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Gli anni Sessanta e Settanta: in principio fu il “pneumatico con il cappotto”

Il legame forte tra Pirelli e le competizioni rallistiche si capisce subito, dai primi anni Sessanta.
In principio è il “pneumatico con il cappotto” e cioè il “Battistrada Separato 3”, BS3, che proprio da un rally ha una delle sue conferme più importanti. E’ un pneumatico composto da una carcassa e un battistrada non vulcanizzati assieme: in questo modo il battistrada risulta facilmente intercambiabile. Una soluzione tecnologica innovativa, rimasta in produzione per alcuni anni, che ha anticipato il cambio stagionale dei pneumatici perché rendeva semplice il passaggio dalle prestazioni estive a quelle invernali, e viceversa. È proprio il BS3 che viene montato, durante il Rally di Montecarlo del 1961, da 28 equipaggi in gara, di cui 23 arrivati alla fine della competizione. Ed è ancora il BS3 a essere il precursore del primo vero invernale di Pirelli, l’MS35, che in alcune pubblicità televisive dell’epoca è in bella mostra accanto a Sandro Munari al volante della Lancia Fulvia su cui vince diverse gare, fra cui lo stesso Rally di Montecarlo nel 1972.

E’ Munari il “Drago”, che proprio negli anni Settanta tiene quasi a battesimo – almeno per quanto concerne i rally -, un altro pneumatico che ha fatto la storia: il P7. L’house organ Pirelli “Fatti e Notizie” racconta tutto. Munari non ha dubbi: il P7 super-ribassato progettato dai tecnici Pirelli e montato sulla Lancia Stratos Alitalia è, insieme all’affidabilità dell’auto, l’elemento in gara che fa la differenza. E che, proprio a Montecarlo, dimostra tutta la sua potenzialità.

Sono gloriosi per Pirelli gli anni Settanta nel mondo del rally. È in questo decennio che con il P7 l’azienda consolida il suo legame con le gare automobilistiche più dure e sfidanti, in un continuo scambio tra corse e ricerca di soluzioni tecnologiche sempre più avanzate. In quel periodo il rally diventa “un misto di Mille Miglia e di 24 Ore di Le Mans, un miscuglio di tecnica, organizzazione e imprevisto, una logorante fatica di uomini e di macchine”, sempre stando alle cronache riportate dai comunicati aziendali.

Tutto con alcuni capisaldi: le gare più importanti (a iniziare dal rally per antonomasia, quello di Montecarlo), i campioni più amati (uno tra tutti appunto Sandro Munari), le auto più vincenti (Bmw, Fiat, Lancia) e, soprattutto, i pneumatici. Perché una vittoria in un rally è merito del pilota per almeno il 30%, della vettura per un altro 30%, ma ancora per un 30% esclusivamente dei pneumatici.
Ed è negli anni Settanta che alcuni dei pneumatici che hanno fatto la storia della Pirelli passano anche dai rally per essere testati oppure modificati proprio per le corse. I nomi sono quelli più noti: oltre al P7 anche il Supersport, il CINTURATO CN 36 (anche nella versione “C” che consente l’uso dei chiodi), il CINTURATO MS 35, il CN 54.
Risultati di gara che si traducono subito in traguardi di ricerca. E viceversa. Sono ancora le cronache dei magazine aziendali a sintetizzare tutto in un articolo dedicato al MS35: “Il computer ha dato l’impostazione generale. La messa a punto è venuta dalle prove pratiche su strada. La verifica finale dai rallies”. Per non parlare delle innumerevoli vittorie che le auto equipaggiate con la P Lunga collezionano: oltre 20 nella prima metà del decennio. Il rally quindi come banco di prova. Anche per gli uomini il cui lavoro è dietro a ogni particolare. “I magnifici quindici della squadra rally”, titola sempre “Fatti e Notizie” in un articolo che racconta di chi lavora negli anni Settanta al Centro Rally, cuore pulsante delle forniture di pneumatici per tutte le gare.
Tecnologia, voglia di vincere e, soprattutto, uomini appassionati di quello che fanno. A tutti i livelli.

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Il legame forte tra Pirelli e le competizioni rallistiche si capisce subito, dai primi anni Sessanta.
In principio è il “pneumatico con il cappotto” e cioè il “Battistrada Separato 3”, BS3, che proprio da un rally ha una delle sue conferme più importanti. E’ un pneumatico composto da una carcassa e un battistrada non vulcanizzati assieme: in questo modo il battistrada risulta facilmente intercambiabile. Una soluzione tecnologica innovativa, rimasta in produzione per alcuni anni, che ha anticipato il cambio stagionale dei pneumatici perché rendeva semplice il passaggio dalle prestazioni estive a quelle invernali, e viceversa. È proprio il BS3 che viene montato, durante il Rally di Montecarlo del 1961, da 28 equipaggi in gara, di cui 23 arrivati alla fine della competizione. Ed è ancora il BS3 a essere il precursore del primo vero invernale di Pirelli, l’MS35, che in alcune pubblicità televisive dell’epoca è in bella mostra accanto a Sandro Munari al volante della Lancia Fulvia su cui vince diverse gare, fra cui lo stesso Rally di Montecarlo nel 1972.

E’ Munari il “Drago”, che proprio negli anni Settanta tiene quasi a battesimo – almeno per quanto concerne i rally -, un altro pneumatico che ha fatto la storia: il P7. L’house organ Pirelli “Fatti e Notizie” racconta tutto. Munari non ha dubbi: il P7 super-ribassato progettato dai tecnici Pirelli e montato sulla Lancia Stratos Alitalia è, insieme all’affidabilità dell’auto, l’elemento in gara che fa la differenza. E che, proprio a Montecarlo, dimostra tutta la sua potenzialità.

Sono gloriosi per Pirelli gli anni Settanta nel mondo del rally. È in questo decennio che con il P7 l’azienda consolida il suo legame con le gare automobilistiche più dure e sfidanti, in un continuo scambio tra corse e ricerca di soluzioni tecnologiche sempre più avanzate. In quel periodo il rally diventa “un misto di Mille Miglia e di 24 Ore di Le Mans, un miscuglio di tecnica, organizzazione e imprevisto, una logorante fatica di uomini e di macchine”, sempre stando alle cronache riportate dai comunicati aziendali.

Tutto con alcuni capisaldi: le gare più importanti (a iniziare dal rally per antonomasia, quello di Montecarlo), i campioni più amati (uno tra tutti appunto Sandro Munari), le auto più vincenti (Bmw, Fiat, Lancia) e, soprattutto, i pneumatici. Perché una vittoria in un rally è merito del pilota per almeno il 30%, della vettura per un altro 30%, ma ancora per un 30% esclusivamente dei pneumatici.
Ed è negli anni Settanta che alcuni dei pneumatici che hanno fatto la storia della Pirelli passano anche dai rally per essere testati oppure modificati proprio per le corse. I nomi sono quelli più noti: oltre al P7 anche il Supersport, il CINTURATO CN 36 (anche nella versione “C” che consente l’uso dei chiodi), il CINTURATO MS 35, il CN 54.
Risultati di gara che si traducono subito in traguardi di ricerca. E viceversa. Sono ancora le cronache dei magazine aziendali a sintetizzare tutto in un articolo dedicato al MS35: “Il computer ha dato l’impostazione generale. La messa a punto è venuta dalle prove pratiche su strada. La verifica finale dai rallies”. Per non parlare delle innumerevoli vittorie che le auto equipaggiate con la P Lunga collezionano: oltre 20 nella prima metà del decennio. Il rally quindi come banco di prova. Anche per gli uomini il cui lavoro è dietro a ogni particolare. “I magnifici quindici della squadra rally”, titola sempre “Fatti e Notizie” in un articolo che racconta di chi lavora negli anni Settanta al Centro Rally, cuore pulsante delle forniture di pneumatici per tutte le gare.
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