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Speranza d’impresa

Una raccolta di saggi dello Iuav di Venezia fa ragionare sul significato che ha oggi l’esperienza di Adriano Olivetti

 

Olivetti mitico. Quasi un’entità che viene, di volta in volta, evocata, cercata, ri-scoperta (forse), meditata, contraddetta, rinnegata, indolatrata. In tempi difficili e complessi anche dal punto di vista dell’economia e della produzione – e quindi dell’etica d’impresa, della sua cultura, della sua responsabilità sociale -, riandare ad Adriano Olivetti e alla sua filosofia del produrre è quasi un obbligo ma anche una sorta di (pericolosa) moda. Servono, quindi, buone indicazioni da usare per non smarrirsi e, soprattutto, sbagliare strada. Lo è la raccolta di articoli “Olivetti. Comunità, conflitti, intelligenze., forme di vita” curato da La Rivista di Engramma dello Iuav di Venezia e frutto proprio dell’interrogarsi sui veri significati dell’opera dell’imprenditore eporediese.

La raccolta prende spunto dalla constatazione che “la questione Olivetti” è “questione aperta e dalle molteplici sfaccettature”. Da qui un percorso di analisi e approfondimento condotto in più tappe e a più mani. Prima una serie di incontri seminariali, poi la raccolta di 21 interviste con l’obiettivo di definire “l’orizzonte” del tema e delle discussioni conseguenti, poi tre saggi di approfondimento su altrettanti temi specifici: l’incontro (pressoché unico) tra un’avanguardia industriale e una artistica, la tensione dell’azienda di Olivetti verso “la novità” non solo tecnologica ma anche umana e sociale, e, infine, la ricostruzione della vicenda di uno strumenti specifico di conoscenza quale è stato la rivista “Centro sociale”.

L’insieme dei contributi raccolti costituisce una fonte di riflessioni e spunti importanti non solo per capire quanto fatto da Olivetti, ma, soprattutto, per cercare di comprenderne i limiti così come le provocazioni che, comunque, quell’esperienza può ancora proporre oggi.

Bello e coinvolgente un passaggio che vuole sintetizzare quanto oggi sia ancora utile conoscere la vicenda Olivetti e quanto occorra ancora ragionarne: “Forse c’era in quel progetto, e in quella umanità, dell’”impossibile” e noi, oggi, dovremmo interrogare questo “impossibile”, questa utopia mancata, per continuare ad alimentare non tanto l’utopia, quanto la speranza, che è, e politicamente deve essere sempre, l’ultima a morire”.

 

Olivetti. Comunità, conflitti, intelligenze, forme di vita.
AA.VV.
La Rivista di Engramma, Iuav, Venezia, giugno, 2019, n. 166

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Una raccolta di saggi dello Iuav di Venezia fa ragionare sul significato che ha oggi l’esperienza di Adriano Olivetti

 

Olivetti mitico. Quasi un’entità che viene, di volta in volta, evocata, cercata, ri-scoperta (forse), meditata, contraddetta, rinnegata, indolatrata. In tempi difficili e complessi anche dal punto di vista dell’economia e della produzione – e quindi dell’etica d’impresa, della sua cultura, della sua responsabilità sociale -, riandare ad Adriano Olivetti e alla sua filosofia del produrre è quasi un obbligo ma anche una sorta di (pericolosa) moda. Servono, quindi, buone indicazioni da usare per non smarrirsi e, soprattutto, sbagliare strada. Lo è la raccolta di articoli “Olivetti. Comunità, conflitti, intelligenze., forme di vita” curato da La Rivista di Engramma dello Iuav di Venezia e frutto proprio dell’interrogarsi sui veri significati dell’opera dell’imprenditore eporediese.

La raccolta prende spunto dalla constatazione che “la questione Olivetti” è “questione aperta e dalle molteplici sfaccettature”. Da qui un percorso di analisi e approfondimento condotto in più tappe e a più mani. Prima una serie di incontri seminariali, poi la raccolta di 21 interviste con l’obiettivo di definire “l’orizzonte” del tema e delle discussioni conseguenti, poi tre saggi di approfondimento su altrettanti temi specifici: l’incontro (pressoché unico) tra un’avanguardia industriale e una artistica, la tensione dell’azienda di Olivetti verso “la novità” non solo tecnologica ma anche umana e sociale, e, infine, la ricostruzione della vicenda di uno strumenti specifico di conoscenza quale è stato la rivista “Centro sociale”.

L’insieme dei contributi raccolti costituisce una fonte di riflessioni e spunti importanti non solo per capire quanto fatto da Olivetti, ma, soprattutto, per cercare di comprenderne i limiti così come le provocazioni che, comunque, quell’esperienza può ancora proporre oggi.

Bello e coinvolgente un passaggio che vuole sintetizzare quanto oggi sia ancora utile conoscere la vicenda Olivetti e quanto occorra ancora ragionarne: “Forse c’era in quel progetto, e in quella umanità, dell’”impossibile” e noi, oggi, dovremmo interrogare questo “impossibile”, questa utopia mancata, per continuare ad alimentare non tanto l’utopia, quanto la speranza, che è, e politicamente deve essere sempre, l’ultima a morire”.

 

Olivetti. Comunità, conflitti, intelligenze, forme di vita.
AA.VV.
La Rivista di Engramma, Iuav, Venezia, giugno, 2019, n. 166

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