In viaggio: dalle strade alla comunicazione pubblicitaria
Grazie alla sua affidabilità lo Stella Bianca diventa un simbolo dell’“età d’oro delle corse” e l’equipaggiamento di riferimento dell’industria automobilistica italiana, tanto che all’inizio del decennio oltre l’80% delle auto vendute in Italia sono gommate Pirelli. La Fiat “Topolino”, ad esempio, viaggia sin dalla sua nascita nel 1936 su pneumatici Stella Bianca. Inoltre, il suo peculiare disegno battistrada è al centro della comunicazione pubblicitaria di quegli anni: lo esalta, lo rende protagonista di scene in grande formato focalizzate sul tema della velocità. Sono gli anni delle Avanguardie Storiche e la Pirelli, attenta a ogni innovativa forma di comunicazione, non può che trovare nel Futurismo la corrente perfetta per valorizzare lo sportivo, forte e resistente “pneumatico delle vittorie”.
Lo Stella Bianca ritorna anche negli anni successivi in grafiche più essenziali o in reportage fotografici di grandissimo livello artistico. Si pensi a quello realizzato dal fotografo Federico Patellani e pubblicato sulla Rivista Pirelli nel 1950 in occasione del Gran Premio di Monza. Qui, un giovane Nino Farina si aggiudica il primo mondiale della storia della Formula Uno a bordo di un’Alfa Romeo 158 gommata Stella Bianca. L’obiettivo è puntato in modo inusuale e inaspettato: i protagonisti di questo servizio sono i meccanici ai box, il controllo delle ruote, le collaborazioni con la manifattura di prestigio dei cerchioni di Carlo Borrani, leggeri e in duralluminio. Ad attirare l’attenzione sono tute e cappellini Pirelli indossati dai meccanici. Noto per i suoi servizi post-bellici, Patellani, con pochi ma precisissimi scatti, riesce nel raccontare il “dietro le quinte” della storica competizione sul leggendario circuito italiano, il più ambito dai piloti di Formula Uno dopo Silverstone.
![](https://d2snyq93qb0udd.cloudfront.net/FondazionePirelli/newFondazione/wp-content/uploads/2023/07/06084643/Bertoglio-Mario_bozzetto-per-pneumatico-Superflex-Stella-Bianca_1931_1935_062-e1688629760958.jpg)
![](https://d2snyq93qb0udd.cloudfront.net/FondazionePirelli/newFondazione/wp-content/uploads/2023/07/06084643/Bertoglio-Mario_bozzetto-per-pneumatico-Superflex-Stella-Bianca_1931_1935_062-e1688629760958.jpg)
Grazie alla sua affidabilità lo Stella Bianca diventa un simbolo dell’“età d’oro delle corse” e l’equipaggiamento di riferimento dell’industria automobilistica italiana, tanto che all’inizio del decennio oltre l’80% delle auto vendute in Italia sono gommate Pirelli. La Fiat “Topolino”, ad esempio, viaggia sin dalla sua nascita nel 1936 su pneumatici Stella Bianca. Inoltre, il suo peculiare disegno battistrada è al centro della comunicazione pubblicitaria di quegli anni: lo esalta, lo rende protagonista di scene in grande formato focalizzate sul tema della velocità. Sono gli anni delle Avanguardie Storiche e la Pirelli, attenta a ogni innovativa forma di comunicazione, non può che trovare nel Futurismo la corrente perfetta per valorizzare lo sportivo, forte e resistente “pneumatico delle vittorie”.
Lo Stella Bianca ritorna anche negli anni successivi in grafiche più essenziali o in reportage fotografici di grandissimo livello artistico. Si pensi a quello realizzato dal fotografo Federico Patellani e pubblicato sulla Rivista Pirelli nel 1950 in occasione del Gran Premio di Monza. Qui, un giovane Nino Farina si aggiudica il primo mondiale della storia della Formula Uno a bordo di un’Alfa Romeo 158 gommata Stella Bianca. L’obiettivo è puntato in modo inusuale e inaspettato: i protagonisti di questo servizio sono i meccanici ai box, il controllo delle ruote, le collaborazioni con la manifattura di prestigio dei cerchioni di Carlo Borrani, leggeri e in duralluminio. Ad attirare l’attenzione sono tute e cappellini Pirelli indossati dai meccanici. Noto per i suoi servizi post-bellici, Patellani, con pochi ma precisissimi scatti, riesce nel raccontare il “dietro le quinte” della storica competizione sul leggendario circuito italiano, il più ambito dai piloti di Formula Uno dopo Silverstone.