Un’impresa che lascia il segno
Un nuovo appuntamento con “Pirelli, la città, la visione”, un’occasione per esplorare il nostro Archivio Storico con i suoi oltre quattro chilometri di documenti
Ci sono imprese che incidono il proprio nome nello spazio, fino ad abitare anche i luoghi dell’immaginario. Fra queste c’è Pirelli, che nasce a Milano nel 1872 con la fabbrica di via Ponte Seveso (oggi via Fabio Filzi) e continua la propria espansione in direzione multinazionale, custodendo con la città un legame radicale che dà vita a una storia davvero unica.
Nel primo articolo di questo approfondimento “Pirelli, la città, la visione” abbiamo visto come il legame di Pirelli con la città di Milano abbia assunto presto un carattere identitario, con l’ingresso di “Milano” nel nome dell’azienda e dei suoi prodotti – dal primo marchio di fabbrica di Pirelli registrato nel 1888, alla prima unità posacavi italiana, chiamata appunto “Città di Milano”, ai primi modelli di “pneumatiche” per i velocipedi del 1894 “Tipo Milano”. E “Milano” stampata ricorre nella letteratura commerciale dell’azienda, nei cataloghi e nei listini prezzi di tutti gli articoli.
L’azienda cresce, si moltiplicano le fabbriche, i prodotti, le persone, e le relazioni con la comunità tutt’intorno, così “Pirelli” diventa presto un nome noto e prestigioso, fino ad assumere la dimensione dell’iconicità.
Partiamo da una stazione ferroviaria, un luogo fondamentale per la città e per l’industria del Novecento. È il 1914 quando viene inaugurata la stazione di Greco, all’epoca ubicata tra i comuni di Greco Milanese e Gorla Primo, poi diventata Gorlaprecotto, uniti al comune di Milano nel 1923. La stazione serviva con i suoi raccordi gli insediamenti industriali che crescevano in quella zona di Milano – Breda (poi Ansaldo), Manifattura Tabacchi, CIWL e Pirelli. “Un avvenimento rompe la semi-stasi della Bicocca. Entra, da Greco, un treno carico fino agli orli. Gomma grezza proveniente da Genova! (ed eventualmente carbone ed altre materie prime). Finalmente!” – si legge nella XXI scena di “Questa è la nostra città”, la sceneggiatura scritta da Alberto Moravia su commissione di Pirelli che nel 1947 intendeva realizzare un film per celebrare i 75 anni dell’azienda, e pubblicata quest’anno per la prima volta da Bompiani. Nel 1957 la stazione di Milano Greco viene ribattezzata Milano Greco Pirelli, in omaggio alle vicine fabbriche dell’azienda, che all’epoca occupavano gran parte del quartiere Bicocca.
Passiamo a un grattacielo, non il primo per la città di Milano, che già dagli anni Venti del secolo scorso stava incominciando a salire, con i primi edifici a essere chiamati “grattacieli”. Ma il 12 luglio 1956 viene posata ufficialmente la prima pietra del Grattacielo Pirelli, il nuovo centro direzionale del Gruppo che sorge al posto degli storici fabbricati della Brusada, la parte del primo stabilimento sopravvissuta ai bombardamenti del 1943. Progettato da Gio Ponti e Giuseppe Valtolina con il contributo di Pierluigi Nervi e Arturo Danusso, completato nel 1960 e celebrato dalla stampa internazionale come un’opera tecnicamente ed esteticamente eccezionale, il Grattacielo Pirelli è una torre in cemento armato di 127 metri e 31 piani, con una pianta larga al centro che si stringe gradatamente ai lati fin quasi a chiudersi nelle punte – la costruzione in cemento armato più alta d’Europa e la terza nel mondo, dalla straordinaria ed elegante razionalità. La sua facciata è una vetrata continua in alluminio e cristallo di 9.500 metri quadrati che di giorno riflette “i moti del cielo”, facendo stagliare il Pirellone nello skyline di Milano. Sarà di proprietà di Pirelli fino al 1978, quando verrà ceduto a Regione Lombardia, ma il suo nome resta fra i simboli e le icone della “città che sale”, conservando fino al 2010 il primato in altezza del capoluogo meneghino.
Il nome di Pirelli è legato anche a due impianti sportivi della città di Milano che hanno fatto la storia rispettivamente del calcio mondiale e del ciclismo. Appassionato di sport, Piero Pirelli, figlio maggiore del fondatore Giovanni Battista Pirelli, dopo aver contribuito nel 1899 alla fondazione del Milan Football Club (di cui è presidente tra il 1909 e il 1929), prende parte alla costruzione dello stadio di San Siro, nel 1926. La sua, è risaputo, è stata una vita tra impresa, impegno nel sociale e grande passione per lo sport.
Nel 1935 arriva il velodromo semicoperto Vigorelli, in sostituzione dell’ormai obsoleto velodromo di Corso Sempione, demolito nel 1928. Fortemente voluto da Pirelli e da Giuseppe Vigorelli, ex-pistard, industriale e commerciale per conto di Pirelli, il Vigorelli diventa sin da subito una sorta di tempio del ciclismo italiano e mondiale, che il 7 novembre 1942 è testimone del primato mondiale dell’ora di Fausto Coppi: 45,798 km. Negli anni d’oro della struttura, tra il 1949 e il 1957, sotto la supervisione del campione Alfredo Binda, si disputa nel velodromo anche il Gran Premio Pirelli, un torneo per giovani appassionati che si sfidavano in eliminatorie regionali fino alla gara finale di Milano, nel “tempio” del ciclismo.
Un nuovo appuntamento con “Pirelli, la città, la visione”, un’occasione per esplorare il nostro Archivio Storico con i suoi oltre quattro chilometri di documenti
Ci sono imprese che incidono il proprio nome nello spazio, fino ad abitare anche i luoghi dell’immaginario. Fra queste c’è Pirelli, che nasce a Milano nel 1872 con la fabbrica di via Ponte Seveso (oggi via Fabio Filzi) e continua la propria espansione in direzione multinazionale, custodendo con la città un legame radicale che dà vita a una storia davvero unica.
Nel primo articolo di questo approfondimento “Pirelli, la città, la visione” abbiamo visto come il legame di Pirelli con la città di Milano abbia assunto presto un carattere identitario, con l’ingresso di “Milano” nel nome dell’azienda e dei suoi prodotti – dal primo marchio di fabbrica di Pirelli registrato nel 1888, alla prima unità posacavi italiana, chiamata appunto “Città di Milano”, ai primi modelli di “pneumatiche” per i velocipedi del 1894 “Tipo Milano”. E “Milano” stampata ricorre nella letteratura commerciale dell’azienda, nei cataloghi e nei listini prezzi di tutti gli articoli.
L’azienda cresce, si moltiplicano le fabbriche, i prodotti, le persone, e le relazioni con la comunità tutt’intorno, così “Pirelli” diventa presto un nome noto e prestigioso, fino ad assumere la dimensione dell’iconicità.
Partiamo da una stazione ferroviaria, un luogo fondamentale per la città e per l’industria del Novecento. È il 1914 quando viene inaugurata la stazione di Greco, all’epoca ubicata tra i comuni di Greco Milanese e Gorla Primo, poi diventata Gorlaprecotto, uniti al comune di Milano nel 1923. La stazione serviva con i suoi raccordi gli insediamenti industriali che crescevano in quella zona di Milano – Breda (poi Ansaldo), Manifattura Tabacchi, CIWL e Pirelli. “Un avvenimento rompe la semi-stasi della Bicocca. Entra, da Greco, un treno carico fino agli orli. Gomma grezza proveniente da Genova! (ed eventualmente carbone ed altre materie prime). Finalmente!” – si legge nella XXI scena di “Questa è la nostra città”, la sceneggiatura scritta da Alberto Moravia su commissione di Pirelli che nel 1947 intendeva realizzare un film per celebrare i 75 anni dell’azienda, e pubblicata quest’anno per la prima volta da Bompiani. Nel 1957 la stazione di Milano Greco viene ribattezzata Milano Greco Pirelli, in omaggio alle vicine fabbriche dell’azienda, che all’epoca occupavano gran parte del quartiere Bicocca.
Passiamo a un grattacielo, non il primo per la città di Milano, che già dagli anni Venti del secolo scorso stava incominciando a salire, con i primi edifici a essere chiamati “grattacieli”. Ma il 12 luglio 1956 viene posata ufficialmente la prima pietra del Grattacielo Pirelli, il nuovo centro direzionale del Gruppo che sorge al posto degli storici fabbricati della Brusada, la parte del primo stabilimento sopravvissuta ai bombardamenti del 1943. Progettato da Gio Ponti e Giuseppe Valtolina con il contributo di Pierluigi Nervi e Arturo Danusso, completato nel 1960 e celebrato dalla stampa internazionale come un’opera tecnicamente ed esteticamente eccezionale, il Grattacielo Pirelli è una torre in cemento armato di 127 metri e 31 piani, con una pianta larga al centro che si stringe gradatamente ai lati fin quasi a chiudersi nelle punte – la costruzione in cemento armato più alta d’Europa e la terza nel mondo, dalla straordinaria ed elegante razionalità. La sua facciata è una vetrata continua in alluminio e cristallo di 9.500 metri quadrati che di giorno riflette “i moti del cielo”, facendo stagliare il Pirellone nello skyline di Milano. Sarà di proprietà di Pirelli fino al 1978, quando verrà ceduto a Regione Lombardia, ma il suo nome resta fra i simboli e le icone della “città che sale”, conservando fino al 2010 il primato in altezza del capoluogo meneghino.
Il nome di Pirelli è legato anche a due impianti sportivi della città di Milano che hanno fatto la storia rispettivamente del calcio mondiale e del ciclismo. Appassionato di sport, Piero Pirelli, figlio maggiore del fondatore Giovanni Battista Pirelli, dopo aver contribuito nel 1899 alla fondazione del Milan Football Club (di cui è presidente tra il 1909 e il 1929), prende parte alla costruzione dello stadio di San Siro, nel 1926. La sua, è risaputo, è stata una vita tra impresa, impegno nel sociale e grande passione per lo sport.
Nel 1935 arriva il velodromo semicoperto Vigorelli, in sostituzione dell’ormai obsoleto velodromo di Corso Sempione, demolito nel 1928. Fortemente voluto da Pirelli e da Giuseppe Vigorelli, ex-pistard, industriale e commerciale per conto di Pirelli, il Vigorelli diventa sin da subito una sorta di tempio del ciclismo italiano e mondiale, che il 7 novembre 1942 è testimone del primato mondiale dell’ora di Fausto Coppi: 45,798 km. Negli anni d’oro della struttura, tra il 1949 e il 1957, sotto la supervisione del campione Alfredo Binda, si disputa nel velodromo anche il Gran Premio Pirelli, un torneo per giovani appassionati che si sfidavano in eliminatorie regionali fino alla gara finale di Milano, nel “tempio” del ciclismo.