 1872, portando in Italia l’innovazione della gomma vulcanizzata, mentre il padre Alberto guida l’azienda a partire dall’inizio degli anni Trenta, nel difficile periodo del Fascismo e della Seconda Guerra Mondiale. Sarà l’ingegner Leopoldo, “l’imprenditore gentiluomo”, a imprimere un nuovo passo al Gruppo nella seconda metà del Novecento.

Dopo la laurea in ingegneria al Politecnico di Milano, Leopoldo Pirelli è avviato all’impresa di famiglia con la lucidità di chi sa che il ruolo non è un diritto, ma un impegno. Inizia un rigoroso apprendistato che lo porta a conoscere l’azienda in ogni suo aspetto: contabilità generale a Basilea, contabilità industriale a Bruxelles, acquisti a Londra e poi il suo primo incarico ufficiale, capoturno di un reparto nella fabbrica pneumatici di Tivoli. Nei dieci anni consecutivi viene gradualmente coinvolto nella conduzione dell’azienda, dividendo l’ufficio con il padre, le due scrivanie una di fronte all’altra.
Negli anni Cinquanta, mentre Milano si rimette in piedi dopo le distruzioni belliche, Pirelli si pone l’obiettivo di una nuova sede direzionale della società e a dar corpo all’idea viene chiamato l’architetto Gio Ponti, deciso a realizzare un “monumento ad onore della città e della civiltà”. Sorge così nel 1960 uno dei simboli più forti della rinascita economica del Paese: il Grattacielo Pirelli. L’ingegner Leopoldo dà il via a questo progetto visionario a fianco del padre Alberto, vedendo nel “Pirellone” non solo un quartier generale adeguato all’eccellenza del Gruppo ma un’opera d’arte architettonica, un manifesto di modernità, un emblema dell’identità visiva di Milano. E soprattutto, la dimostrazione che l’impresa può essere innovazione, bellezza e cultura.

Nel 1965 Leopoldo Pirelli assume la carica di Presidente: è l’inizio di una nuova era per l’azienda. Con rigore e senso del dovere, segna positivamente il corso della storia economica italiana: i tempi felici del boom e quelli critici degli shock petroliferi, l’“autunno caldo” dei conflitti sindacali e gli “anni di piombo” del terrorismo, tra sfide e grandi cambiamenti, come testimoniato dall’elaborazione del “Rapporto Pirelli” per la riforma di Confindustria e dalla ricerca di migliori relazioni industriali con il pacchetto di proposte soprannominato poi “decretone”, con il quale cerca di anticipare le richieste dei lavoratori. E poi ancora il Progetto Bicocca, voluto da Leopoldo Pirelli e condotto a partire dagli anni Ottanta dallo studio dell’architetto Vittorio Gregotti, che prefigura la nascita di un nuovo concetto di urbanistica moderna: dalle fabbriche di prodotti alle fabbriche di idee e conoscenza, con l’intenzione di connettere l’area aziendale con il tessuto urbano circostante, in costante dialogo tra presente, passato e futuro.

Nel 1986, in occasione del conferimento della medaglia di Socio onorario del Collegio degli Ingegneri di Milano, l’ingegner Leopoldo decide di raccontare ciò che ha imparato dopo una vita trascorsa alla guida del Gruppo. Non con numeri, risultati o traguardi personali, ma con parole misurate, com’è nel suo stile. Le chiama “Le dieci regole del buon imprenditore”, ma in realtà sono qualcosa di più: un codice morale, un’eredità di pensiero. Sono valori vissuti ogni giorno, in azienda, tra le persone. Leopoldo sostiene che l’industria non sia solo profitto, ma un pilastro civile, un luogo dove innovazione e responsabilità sociale devono crescere insieme. E soprattutto afferma che fare impresa significhi prima di tutto assumersi un dovere, verso chi lavora e verso il mondo che ci circonda.

Nel 1996, dopo oltre trent’anni alla guida del Gruppo, Leopoldo Pirelli lascia la presidenza a favore di Marco Tronchetti Provera. A cent’anni dalla sua nascita, vogliamo ricordare una figura che ha contribuito in modo decisivo allo sviluppo dell’impresa di famiglia e, più in generale, alla trasformazione economica e culturale del Paese; un uomo attento alle persone e ai valori, la cui idea di impresa come luogo di dialogo e crescita condivisa rimane ancora oggi un riferimento imprescindibile.

Il 27 agosto 1925, a Velate, in provincia di Varese, nasce Leopoldo Pirelli, erede di una famiglia d’imprenditori che ha segnato profondamente la storia industriale del nostro Paese. Il nonno, Giovanni Battista, fonda Pirelli nel 1872, portando in Italia l’innovazione della gomma vulcanizzata, mentre il padre Alberto guida l’azienda a partire dall’inizio degli anni Trenta, nel difficile periodo del Fascismo e della Seconda Guerra Mondiale. Sarà l’ingegner Leopoldo, “l’imprenditore gentiluomo”, a imprimere un nuovo passo al Gruppo nella seconda metà del Novecento.

Dopo la laurea in ingegneria al Politecnico di Milano, Leopoldo Pirelli è avviato all’impresa di famiglia con la lucidità di chi sa che il ruolo non è un diritto, ma un impegno. Inizia un rigoroso apprendistato che lo porta a conoscere l’azienda in ogni suo aspetto: contabilità generale a Basilea, contabilità industriale a Bruxelles, acquisti a Londra e poi il suo primo incarico ufficiale, capoturno di un reparto nella fabbrica pneumatici di Tivoli. Nei dieci anni consecutivi viene gradualmente coinvolto nella conduzione dell’azienda, dividendo l’ufficio con il padre, le due scrivanie una di fronte all’altra.
Negli anni Cinquanta, mentre Milano si rimette in piedi dopo le distruzioni belliche, Pirelli si pone l’obiettivo di una nuova sede direzionale della società e a dar corpo all’idea viene chiamato l’architetto Gio Ponti, deciso a realizzare un “monumento ad onore della città e della civiltà”. Sorge così nel 1960 uno dei simboli più forti della rinascita economica del Paese: il Grattacielo Pirelli. L’ingegner Leopoldo dà il via a questo progetto visionario a fianco del padre Alberto, vedendo nel “Pirellone” non solo un quartier generale adeguato all’eccellenza del Gruppo ma un’opera d’arte architettonica, un manifesto di modernità, un emblema dell’identità visiva di Milano. E soprattutto, la dimostrazione che l’impresa può essere innovazione, bellezza e cultura.

Nel 1965 Leopoldo Pirelli assume la carica di Presidente: è l’inizio di una nuova era per l’azienda. Con rigore e senso del dovere, segna positivamente il corso della storia economica italiana: i tempi felici del boom e quelli critici degli shock petroliferi, l’“autunno caldo” dei conflitti sindacali e gli “anni di piombo” del terrorismo, tra sfide e grandi cambiamenti, come testimoniato dall’elaborazione del “Rapporto Pirelli” per la riforma di Confindustria e dalla ricerca di migliori relazioni industriali con il pacchetto di proposte soprannominato poi “decretone”, con il quale cerca di anticipare le richieste dei lavoratori. E poi ancora il Progetto Bicocca, voluto da Leopoldo Pirelli e condotto a partire dagli anni Ottanta dallo studio dell’architetto Vittorio Gregotti, che prefigura la nascita di un nuovo concetto di urbanistica moderna: dalle fabbriche di prodotti alle fabbriche di idee e conoscenza, con l’intenzione di connettere l’area aziendale con il tessuto urbano circostante, in costante dialogo tra presente, passato e futuro.

Nel 1986, in occasione del conferimento della medaglia di Socio onorario del Collegio degli Ingegneri di Milano, l’ingegner Leopoldo decide di raccontare ciò che ha imparato dopo una vita trascorsa alla guida del Gruppo. Non con numeri, risultati o traguardi personali, ma con parole misurate, com’è nel suo stile. Le chiama “Le dieci regole del buon imprenditore”, ma in realtà sono qualcosa di più: un codice morale, un’eredità di pensiero. Sono valori vissuti ogni giorno, in azienda, tra le persone. Leopoldo sostiene che l’industria non sia solo profitto, ma un pilastro civile, un luogo dove innovazione e responsabilità sociale devono crescere insieme. E soprattutto afferma che fare impresa significhi prima di tutto assumersi un dovere, verso chi lavora e verso il mondo che ci circonda.

Nel 1996, dopo oltre trent’anni alla guida del Gruppo, Leopoldo Pirelli lascia la presidenza a favore di Marco Tronchetti Provera. A cent’anni dalla sua nascita, vogliamo ricordare una figura che ha contribuito in modo decisivo allo sviluppo dell’impresa di famiglia e, più in generale, alla trasformazione economica e culturale del Paese; un uomo attento alle persone e ai valori, la cui idea di impresa come luogo di dialogo e crescita condivisa rimane ancora oggi un riferimento imprescindibile.

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