Ricerca e impresa, come fare?
Uno studio di Banca d’Italia mette in luce relazioni virtuose e difficoltà da superare per diffondere l’innovazione in Italia
Innovazione e crescita delle imprese. Ma che tipo di innovazione? E quali imprese? E, soprattutto, con quale percorso? Domande importanti, che occorre porsi con attenzione e che non hanno risposte univoche ma, anzi, mutevoli a seconda dei territori e dei sistemi sociali ed economici coinvolti. È cercando di dare risposte a questi interrogativi che hanno lavorato Monica Andini, Fabio Bertolotti, Luca Citino, Francesco D’Amuri, Andrea Linarello e Giulia Mattei di Banca d’Italia. I risultati dell’impegno di questo gruppo di studio sono condensati in nella ricerca “Ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico in Italia” pubblicata da poche settimane nell’ambito della collana Questioni di Economia e Finanza (Occasional Papers).
Il lavoro – viene spiegato nelle prime pagine – presenta una ricognizione sistematica dell’intera filiera dell’innovazione in Italia, con particolare attenzione al nesso tra ricerca pubblica e capacità innovativa del sistema produttivo. L’analisi si articola lungo tre direttrici principali: la ricerca accademica in area STEM (Science, Technology, Engineering, and Mathematics), la brevettazione delle imprese private, delle università e degli Enti Pubblici di Ricerca (ERP) e le iniziative relative al trasferimento tecnologico. Direttrici, com’è naturale, intrecciate tra di loro, che vengono analizzate per arrivare ad una sintesi ragionata dello stato dell’arte, delineare un quadro completo dei punti di forza e di debolezza in ciascun ambito e fornire indicazioni di policy per il potenziamento del grado di capacità innovativa del Paese. Una capacità importante, viene sottolineato, che, tuttavia, potrebbe crescere in termini di diffusione e risultati lavorando di più sulle relazioni e sull’effettivo trasferimento tecnologico dai centri di ricerca alle aziende.
Questione di organizzazione e di risorse, certamente, così come anche di visione dell’importanza e della necessità di consolidare sempre di più quella cultura del produrre e della relazione che può far ricco il sistema produttivo di un territorio.
Ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico in Italia
Monica Andini, Fabio Bertolotti, Luca Citino, Francesco D’Amuri, Andrea Linarello, Giulia Mattei
Banca d’Italia, Questioni di Economia e Finanza (Occasional Papers), 954, luglio 2025
Uno studio di Banca d’Italia mette in luce relazioni virtuose e difficoltà da superare per diffondere l’innovazione in Italia
Innovazione e crescita delle imprese. Ma che tipo di innovazione? E quali imprese? E, soprattutto, con quale percorso? Domande importanti, che occorre porsi con attenzione e che non hanno risposte univoche ma, anzi, mutevoli a seconda dei territori e dei sistemi sociali ed economici coinvolti. È cercando di dare risposte a questi interrogativi che hanno lavorato Monica Andini, Fabio Bertolotti, Luca Citino, Francesco D’Amuri, Andrea Linarello e Giulia Mattei di Banca d’Italia. I risultati dell’impegno di questo gruppo di studio sono condensati in nella ricerca “Ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico in Italia” pubblicata da poche settimane nell’ambito della collana Questioni di Economia e Finanza (Occasional Papers).
Il lavoro – viene spiegato nelle prime pagine – presenta una ricognizione sistematica dell’intera filiera dell’innovazione in Italia, con particolare attenzione al nesso tra ricerca pubblica e capacità innovativa del sistema produttivo. L’analisi si articola lungo tre direttrici principali: la ricerca accademica in area STEM (Science, Technology, Engineering, and Mathematics), la brevettazione delle imprese private, delle università e degli Enti Pubblici di Ricerca (ERP) e le iniziative relative al trasferimento tecnologico. Direttrici, com’è naturale, intrecciate tra di loro, che vengono analizzate per arrivare ad una sintesi ragionata dello stato dell’arte, delineare un quadro completo dei punti di forza e di debolezza in ciascun ambito e fornire indicazioni di policy per il potenziamento del grado di capacità innovativa del Paese. Una capacità importante, viene sottolineato, che, tuttavia, potrebbe crescere in termini di diffusione e risultati lavorando di più sulle relazioni e sull’effettivo trasferimento tecnologico dai centri di ricerca alle aziende.
Questione di organizzazione e di risorse, certamente, così come anche di visione dell’importanza e della necessità di consolidare sempre di più quella cultura del produrre e della relazione che può far ricco il sistema produttivo di un territorio.
Ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico in Italia
Monica Andini, Fabio Bertolotti, Luca Citino, Francesco D’Amuri, Andrea Linarello, Giulia Mattei
Banca d’Italia, Questioni di Economia e Finanza (Occasional Papers), 954, luglio 2025