Regole per far crescere la cultura d’impresa
Una tesi discussa presso l’Università di Brescia approfondisce gli effetti dell’applicazione del Modello 231
Cultura d’impresa e organizzazione d’impresa. Binomio fondamentale eppure non ancora esplorato nella sua completezza. Tanto da necessitare di continui approfondimenti. Anche perché, nel frattempo, le relazioni tra gestione e cultura cambiano con il mutare del contesto e delle condizioni in cui l’impresa stessa opera. Anche per questo è interessante leggere “Il ‘successo sostenibile’ e la ‘dovuta diligenza: poteri, obblighi e responsabilità nel governo dell’impresa tra profitto e tutela del contesto”, ricerca di Linda Rosa che ha prodotto una tesi discussa presso l’Università di Brescia.
L’obiettivo dell’indagine è espresso chiaramente nelle prime pagine: esplorare “l’importanza cruciale dei modelli di organizzazione, gestione e controllo (…), introdotti ormai più di vent’anni fa dal d.lgs. 231/2001, concentrandosi sui loro impatti in termini di cultura aziendale, sostenibilità e, last but not least, gestione dei reati contro l’ambiente”. Traguardo ambizioso il cui raggiungimento è stato reso possibile con una ricerca finanziata nell’ambito delle borse di dottorato del Programma Operativo Nazionale Ricerca e Innovazione 2014-2020.
Lo studio prende le mosse dall’analisi dei concetti di “successo sostenibile” e “dovuta diligenza” come cardini della governance moderna. In questo senso, quanto indicato dal Modello 231 viene inteso come presidio anche per la tutela dell’ambiente oltre che come pratica di educazione e formazione all’interno dell’organizzazione aziendale. La teoria, viene quindi provata presso Asonext s.p.a., azienda italiana del settore siderurgico, nella quale, per oltre un anno, viene effettuata una indagine sulle modalità di applicazione del modello e su come queste siano state poste in relazione con le altre attività di controllo e lavoro.
La conclusione di Linda Rosa è semplice: se ben applicate, le regole per il controllo della gestione (come quelle relative al Modello 231) possono contribuire anche al cambiamento dell’approccio verso la produzione di chi in azienda lavoro a più livelli. Scrive l’autrice nelle sue conclusioni: “Il processo di implementazione del Modello 231, in tale prospettiva, non può più essere considerato un “male necessario”, ma deve essere inteso come uno stimolo per la ri-organizzazione dell’ente, un’occasione per rafforzare i sistemi di governance, migliorare i processi decisionali e promuovere una cultura aziendale integra e trasparente, che non si esaurisca nel mero rispetto della legge”.
Linda Rosa
Tesi, Università degli studi di Brescia, Dipartimento di Economia e Management
Dottorato di ricerca in Business & Law – Istituzioni e Impresa: Valore, Regole e Responsabilità Sociale, 2025
Una tesi discussa presso l’Università di Brescia approfondisce gli effetti dell’applicazione del Modello 231
Cultura d’impresa e organizzazione d’impresa. Binomio fondamentale eppure non ancora esplorato nella sua completezza. Tanto da necessitare di continui approfondimenti. Anche perché, nel frattempo, le relazioni tra gestione e cultura cambiano con il mutare del contesto e delle condizioni in cui l’impresa stessa opera. Anche per questo è interessante leggere “Il ‘successo sostenibile’ e la ‘dovuta diligenza: poteri, obblighi e responsabilità nel governo dell’impresa tra profitto e tutela del contesto”, ricerca di Linda Rosa che ha prodotto una tesi discussa presso l’Università di Brescia.
L’obiettivo dell’indagine è espresso chiaramente nelle prime pagine: esplorare “l’importanza cruciale dei modelli di organizzazione, gestione e controllo (…), introdotti ormai più di vent’anni fa dal d.lgs. 231/2001, concentrandosi sui loro impatti in termini di cultura aziendale, sostenibilità e, last but not least, gestione dei reati contro l’ambiente”. Traguardo ambizioso il cui raggiungimento è stato reso possibile con una ricerca finanziata nell’ambito delle borse di dottorato del Programma Operativo Nazionale Ricerca e Innovazione 2014-2020.
Lo studio prende le mosse dall’analisi dei concetti di “successo sostenibile” e “dovuta diligenza” come cardini della governance moderna. In questo senso, quanto indicato dal Modello 231 viene inteso come presidio anche per la tutela dell’ambiente oltre che come pratica di educazione e formazione all’interno dell’organizzazione aziendale. La teoria, viene quindi provata presso Asonext s.p.a., azienda italiana del settore siderurgico, nella quale, per oltre un anno, viene effettuata una indagine sulle modalità di applicazione del modello e su come queste siano state poste in relazione con le altre attività di controllo e lavoro.
La conclusione di Linda Rosa è semplice: se ben applicate, le regole per il controllo della gestione (come quelle relative al Modello 231) possono contribuire anche al cambiamento dell’approccio verso la produzione di chi in azienda lavoro a più livelli. Scrive l’autrice nelle sue conclusioni: “Il processo di implementazione del Modello 231, in tale prospettiva, non può più essere considerato un “male necessario”, ma deve essere inteso come uno stimolo per la ri-organizzazione dell’ente, un’occasione per rafforzare i sistemi di governance, migliorare i processi decisionali e promuovere una cultura aziendale integra e trasparente, che non si esaurisca nel mero rispetto della legge”.
Linda Rosa
Tesi, Università degli studi di Brescia, Dipartimento di Economia e Management
Dottorato di ricerca in Business & Law – Istituzioni e Impresa: Valore, Regole e Responsabilità Sociale, 2025