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Raccontare l’impresa anche con i bilanci

Il tema delle “note integrative” e della loro efficacia

Raccontare l’impresa anche nei bilanci, e non solo con i numeri. Trasparenza, quindi, ma anche storia di un impegno attento nel produrre; con i buoni conti da tutelare da una parte e la cura di chi in azienda lavora.

È, a ben vedere, l’obiettivo delle cosiddette “note integrative” che arricchiscono gli schemi di bilancio classici e forniscono una valutazione qualitativa complessiva degli andamenti aziendali passati e in prospettiva. Sul significato e l’efficacia di questi documenti si sono esercitati Antonio Accetturo, Audinga Baltrunaite, Gianmarco Cariola, Annalisa Frigo e Marco Gallo (tutti economisti di Banca d’Italia); un impegno di analisi che ha condotto alla redazione di una ricerca appena pubblicata nella collana “Temi di discussione”.

“Il valore delle parole: l’impatto dell’informazione non finanziaria sulla performance delle imprese” – questo il titolo dell’analisi – ha l’obiettivo di approfondire gli effetti delle “note integrative” sulla valutazione delle imprese e sulla percezione che di queste ha il sistema economico. Percezione, dunque, attraverso la quale passa anche la reputazione d’impresa.

Accetturo e i suoi colleghi effettuano un’analisi puntuale degli effetti delle “note integrative” di bilancio distinguendo un prima e un dopo. Per ridurre gli oneri amministrativi, infatti, nel 2016 è stato introdotto il bilancio semplificato per le microimprese (bilancio micro), eliminando l’obbligo di presentare la “nota integrativa”. E il prima e il dopo si colgono in due circostanze. Prima di tutto, l’adozione del bilancio micro – viene fatto notare dalla ricerca – non ha comportato un calo apprezzabile dei costi sostenuti dalle imprese. D’altra parte, ed è la seconda circostanza, la semplificazione ha invece influito negativamente sulla capacità delle imprese di accedere ai finanziamenti esterni e ha rallentato i processi di acquisizione delle quote societarie da parte di nuovi soci, verosimilmente a causa della riduzione delle informazioni a loro disponibili. Senza “note integrative”, in altri termini, il racconto dell’impresa che si fa reputazione della stessa pare abbia perduto di efficacia. Sembrerebbe quasi che una parte importante della cultura del produrre delle imprese si sia persa tra i troppi numeri e le poche parole.

Il valore delle parole: l’impatto dell’informazione non finanziaria sulla performance delle imprese

Antonio Accetturo, Audinga Baltrunaite, Gianmarco Cariola, Annalisa Frigo e Marco Gallo

Banca d’Italia, Temi di discussione, n. 1498, ottobre 2025

Il tema delle “note integrative” e della loro efficacia

Raccontare l’impresa anche nei bilanci, e non solo con i numeri. Trasparenza, quindi, ma anche storia di un impegno attento nel produrre; con i buoni conti da tutelare da una parte e la cura di chi in azienda lavora.

È, a ben vedere, l’obiettivo delle cosiddette “note integrative” che arricchiscono gli schemi di bilancio classici e forniscono una valutazione qualitativa complessiva degli andamenti aziendali passati e in prospettiva. Sul significato e l’efficacia di questi documenti si sono esercitati Antonio Accetturo, Audinga Baltrunaite, Gianmarco Cariola, Annalisa Frigo e Marco Gallo (tutti economisti di Banca d’Italia); un impegno di analisi che ha condotto alla redazione di una ricerca appena pubblicata nella collana “Temi di discussione”.

“Il valore delle parole: l’impatto dell’informazione non finanziaria sulla performance delle imprese” – questo il titolo dell’analisi – ha l’obiettivo di approfondire gli effetti delle “note integrative” sulla valutazione delle imprese e sulla percezione che di queste ha il sistema economico. Percezione, dunque, attraverso la quale passa anche la reputazione d’impresa.

Accetturo e i suoi colleghi effettuano un’analisi puntuale degli effetti delle “note integrative” di bilancio distinguendo un prima e un dopo. Per ridurre gli oneri amministrativi, infatti, nel 2016 è stato introdotto il bilancio semplificato per le microimprese (bilancio micro), eliminando l’obbligo di presentare la “nota integrativa”. E il prima e il dopo si colgono in due circostanze. Prima di tutto, l’adozione del bilancio micro – viene fatto notare dalla ricerca – non ha comportato un calo apprezzabile dei costi sostenuti dalle imprese. D’altra parte, ed è la seconda circostanza, la semplificazione ha invece influito negativamente sulla capacità delle imprese di accedere ai finanziamenti esterni e ha rallentato i processi di acquisizione delle quote societarie da parte di nuovi soci, verosimilmente a causa della riduzione delle informazioni a loro disponibili. Senza “note integrative”, in altri termini, il racconto dell’impresa che si fa reputazione della stessa pare abbia perduto di efficacia. Sembrerebbe quasi che una parte importante della cultura del produrre delle imprese si sia persa tra i troppi numeri e le poche parole.

Il valore delle parole: l’impatto dell’informazione non finanziaria sulla performance delle imprese

Antonio Accetturo, Audinga Baltrunaite, Gianmarco Cariola, Annalisa Frigo e Marco Gallo

Banca d’Italia, Temi di discussione, n. 1498, ottobre 2025

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