Conciliare modernità e velocità con tradizione e attenzione
Discussa all’Università di Milano una tesi di ricerca che attraverso l’analisi dell’industria della moda delinea un importante salto della cultura del produrre
Conciliare sostenibilità con competitività e modernità con tradizione. Obiettivi – di fatto – comuni alla gran parte delle imprese italiane, obiettivi che, per alcuni comparti, si fanno più urgenti. È il caso delle imprese della moda strette da una parte tra velocità e cambiamento continui e, dall’altra, dalla necessità di rendere sempre più compatibile con l’ambiente il loro agire. Senza perdere di vista l’essenza del prodotto in termini di qualità e originalità.
È attorno a questi temi che ha lavorato Serena Autorino con la sua tesi di Dottorato di ricerca discussa recentemente presso l’Università di Milano. “Valorizzazione dell’Heritage, Circolarità, Vintage e Upcycling. Opportunità per le aziende per una Moda più Sostenibile”, costituisce una analisi ampia e approfondita della complessa – e non ancora conclusa – trasformazione del settore delle imprese della moda alle prese, appunto, tra la necessità di essere sempre più competitive e quella di tenere conto dei riflessi del loro agire sull’ambiente e sulle persone.
È quindi lo studio di una contraddizione, quello intrapreso da Autorino, che dopo aver messo a fuoco il problema riconosce però una serie di casi virtuosi nell’ambito del panorama delle aziende italiane. “Se una così ampia problematica sembra essere ancora lontana da una risoluzione – viene spiegato – è importante però riconoscere che numerose aziende stanno compiendo grandi sforzi per offrire prodotti e mettere in atto cicli produttivi più etici ed influenzare positivamente il sistema, anche collaborando con attori esterni”. Tra i casi citati quelli di Ermenegildo Zegna e Successori Reda, appartenenti al Distretto Biellese, o Rifò Lab, marchio che realizza capi in tessuti rigenerati nato a Prato; ma si sono voluti descrivere anche esempi di brand che sfruttano l’upcycling, così come alcune piccole attività legate al vintage che hanno avviato dei business con tratti contemporanei ed innovativi, che rimettono in circolo capi del passato senza tralasciare le esigenze e i gusti delle nuove generazioni.
Ad emergere nel lavoro di Serena Autorino è l’importanza di un sistema circolare che parte dal design fino ad arrivare alla gestione dei capi a fine vita, di cui sono responsabili le aziende quanto i consumatori.
La ricerca di Autorino non si ferma però qui, perché ulteriori aspetti rilevanti che emergono sono il recupero tessile come pratica storica italiana con grande potenziale per il futuro; il valore degli archivi aziendali, che attraverso la conservazione e reinterpretazione del passato, offrono ispirazione per capsule collection, progetti e un design più consapevole, promuovendo qualità e durevolezza; l’affermarsi del second hand e del vintage come opzioni sempre più apprezzate dei consumatori; l’utilizzo dell’heritage nelle strategie di alcuni nomi del lusso italiani, che dimostra il ruolo centrale della tradizione per il cambiamento; l’importanza della divulgazione e della formazione sia verso la futura generazione di designer, sia verso i consumatori. Serena Autorino, in sintesi, prende spunto dal complesso e variegato sistema della moda italiana per delineare un salto in avanti importante della cultura della produzione.
Serena Autorino
Tesi di Dottorato di ricerca, Università degli studi di Milano, Corso di Dottorato in Studi Storici, Ciclo XXXVII, Dipartimento di Studi storici, 2024
Discussa all’Università di Milano una tesi di ricerca che attraverso l’analisi dell’industria della moda delinea un importante salto della cultura del produrre
Conciliare sostenibilità con competitività e modernità con tradizione. Obiettivi – di fatto – comuni alla gran parte delle imprese italiane, obiettivi che, per alcuni comparti, si fanno più urgenti. È il caso delle imprese della moda strette da una parte tra velocità e cambiamento continui e, dall’altra, dalla necessità di rendere sempre più compatibile con l’ambiente il loro agire. Senza perdere di vista l’essenza del prodotto in termini di qualità e originalità.
È attorno a questi temi che ha lavorato Serena Autorino con la sua tesi di Dottorato di ricerca discussa recentemente presso l’Università di Milano. “Valorizzazione dell’Heritage, Circolarità, Vintage e Upcycling. Opportunità per le aziende per una Moda più Sostenibile”, costituisce una analisi ampia e approfondita della complessa – e non ancora conclusa – trasformazione del settore delle imprese della moda alle prese, appunto, tra la necessità di essere sempre più competitive e quella di tenere conto dei riflessi del loro agire sull’ambiente e sulle persone.
È quindi lo studio di una contraddizione, quello intrapreso da Autorino, che dopo aver messo a fuoco il problema riconosce però una serie di casi virtuosi nell’ambito del panorama delle aziende italiane. “Se una così ampia problematica sembra essere ancora lontana da una risoluzione – viene spiegato – è importante però riconoscere che numerose aziende stanno compiendo grandi sforzi per offrire prodotti e mettere in atto cicli produttivi più etici ed influenzare positivamente il sistema, anche collaborando con attori esterni”. Tra i casi citati quelli di Ermenegildo Zegna e Successori Reda, appartenenti al Distretto Biellese, o Rifò Lab, marchio che realizza capi in tessuti rigenerati nato a Prato; ma si sono voluti descrivere anche esempi di brand che sfruttano l’upcycling, così come alcune piccole attività legate al vintage che hanno avviato dei business con tratti contemporanei ed innovativi, che rimettono in circolo capi del passato senza tralasciare le esigenze e i gusti delle nuove generazioni.
Ad emergere nel lavoro di Serena Autorino è l’importanza di un sistema circolare che parte dal design fino ad arrivare alla gestione dei capi a fine vita, di cui sono responsabili le aziende quanto i consumatori.
La ricerca di Autorino non si ferma però qui, perché ulteriori aspetti rilevanti che emergono sono il recupero tessile come pratica storica italiana con grande potenziale per il futuro; il valore degli archivi aziendali, che attraverso la conservazione e reinterpretazione del passato, offrono ispirazione per capsule collection, progetti e un design più consapevole, promuovendo qualità e durevolezza; l’affermarsi del second hand e del vintage come opzioni sempre più apprezzate dei consumatori; l’utilizzo dell’heritage nelle strategie di alcuni nomi del lusso italiani, che dimostra il ruolo centrale della tradizione per il cambiamento; l’importanza della divulgazione e della formazione sia verso la futura generazione di designer, sia verso i consumatori. Serena Autorino, in sintesi, prende spunto dal complesso e variegato sistema della moda italiana per delineare un salto in avanti importante della cultura della produzione.
Serena Autorino
Tesi di Dottorato di ricerca, Università degli studi di Milano, Corso di Dottorato in Studi Storici, Ciclo XXXVII, Dipartimento di Studi storici, 2024