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Nuovi materiali, invenzioni e brevetti

Nel 1937 Giulio Natta, al tempo professore ordinario al Politecnico di Torino, viene incaricato dalla Pirelli di trovare una strada alternativa all’importazione sempre più difficile di gomma naturale dalle grandi piantagioni sudamericane e dall’Estremo Oriente. Nei laboratori della Bicocca, grazie al futuro Premio Nobel, vede la luce un’originale tecnologia che consente di produrre gomma sintetica; nel 1938 vengono depositati due brevetti per la separazione di butilene e butadiene. Tra le migliaia di specifiche di prova prodotte dalla Ricerca e Sviluppo Pneumatici si può leggere per la prima volta la parola “cauccital”, ossia l’avvio della sperimentazione su quel caucciù prodotto in laboratorio che oggi è di uso comune nell’industria della gomma. È l’inizio di una rivoluzione tecnologica. A queste preziose specifiche, conservate oggi nel nostro Archivio Storico, si affiancano schede tecniche relative alle dimensioni degli stampi per la vulcanizzazione dei pneumatici, al disegno del battistrada, alle scritte originali (misure, tipo di pneumatico, logo dell’azienda) impresse sul fianco. A partire dai primi anni Trenta, questi documenti accompagnano passo dopo passo lo sviluppo e l’evoluzione di tutti i pneumatici Pirelli: da prodotti storici come Stella Bianca e CINTURATO, alle versioni “Corsa”, da competizione, fino alla sperimentazione sui tessuti “Cord”. Risalgono agli anni Trenta e Quaranta anche le prime testimonianze fotografiche della vita delle persone all’interno dei luoghi di sperimentazione. Oltre ai tecnici e ai ricercatori, al centro dell’obiettivo sono la comunità scientifica e i suoi strumenti: i banchi dei laboratori chimici e fisici ospitano microscopi, ampolle, vetrini, provette, torsiometri e plastometri, immortalati in close-up che ne mettono in luce i dettagli.

Nell’immediato Dopoguerra, Pirelli cura la creazione di un centro tecnologico con laboratori grandiosi specializzati nei vari rami dell’industria della chimica e della fisica. Si legge nella relazione al bilancio del 1957: “nel campo del progresso tecnico è da ricordare l’entrata in attività dei nuovi laboratori di ricerca alla Bicocca che sono risultati un modello di funzionalità e di modernità di equipaggiamento. In particolare, detti laboratori sono dotati di un generatore acceleratore di elettroni di due mega electrovolt, che servirà per ricerche soprattutto sulla gomma e sui materiali plastici”. Durante gli anni Cinquanta grandi nomi della fotografia, come Aldo Ballo, vengono chiamati a documentare la complessità di questi luoghi di ricerca in Pirelli, organizzati e denominati in base al ramo di attività e sede delle indagini e dei collaudi che precedono e accompagnano la fabbricazione dei prodotti aziendali, realizzando istantanee che restituiscono il concetto di scienza intesa come studio e applicazione. Nel 1960 la Rivista Pirelli dà notizia dell’acquisto e dell’installazione di due nuove apparecchiature, un microfotometro e un comparatore ottico, entrambe progettate dal personale dell’azienda; nel 1963 viene invece inaugurato un nuovo laboratorio del settore elettrico, descritto come “uno dei più grandi attualmente esistenti nel mondo per prove ad altissima tensione”.

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Nel 1937 Giulio Natta, al tempo professore ordinario al Politecnico di Torino, viene incaricato dalla Pirelli di trovare una strada alternativa all’importazione sempre più difficile di gomma naturale dalle grandi piantagioni sudamericane e dall’Estremo Oriente. Nei laboratori della Bicocca, grazie al futuro Premio Nobel, vede la luce un’originale tecnologia che consente di produrre gomma sintetica; nel 1938 vengono depositati due brevetti per la separazione di butilene e butadiene. Tra le migliaia di specifiche di prova prodotte dalla Ricerca e Sviluppo Pneumatici si può leggere per la prima volta la parola “cauccital”, ossia l’avvio della sperimentazione su quel caucciù prodotto in laboratorio che oggi è di uso comune nell’industria della gomma. È l’inizio di una rivoluzione tecnologica. A queste preziose specifiche, conservate oggi nel nostro Archivio Storico, si affiancano schede tecniche relative alle dimensioni degli stampi per la vulcanizzazione dei pneumatici, al disegno del battistrada, alle scritte originali (misure, tipo di pneumatico, logo dell’azienda) impresse sul fianco. A partire dai primi anni Trenta, questi documenti accompagnano passo dopo passo lo sviluppo e l’evoluzione di tutti i pneumatici Pirelli: da prodotti storici come Stella Bianca e CINTURATO, alle versioni “Corsa”, da competizione, fino alla sperimentazione sui tessuti “Cord”. Risalgono agli anni Trenta e Quaranta anche le prime testimonianze fotografiche della vita delle persone all’interno dei luoghi di sperimentazione. Oltre ai tecnici e ai ricercatori, al centro dell’obiettivo sono la comunità scientifica e i suoi strumenti: i banchi dei laboratori chimici e fisici ospitano microscopi, ampolle, vetrini, provette, torsiometri e plastometri, immortalati in close-up che ne mettono in luce i dettagli.

Nell’immediato Dopoguerra, Pirelli cura la creazione di un centro tecnologico con laboratori grandiosi specializzati nei vari rami dell’industria della chimica e della fisica. Si legge nella relazione al bilancio del 1957: “nel campo del progresso tecnico è da ricordare l’entrata in attività dei nuovi laboratori di ricerca alla Bicocca che sono risultati un modello di funzionalità e di modernità di equipaggiamento. In particolare, detti laboratori sono dotati di un generatore acceleratore di elettroni di due mega electrovolt, che servirà per ricerche soprattutto sulla gomma e sui materiali plastici”. Durante gli anni Cinquanta grandi nomi della fotografia, come Aldo Ballo, vengono chiamati a documentare la complessità di questi luoghi di ricerca in Pirelli, organizzati e denominati in base al ramo di attività e sede delle indagini e dei collaudi che precedono e accompagnano la fabbricazione dei prodotti aziendali, realizzando istantanee che restituiscono il concetto di scienza intesa come studio e applicazione. Nel 1960 la Rivista Pirelli dà notizia dell’acquisto e dell’installazione di due nuove apparecchiature, un microfotometro e un comparatore ottico, entrambe progettate dal personale dell’azienda; nel 1963 viene invece inaugurato un nuovo laboratorio del settore elettrico, descritto come “uno dei più grandi attualmente esistenti nel mondo per prove ad altissima tensione”.

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