Storia esemplare di un uomo d’impresa
Da poco pubblicata una ricerca che mette in luce l’importanza dei lavoratori intermedi nelle fabbriche e negli uffici
Operai oppure grandi imprenditori. Nella narrazione fatta da quasi tutta la letteratura storica d’impresa, sembra siano queste le due categorie che occupano più pagine in assoluto. Lo dice bene Andrea Negro – dottorando in studi storici, geografici e antropologici presso l’Università di Padova – in un bel saggio da poco pubblicato che cerca di analizzare la “classe di mezzo” delle imprese.
“‘Il progresso tecnico non è mai nato da sogni e favole’. La storia di Mario Croce, dalla Società per azioni ferriere e acciaierie di Udine (Safau) al mondo” prende le mosse proprio da questa constatazione. Scrive l’autore nelle primissime righe della sua ricerca: “Messi in ombra da un lato dallo studio delle vicende imprenditoriali e dall’altro dalla storia del lavoro operaio, gli strati intermedi della fabbrica” e cioè ad esempio “capi, tecnici, ingegneri e progettisti, hanno trovato meno spazio nell’ambito degli studi storici”. Non così, certo, è accaduto e accade nella letteratura a tutto tondo che si è occupata e si occupa di storie d’azienda, ma – come si è detto – in quella più attenta agli aspetti storici il fenomeno è rilevante. Ed è a questa mancanza che Andrea Negro vuole rimediare.
La ricerca intreccia la teoria con il racconto di una vita reale vissuta in fabbrica, quella di Mario Croce: tecnico della siderurgia, a partire dal 1947 tramite la Safau di Udine prima e la Danieli & C. Croce ha dato un contributo determinante allo sviluppo della colata continua, importante innovazione nel panorama globale dell’acciaio, dirigendo l’installazione di quasi 110 impianti nel mondo. Ma è stato, appunto, sempre una figura intermedia, importante e determinante ma pur sempre componente “a metà” negli organigrammi. Ed è, appunto, sulla storia di Mario Croce assunta a paradigma di una categoria di lavoratori, che Andrea Negro fonda la sua indagine. È così che la cultura d’impresa (industriale) che spesso viene attribuita, a seconda degli studi, alla classe imprenditoriale oppure a quella operaia, trova altri paladini che si dimostrano essenziali per la sua crescita e diffusione.
È da leggere e apprezzare lo studio di Negro – condotto tra l’altro attraverso i documenti dell’archivio privato di Mario Croce – anche perché dimostra, se ve ne fosse ancora bisogno, quanto la storia delle imprese debba sempre essere ricondotta a quella delle persone che le popolano.
“Il progresso tecnico non è mai nato da sogni e favole”. La storia di Mario Croce, dalla Società per azioni ferriere e acciaierie di Udine (Safau) al mondo
Andrea Negro
SOCIETÀ E STORIA, 2025/187
Da poco pubblicata una ricerca che mette in luce l’importanza dei lavoratori intermedi nelle fabbriche e negli uffici
Operai oppure grandi imprenditori. Nella narrazione fatta da quasi tutta la letteratura storica d’impresa, sembra siano queste le due categorie che occupano più pagine in assoluto. Lo dice bene Andrea Negro – dottorando in studi storici, geografici e antropologici presso l’Università di Padova – in un bel saggio da poco pubblicato che cerca di analizzare la “classe di mezzo” delle imprese.
“‘Il progresso tecnico non è mai nato da sogni e favole’. La storia di Mario Croce, dalla Società per azioni ferriere e acciaierie di Udine (Safau) al mondo” prende le mosse proprio da questa constatazione. Scrive l’autore nelle primissime righe della sua ricerca: “Messi in ombra da un lato dallo studio delle vicende imprenditoriali e dall’altro dalla storia del lavoro operaio, gli strati intermedi della fabbrica” e cioè ad esempio “capi, tecnici, ingegneri e progettisti, hanno trovato meno spazio nell’ambito degli studi storici”. Non così, certo, è accaduto e accade nella letteratura a tutto tondo che si è occupata e si occupa di storie d’azienda, ma – come si è detto – in quella più attenta agli aspetti storici il fenomeno è rilevante. Ed è a questa mancanza che Andrea Negro vuole rimediare.
La ricerca intreccia la teoria con il racconto di una vita reale vissuta in fabbrica, quella di Mario Croce: tecnico della siderurgia, a partire dal 1947 tramite la Safau di Udine prima e la Danieli & C. Croce ha dato un contributo determinante allo sviluppo della colata continua, importante innovazione nel panorama globale dell’acciaio, dirigendo l’installazione di quasi 110 impianti nel mondo. Ma è stato, appunto, sempre una figura intermedia, importante e determinante ma pur sempre componente “a metà” negli organigrammi. Ed è, appunto, sulla storia di Mario Croce assunta a paradigma di una categoria di lavoratori, che Andrea Negro fonda la sua indagine. È così che la cultura d’impresa (industriale) che spesso viene attribuita, a seconda degli studi, alla classe imprenditoriale oppure a quella operaia, trova altri paladini che si dimostrano essenziali per la sua crescita e diffusione.
È da leggere e apprezzare lo studio di Negro – condotto tra l’altro attraverso i documenti dell’archivio privato di Mario Croce – anche perché dimostra, se ve ne fosse ancora bisogno, quanto la storia delle imprese debba sempre essere ricondotta a quella delle persone che le popolano.
“Il progresso tecnico non è mai nato da sogni e favole”. La storia di Mario Croce, dalla Società per azioni ferriere e acciaierie di Udine (Safau) al mondo
Andrea Negro
SOCIETÀ E STORIA, 2025/187