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Il lavoro “ibrido” e i cambi di organizzazione

Una serie di ricerche analizza i mutamenti provocati nelle imprese e nelle istituzioni dalle nuove forme lavorative

 

Cambiare modalità di lavoro per lavorare meglio e, in determinate condizioni, per lavorare e basta. L’indicazione – imposta dalla pandemia di Covid 19 – continua ad essere di attualità, anche se con declinazioni e interpretazione varie. E’, in ogni caso, un cambio di paradigma nell’organizzazione del lavoro e dell’impresa quello che si osserva. Un mutamento anche, per certi versi, della stessa cultura del produrre. E’ attorno a questo nodo di temi che ragionano gli autori di “Ri-Organizzare il lavoro. Hybrid work, confini organizzativi e valore”, raccolta di ricerche che hanno il lavoro ibrido come oggetto principale.

Nell’introduzione alle indagini raccolte, viene spiegato: “La ‘vera’ transizione verso il lavoro ibrido è stata innescata, in gran parte, dalle necessità imposte dalla pandemia. Questo evento ha infatti catapultato le organizzazioni in una nuova era, in cui l’approccio flessibile al luogo dove il lavoro può essere svolto è diventato la norma e il lavoro ibrido, nella fase di assestamento del dopo pandemia, si afferma come catalizzatore di trasformazioni radicali nelle pratiche organizzative”.

Cambiare modalità di lavoro ha provocato “una trasformazione profonda nella cultura non solo dei lavoratori (…) ma anche delle organizzazioni, attraverso un ripensamento dei fondamenti alla base dell’organizzazione del lavoro e, più in generale, una rivisitazione dei processi organizzativi, tutti aspetti dal forte impatto sia sulla gestione delle persone, ma anche degli spazi e dei confini”.

Le ricerche raccolte cercano quindi di indagare la serie di “cambi” che il lavoro ibrido comporta: nello spazio e nel tempo, nell’organizzazione, nel suo riconoscimento.  Se – viene spiegato – il lavoro sta via via perdendo la connotazione spaziale del “luogo” (si è passati dal tele-lavoro al lavoro da remoto, al lavoro ibrido che si propone ora come la nuova “etichetta” per identificare ciò che sta accadendo) e si avvia a ridimensionare gradualmente anche quella consolidata di “tempo” (già sono in atto diverse sperimentazioni a livello nazionale ed internazionale per ridefinire il numero di ore lavorate alla settimana e la loro distribuzione temporale), con l’avvento delle nuove modalità di lavoro ciò che è messo in discussione è proprio il confine dell’organizzazione.

Ri-Organizzare il lavoro. Hybrid work, confini organizzativi e valore

AA.VV.

ProspettiveInOrganizzazione – Numero 24 – 2024

Rivista dell’Associazione italiana di organizzazione aziendale

Una serie di ricerche analizza i mutamenti provocati nelle imprese e nelle istituzioni dalle nuove forme lavorative

 

Cambiare modalità di lavoro per lavorare meglio e, in determinate condizioni, per lavorare e basta. L’indicazione – imposta dalla pandemia di Covid 19 – continua ad essere di attualità, anche se con declinazioni e interpretazione varie. E’, in ogni caso, un cambio di paradigma nell’organizzazione del lavoro e dell’impresa quello che si osserva. Un mutamento anche, per certi versi, della stessa cultura del produrre. E’ attorno a questo nodo di temi che ragionano gli autori di “Ri-Organizzare il lavoro. Hybrid work, confini organizzativi e valore”, raccolta di ricerche che hanno il lavoro ibrido come oggetto principale.

Nell’introduzione alle indagini raccolte, viene spiegato: “La ‘vera’ transizione verso il lavoro ibrido è stata innescata, in gran parte, dalle necessità imposte dalla pandemia. Questo evento ha infatti catapultato le organizzazioni in una nuova era, in cui l’approccio flessibile al luogo dove il lavoro può essere svolto è diventato la norma e il lavoro ibrido, nella fase di assestamento del dopo pandemia, si afferma come catalizzatore di trasformazioni radicali nelle pratiche organizzative”.

Cambiare modalità di lavoro ha provocato “una trasformazione profonda nella cultura non solo dei lavoratori (…) ma anche delle organizzazioni, attraverso un ripensamento dei fondamenti alla base dell’organizzazione del lavoro e, più in generale, una rivisitazione dei processi organizzativi, tutti aspetti dal forte impatto sia sulla gestione delle persone, ma anche degli spazi e dei confini”.

Le ricerche raccolte cercano quindi di indagare la serie di “cambi” che il lavoro ibrido comporta: nello spazio e nel tempo, nell’organizzazione, nel suo riconoscimento.  Se – viene spiegato – il lavoro sta via via perdendo la connotazione spaziale del “luogo” (si è passati dal tele-lavoro al lavoro da remoto, al lavoro ibrido che si propone ora come la nuova “etichetta” per identificare ciò che sta accadendo) e si avvia a ridimensionare gradualmente anche quella consolidata di “tempo” (già sono in atto diverse sperimentazioni a livello nazionale ed internazionale per ridefinire il numero di ore lavorate alla settimana e la loro distribuzione temporale), con l’avvento delle nuove modalità di lavoro ciò che è messo in discussione è proprio il confine dell’organizzazione.

Ri-Organizzare il lavoro. Hybrid work, confini organizzativi e valore

AA.VV.

ProspettiveInOrganizzazione – Numero 24 – 2024

Rivista dell’Associazione italiana di organizzazione aziendale

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