La cultura dello sport al centro dell’obiettivo
Cogliere il dinamismo, immortalare il momento cruciale e trasmettere i valori e lo spirito dello sport. Questi gli intenti della fotografia sportiva, genere che da oltre un secolo è uscito dai confini della cronaca per diventare pienamente arte. Per raccontare un mondo pulsante di adrenalina, movimenti, passioni ed emozioni, è necessaria una buona conoscenza della tecnica dell’obiettivo – unico medium in grado di raffigurare l’istante fugace con efficacia e immediatezza – ma anche una comprensione profonda della disciplina, che permette talvolta al fotografo di anticipare l’azione stessa.
Lo stretto legame che unisce Pirelli allo sport è di lunga data. Fin dalle sue origini, le corse su due e quattro ruote hanno avuto per l’azienda la funzione di laboratorio di ricerca “sul campo” per lo sviluppo dei pneumatici, dando inizio a una storia di eccellenza fatta di velocità e successi. Come quello di Renzo Soldani, vincitore nel 1950 del Giro di Lombardia, ritratto da Paolo Costa nell’atto di firmare il foglio dell’arrivo, circondato dai membri della squadra Legnano-Pirelli. Un trionfo inaspettato per il venticinquenne pistoiese che, nonostante si definisca “ancora poca cosa come corridore”, interrompe le quattro vittorie consecutive di Fausto Coppi alla “Classica delle Foglie Morte”, tra le proteste dei tifosi del Campionissimo. Una gara straordinaria – tra la difficoltà di un passaggio a livello chiuso, una lotta a quattro alle porte di Milano e una volata finale in vista del traguardo – che sancisce l’inizio di una giovane promessa del ciclismo.
La fotografia sportiva consolida anche il mito dei piloti, come quello di Juan Manuel Fangio, protagonista dello scatto realizzato durante il Gran Premio d’Italia del 1955, nel quale sfreccia sulla nuova sopraelevata dell’Autodromo di Monza, ispirata all’originale degli anni Venti e inaugurata proprio in quella corsa. La gara, ultimo round del Campionato di Formula 1 di quell’anno e momento chiave per la storia del motorsport, non solo decreta il terzo titolo iridato di Fangio, ma è anche l’ultima per la Mercedes, che annuncia alla fine della stagione il ritiro dalla massima categoria. Fangio e Pietro Taruffi, secondo classificato, regalano così l’ultima doppietta alla casa automobilistica tedesca.
Tanti sono i momenti delle competizioni indagate dall’obiettivo: dall’avvio della gara, come nel Gran Premio motociclistico di Valencia del 1956 – immagine che riprende dall’alto il posizionarsi dei piloti sulla griglia di partenza, l’enorme scritta Pirelli al centro del circuito e l’affollarsi del pubblico ai lati – fino al “dietro le quinte”, come il montaggio dei pneumatici Pirelli sulla vincente Lancia Stratos di Sandro Munari e Silvio Maiga durante il Rally di Montecarlo del 1976.
Non è solo una storia di corse quella scritta dalla “P lunga” nel mondo sportivo: sono numerosi i prodotti per lo sport realizzati dall’azienda lungo i suoi 150 anni di vita. “Questo incontro viene giocato con palle Pirelli” recita lo striscione pubblicitario nell’immagine dei campionati assoluti italiani di tennis di Bologna del 1958, al cui centro compare il doppio maschile italiano più vincente della storia, Nicola Pietrangeli e Orlando Sirola. Dalla palla “che guizza e rimbalza” utilizzata nei più importanti tornei nazionali e internazionali alle imbarcazioni in vetroresina, realizzate fin dai primi anni Cinquanta dall’Azienda Monza e poi dai Cantieri Celli di Venezia. Nel 1963 Fulvio Roiter, immortalando la costruzione degli scafi e il lavoro degli operai, mostra l’impegno dell’azienda negli sport marittimi e la sua capacità di fare innovazione nel campo delle materie plastiche. Un altro capitolo riguarda invece il Gruppo Sportivo Pirelli, istituito nel 1922 con lo scopo di diffondere lo sport tra i lavoratori e le loro famiglie, che negli anni Settanta arriva ad articolarsi in 18 sezioni – tra cui atletica, bocce, judo – con oltre 2.500 iscritti che si allenano negli impianti sportivi antistanti lo stabilimento della Bicocca, a Milano. Gli scatti sono firmati da alcuni grandi nomi della fotografia come Federico Patellani, che ritrae nel 1951 Adolfo Consolini, oro olimpico nel lancio del peso, e Teseo Taddia, campione di lancio del martello.
La fotografia dà conto anche dell’importanza della tematica sportiva sulle pagine della Rivista Pirelli: oltre ai resoconti dei giochi olimpici, dalla XV edizione di Helsinki nel 1952 a Messico 1968, sono numerosi gli articoli che affrontano le problematiche delle singole discipline: dalla crisi della scherma italiana dopo i Mondiali di Budapest del 1959 alla mancanza di atleti nel pattinaggio artistico nei primi anni Sessanta, dai frequenti infortuni nel pugilato alla difficoltà delle discipline d’oltreoceano – il rugby, l’hockey sul ghiaccio e il basket – di imporsi presso il pubblico nostrano. Tra questi ultimi emerge come eccezione il baseball, “sport nazionale americano” che vede nel Dopoguerra un rilancio a livello nazionale. L’apparato iconografico a corredo dei testi mostra le diverse squadre italiane come il Nettuno, l’Europhon e il Pirelli, che negli anni Sessanta raggiunge i primi posti nel campionato Serie A, offrendo anche diversi elementi alla nazionale. Dai trionfi del team a quelli del singolo: il designer Roberto Menghi, dopo solo un anno di allenamento, diventa campione italiano di tiro con l’arco, nonché detentore del record sulle distanze del “Round-FITA”, torneo internazionale disputatosi a Milano nel 1964; è lui “L’arciere clandestino” fotografato nel momento dello scocco.
Non mancano sulla Rivista anche reportage d’autore. Gli scatti in bianco e nero di Rodolfo Facchini accompagnano l’analisi di Guido Oddo sulla parabola del golf in Italia, dalle difficoltà politiche ed economiche degli anni Trenta fino alla sistematica affermazione, mostrando lo stretto rapporto tra lo sport e l’ambiente naturale. Stefan Krukenhauser, fotografo e maestro di sci, realizza invece immagini dinamiche dalla forte valenza estetica: spettacolari prospettive, forti contrasti di luce e ombra ed eleganti pattern impressi sulla neve. È proprio la tecnica sciistica da lui brevettata, “wedeln” o “godille”, a comparire sulla copertina del numero del 1958.
La passione, la ricerca tecnologica e l’innovazione. Sono tanti i punti di contatto tra lo sport e l’impresa e tanti i valori condivisi, tra comunità e impegno civile, promossi da Pirelli. Una storia sportiva che inizia quasi contemporaneamente alla nascita dell’azienda e che continua ancora oggi, documentata sia nelle esperienze di gara della Formula 1 – da grandi fotografi e agenzie, come Ercole Colombo, Eurofotocine e LAT Images – sia nelle entusiasmanti avventure per mare di Ambrogio Beccaria a bordo di Alla Grande – Pirelli negli scatti di Martina Orsini. Testimonianze visive delle emozioni regalate dalle competizioni.
Cogliere il dinamismo, immortalare il momento cruciale e trasmettere i valori e lo spirito dello sport. Questi gli intenti della fotografia sportiva, genere che da oltre un secolo è uscito dai confini della cronaca per diventare pienamente arte. Per raccontare un mondo pulsante di adrenalina, movimenti, passioni ed emozioni, è necessaria una buona conoscenza della tecnica dell’obiettivo – unico medium in grado di raffigurare l’istante fugace con efficacia e immediatezza – ma anche una comprensione profonda della disciplina, che permette talvolta al fotografo di anticipare l’azione stessa.
Lo stretto legame che unisce Pirelli allo sport è di lunga data. Fin dalle sue origini, le corse su due e quattro ruote hanno avuto per l’azienda la funzione di laboratorio di ricerca “sul campo” per lo sviluppo dei pneumatici, dando inizio a una storia di eccellenza fatta di velocità e successi. Come quello di Renzo Soldani, vincitore nel 1950 del Giro di Lombardia, ritratto da Paolo Costa nell’atto di firmare il foglio dell’arrivo, circondato dai membri della squadra Legnano-Pirelli. Un trionfo inaspettato per il venticinquenne pistoiese che, nonostante si definisca “ancora poca cosa come corridore”, interrompe le quattro vittorie consecutive di Fausto Coppi alla “Classica delle Foglie Morte”, tra le proteste dei tifosi del Campionissimo. Una gara straordinaria – tra la difficoltà di un passaggio a livello chiuso, una lotta a quattro alle porte di Milano e una volata finale in vista del traguardo – che sancisce l’inizio di una giovane promessa del ciclismo.
La fotografia sportiva consolida anche il mito dei piloti, come quello di Juan Manuel Fangio, protagonista dello scatto realizzato durante il Gran Premio d’Italia del 1955, nel quale sfreccia sulla nuova sopraelevata dell’Autodromo di Monza, ispirata all’originale degli anni Venti e inaugurata proprio in quella corsa. La gara, ultimo round del Campionato di Formula 1 di quell’anno e momento chiave per la storia del motorsport, non solo decreta il terzo titolo iridato di Fangio, ma è anche l’ultima per la Mercedes, che annuncia alla fine della stagione il ritiro dalla massima categoria. Fangio e Pietro Taruffi, secondo classificato, regalano così l’ultima doppietta alla casa automobilistica tedesca.
Tanti sono i momenti delle competizioni indagate dall’obiettivo: dall’avvio della gara, come nel Gran Premio motociclistico di Valencia del 1956 – immagine che riprende dall’alto il posizionarsi dei piloti sulla griglia di partenza, l’enorme scritta Pirelli al centro del circuito e l’affollarsi del pubblico ai lati – fino al “dietro le quinte”, come il montaggio dei pneumatici Pirelli sulla vincente Lancia Stratos di Sandro Munari e Silvio Maiga durante il Rally di Montecarlo del 1976.
Non è solo una storia di corse quella scritta dalla “P lunga” nel mondo sportivo: sono numerosi i prodotti per lo sport realizzati dall’azienda lungo i suoi 150 anni di vita. “Questo incontro viene giocato con palle Pirelli” recita lo striscione pubblicitario nell’immagine dei campionati assoluti italiani di tennis di Bologna del 1958, al cui centro compare il doppio maschile italiano più vincente della storia, Nicola Pietrangeli e Orlando Sirola. Dalla palla “che guizza e rimbalza” utilizzata nei più importanti tornei nazionali e internazionali alle imbarcazioni in vetroresina, realizzate fin dai primi anni Cinquanta dall’Azienda Monza e poi dai Cantieri Celli di Venezia. Nel 1963 Fulvio Roiter, immortalando la costruzione degli scafi e il lavoro degli operai, mostra l’impegno dell’azienda negli sport marittimi e la sua capacità di fare innovazione nel campo delle materie plastiche. Un altro capitolo riguarda invece il Gruppo Sportivo Pirelli, istituito nel 1922 con lo scopo di diffondere lo sport tra i lavoratori e le loro famiglie, che negli anni Settanta arriva ad articolarsi in 18 sezioni – tra cui atletica, bocce, judo – con oltre 2.500 iscritti che si allenano negli impianti sportivi antistanti lo stabilimento della Bicocca, a Milano. Gli scatti sono firmati da alcuni grandi nomi della fotografia come Federico Patellani, che ritrae nel 1951 Adolfo Consolini, oro olimpico nel lancio del peso, e Teseo Taddia, campione di lancio del martello.
La fotografia dà conto anche dell’importanza della tematica sportiva sulle pagine della Rivista Pirelli: oltre ai resoconti dei giochi olimpici, dalla XV edizione di Helsinki nel 1952 a Messico 1968, sono numerosi gli articoli che affrontano le problematiche delle singole discipline: dalla crisi della scherma italiana dopo i Mondiali di Budapest del 1959 alla mancanza di atleti nel pattinaggio artistico nei primi anni Sessanta, dai frequenti infortuni nel pugilato alla difficoltà delle discipline d’oltreoceano – il rugby, l’hockey sul ghiaccio e il basket – di imporsi presso il pubblico nostrano. Tra questi ultimi emerge come eccezione il baseball, “sport nazionale americano” che vede nel Dopoguerra un rilancio a livello nazionale. L’apparato iconografico a corredo dei testi mostra le diverse squadre italiane come il Nettuno, l’Europhon e il Pirelli, che negli anni Sessanta raggiunge i primi posti nel campionato Serie A, offrendo anche diversi elementi alla nazionale. Dai trionfi del team a quelli del singolo: il designer Roberto Menghi, dopo solo un anno di allenamento, diventa campione italiano di tiro con l’arco, nonché detentore del record sulle distanze del “Round-FITA”, torneo internazionale disputatosi a Milano nel 1964; è lui “L’arciere clandestino” fotografato nel momento dello scocco.
Non mancano sulla Rivista anche reportage d’autore. Gli scatti in bianco e nero di Rodolfo Facchini accompagnano l’analisi di Guido Oddo sulla parabola del golf in Italia, dalle difficoltà politiche ed economiche degli anni Trenta fino alla sistematica affermazione, mostrando lo stretto rapporto tra lo sport e l’ambiente naturale. Stefan Krukenhauser, fotografo e maestro di sci, realizza invece immagini dinamiche dalla forte valenza estetica: spettacolari prospettive, forti contrasti di luce e ombra ed eleganti pattern impressi sulla neve. È proprio la tecnica sciistica da lui brevettata, “wedeln” o “godille”, a comparire sulla copertina del numero del 1958.
La passione, la ricerca tecnologica e l’innovazione. Sono tanti i punti di contatto tra lo sport e l’impresa e tanti i valori condivisi, tra comunità e impegno civile, promossi da Pirelli. Una storia sportiva che inizia quasi contemporaneamente alla nascita dell’azienda e che continua ancora oggi, documentata sia nelle esperienze di gara della Formula 1 – da grandi fotografi e agenzie, come Ercole Colombo, Eurofotocine e LAT Images – sia nelle entusiasmanti avventure per mare di Ambrogio Beccaria a bordo di Alla Grande – Pirelli negli scatti di Martina Orsini. Testimonianze visive delle emozioni regalate dalle competizioni.