Il dirigibile Norge
conquista il Polo Nord:
fu anche un’“impresa Pirelli”
Alle 7.30 di mattina del 14 maggio 1926, il dirigibile Norge toccava il suolo dell’Alaska. Precisamente a Teller, un po’ in anticipo sul programma, a causa delle condizioni atmosferiche sfavorevoli. A terra non c’era nessuno a dirigere le operazioni, il Norge nell’atterraggio andò in pezzi. I due capitani, l’italiano Umberto Nobile, genio progettista dell’aeronautica, e l’esploratore norvegese Roald Amundsen, decisero di venderne sul posto ciò che restava. Ma l’impresa era stata portata a termine: il Polo Nord era stato trasvolato pochi giorni prima, con il lancio delle bandiere di Italia, Norvegia e Stati Uniti. La presenza della bandiera americana era dovuta all’industriale-esploratore Lincoln Ellsworth, che aveva finanziato l’impresa. Il dirigibile, costruito dallo stesso Nobile e partito da Ciampino il 10 aprile del 1926, puntando verso la Norvegia e le isole Svalbard avrebbe sorvolato il Polo Nord per poi atterrare in terra americana. In tutto 13.000 chilometri, da coprire in 170 ore di volo. Così a Teller, al 65° di latitudine nord, si concluse dopo 44 giorni l’impresa: il Polo era vinto.
Quel “gigante dei cieli” era due volte italiano: era stato infatti realizzato con un tessuto di gomma impermeabile in grado di proteggerlo dalle temperature artiche. Un materiale costruito nei laboratori Gomma della Pirelli: nello stabilimento di Milano Bicocca già da tempo si studiava l’arte del volo, in quei lontani anni Venti del Novecento. Palloni aerostatici e pneumatici d’aereo occupavano infatti le ricerche di tecnici e ingegneri, certi che il cielo, sarebbe stata una nuova strada da percorrere. L’aveva già sperimentato Alberto Pirelli, che nel 1908 fu il primo italiano a volare con Wilbur Wright, partendo da Camp d’Avours, presso Le Mans. “Oggi feci bellissimo volo con Wright” scriverà in un telegramma alla famiglia “arriverò Milano lunedì mattina 6,40”.
Un’epica impresa da ricordare come quella del Norge, che già nel 1922 veniva esposto, in miniatura, nel Museo della Gomma allestito alla Bicocca per celebrare i 50 anni del Gruppo Pirelli.
Alle 7.30 di mattina del 14 maggio 1926, il dirigibile Norge toccava il suolo dell’Alaska. Precisamente a Teller, un po’ in anticipo sul programma, a causa delle condizioni atmosferiche sfavorevoli. A terra non c’era nessuno a dirigere le operazioni, il Norge nell’atterraggio andò in pezzi. I due capitani, l’italiano Umberto Nobile, genio progettista dell’aeronautica, e l’esploratore norvegese Roald Amundsen, decisero di venderne sul posto ciò che restava. Ma l’impresa era stata portata a termine: il Polo Nord era stato trasvolato pochi giorni prima, con il lancio delle bandiere di Italia, Norvegia e Stati Uniti. La presenza della bandiera americana era dovuta all’industriale-esploratore Lincoln Ellsworth, che aveva finanziato l’impresa. Il dirigibile, costruito dallo stesso Nobile e partito da Ciampino il 10 aprile del 1926, puntando verso la Norvegia e le isole Svalbard avrebbe sorvolato il Polo Nord per poi atterrare in terra americana. In tutto 13.000 chilometri, da coprire in 170 ore di volo. Così a Teller, al 65° di latitudine nord, si concluse dopo 44 giorni l’impresa: il Polo era vinto.
Quel “gigante dei cieli” era due volte italiano: era stato infatti realizzato con un tessuto di gomma impermeabile in grado di proteggerlo dalle temperature artiche. Un materiale costruito nei laboratori Gomma della Pirelli: nello stabilimento di Milano Bicocca già da tempo si studiava l’arte del volo, in quei lontani anni Venti del Novecento. Palloni aerostatici e pneumatici d’aereo occupavano infatti le ricerche di tecnici e ingegneri, certi che il cielo, sarebbe stata una nuova strada da percorrere. L’aveva già sperimentato Alberto Pirelli, che nel 1908 fu il primo italiano a volare con Wilbur Wright, partendo da Camp d’Avours, presso Le Mans. “Oggi feci bellissimo volo con Wright” scriverà in un telegramma alla famiglia “arriverò Milano lunedì mattina 6,40”.
Un’epica impresa da ricordare come quella del Norge, che già nel 1922 veniva esposto, in miniatura, nel Museo della Gomma allestito alla Bicocca per celebrare i 50 anni del Gruppo Pirelli.