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Una lente sul mondo: costumi e consumi nelle fotografie dell’Archivio Storico Pirelli

L’evoluzione dei generi e delle tecniche fotografiche ha comportato una profonda trasformazione della visione del mondo, mettendo in luce la stretta interrelazione tra espressioni artistiche e società. La fotografia ha infatti un rapporto del tutto particolare con la dimensione temporale, avendo lo scopo di dare forma alla memoria collettiva, fornire una comprensione della contemporaneità e stimolare una riflessione sugli indirizzi futuri.
L’Archivio Storico Pirelli non testimonia solamente gli oltre 150 anni dell’azienda, ma permette di ricostruire la storia dell’impresa e i suoi valori e, più in generale, i cambiamenti del gusto e del costume, dentro e fuori i confini nazionali.

A partire dal secondo Dopoguerra, lo stile di vita delle famiglie italiane si modifica. Grazie a una maggiore disponibilità economica, la popolazione accede a nuovi beni di consumo e nuovi svaghi, generando, e vivendo, importanti cambiamenti culturali. Si fa strada l’idea moderna del tempo libero, immortalato da Federico Patellani nel servizio fotografico del 1949 sui tubolari Pirelli: protagonisti delle gite in bicicletta fuori città sono ragazzi e ragazze, sdraiati davanti a uno specchio d’acqua dopo la fatica della pedalata, ma anche genitori con bambini tra la polvere delle strade di campagna o a riposo nei campi. Sono scene di vita quotidiana, come il matrimonio in Lambretta ripreso dall’agenzia Rotofoto di Fedele Toscani: una coppia di giovani sposi esce dalla Chiesa di San Martino in Villapizzone, con amici e parenti ad aspettarli su uno dei mezzi più amati dagli italiani negli anni Cinquanta equipaggiato con pneumatici Pirelli, il cui controllo è assicurato dal personale dell’azienda.
I prodotti della P lunga segnano poi l’epoca della motorizzazione di massa e del boom dello sviluppo autostradale. Insegne pubblicitarie accompagnano lo snodarsi dell’Autostrada del Sole, inaugurata nel 1964 e nelle cui aree di sosta i viaggiatori possono approfittare dei box Pirelli per il cambio delle gomme. La nuova classe media si sposta nella Penisola attraverso un numero crescente di automobili, come l’Autobianchi A122, al centro del fotoservizio realizzato nel 1969, tra picnic domenicali e giri in città.

I prodotti Pirelli dominano anche le vacanze estive. Rodolfo Facchini fotografa il Nautilus, gommone della consociata Azienda Seregno, che sfreccia tra le onde con giovani allegri e spensierati a bordo, mentre Aldo Ballo realizza degli still life dei materassini, delle mute e delle maschere subacquee. Pirelli è inoltre protagonista del mondo della moda: i servizi fotografici realizzati dall’Azienda Impermeabili mostrano l’evoluzione delle forme, dei materiali e dei pattern – dai classici modelli raglan di ampia foggia fino ai fascianti doppiopetto in tartan con collo a rever – seguendo non solo i trend del tempo, ma anche le trasformazioni del ruolo della donna. Così anche gli articoli della Pirelli Revere in lastex: corsetti, guaine e costumi da bagno disegnano non solo la silhouette delle modelle, ma anche la libertà femminile dell’epoca.
Testimonianze di vita quotidiana si trovano poi negli scatti che raccontano il welfare aziendale degli anni Cinquanta e Sessanta: dalle attività del doposcuola pensate per i figli dei “pirelliani” alle scene familiari all’interno del Villaggio Pirelli di Cinisello Balsamo, fino ai soggiorni in colonia durante le vacanze estive. Un’attenzione al benessere dei lavoratori e delle loro famiglie che ancora costituisce oggi uno dei capisaldi della cultura d’impresa del Gruppo.

Anche la Rivista Pirelli, sulle cui pagine si svolge per oltre due decenni uno dei più avanzati dibattiti culturali del Paese, rappresenta un’inesauribile fonte di riflessioni sulla trasformazione della società. I reportage di alcuni dei nomi più importanti della fotografia forniscono un approfondimento iconografico necessario alle numerose inchieste sui temi caldi dell’epoca, come “Televisione e cultura”, analisi sulla possibile missione didattica del nuovo medium. È Ugo Mulas, poeta visivo del quotidiano e narratore del mondo, a registrare gli effetti del piccolo schermo sul panorama di Milano, profondamente cambiato dal proliferare delle antenne sui tetti delle abitazioni. Mulas indaga anche la tematica del lavoro firmando due copertine della Rivista: nel 1961 campeggia la figura eroica di un operaio durante la costruzione del traforo del Monte Bianco, parte del fotoservizio dedicato a questa grande impresa – immagini in cui trionfa il profondo nero delle gallerie, a rendere perfettamente i “tre anni di notte” vissuti dai minatori – mentre il numero del maggio 1964 mostra i lavoratori specializzati sulle braccia del radiotelescopio di Medicina (Bologna), uno dei più grandi d’Europa. Un caleidoscopio di forme geometriche, tra paraboloidi, tralicci e cavi elettrici, naturalmente Pirelli. L’inchiesta “La scuola in Italia e in Europa” esplora le diverse problematiche e le possibili soluzioni sul tema dell’istruzione; sono diversi gli artisti che si occupano dell’argomento, tra cui Giuseppe Pino, che immortala le attività didattiche creative – il mosaico, la pittura e la falegnameria – pensate per rispondere ai bisogni educativi dei bambini con disabilità cognitive, e Mulas, che studia il rapporto tra scuola e industria fotografando l’Istituto Professionale Piero Pirelli, dedicato alla formazione dei figli dei dipendenti appena entrati in azienda, colti a lavoro nelle officine durante le esercitazioni pratiche e chini sui banchi delle aule per le lezioni teoriche. Sulle pagine della Rivista non mancano analisi critiche sulla situazione del turismo nazionale – con reportage d’autore di Fulvio Roiter, Pepi Merisio e Enzo Sellerio – e approfondimenti sull’andamento demografico crescente della popolazione italiana. Saul Bass, illustratore e grafico attivo tra pubblicità e cinema – sue le celebri locandine di “Anatomia di un omicidio” di Otto Preminger e di molti capolavori di Hitchcock, tra cui “Vertigo” (“La donna che visse due volte”, nella versione italiana) – realizza nel 1965 uno scatto di sua figlia tra le braccia della madre, che diventa copertina della Rivista Pirelli di quell’anno, e di nuovo nel numero di Natale del 1966, vincendo il premio per la miglior fotografia conferito dall’Art Directors Club di Los Angeles in occasione della XXII Mostra annuale di pubblicità e arte editoriale.

Ancora oggi Pirelli mantiene uno sguardo sulla società e sulle sue evoluzioni attraverso un dialogo costante con gli artisti più influenti a livello internazionale. Lo testimoniano il Calendario Pirelli, le mostre di Pirelli HangarBicocca, le attività e le pubblicazioni di Fondazione Pirelli, gli Annual Report del Gruppo e il magazine aziendale “World”, che dal 1994 raccoglie l’eredità della Rivista Pirelli.

L’evoluzione dei generi e delle tecniche fotografiche ha comportato una profonda trasformazione della visione del mondo, mettendo in luce la stretta interrelazione tra espressioni artistiche e società. La fotografia ha infatti un rapporto del tutto particolare con la dimensione temporale, avendo lo scopo di dare forma alla memoria collettiva, fornire una comprensione della contemporaneità e stimolare una riflessione sugli indirizzi futuri.
L’Archivio Storico Pirelli non testimonia solamente gli oltre 150 anni dell’azienda, ma permette di ricostruire la storia dell’impresa e i suoi valori e, più in generale, i cambiamenti del gusto e del costume, dentro e fuori i confini nazionali.

A partire dal secondo Dopoguerra, lo stile di vita delle famiglie italiane si modifica. Grazie a una maggiore disponibilità economica, la popolazione accede a nuovi beni di consumo e nuovi svaghi, generando, e vivendo, importanti cambiamenti culturali. Si fa strada l’idea moderna del tempo libero, immortalato da Federico Patellani nel servizio fotografico del 1949 sui tubolari Pirelli: protagonisti delle gite in bicicletta fuori città sono ragazzi e ragazze, sdraiati davanti a uno specchio d’acqua dopo la fatica della pedalata, ma anche genitori con bambini tra la polvere delle strade di campagna o a riposo nei campi. Sono scene di vita quotidiana, come il matrimonio in Lambretta ripreso dall’agenzia Rotofoto di Fedele Toscani: una coppia di giovani sposi esce dalla Chiesa di San Martino in Villapizzone, con amici e parenti ad aspettarli su uno dei mezzi più amati dagli italiani negli anni Cinquanta equipaggiato con pneumatici Pirelli, il cui controllo è assicurato dal personale dell’azienda.
I prodotti della P lunga segnano poi l’epoca della motorizzazione di massa e del boom dello sviluppo autostradale. Insegne pubblicitarie accompagnano lo snodarsi dell’Autostrada del Sole, inaugurata nel 1964 e nelle cui aree di sosta i viaggiatori possono approfittare dei box Pirelli per il cambio delle gomme. La nuova classe media si sposta nella Penisola attraverso un numero crescente di automobili, come l’Autobianchi A122, al centro del fotoservizio realizzato nel 1969, tra picnic domenicali e giri in città.

I prodotti Pirelli dominano anche le vacanze estive. Rodolfo Facchini fotografa il Nautilus, gommone della consociata Azienda Seregno, che sfreccia tra le onde con giovani allegri e spensierati a bordo, mentre Aldo Ballo realizza degli still life dei materassini, delle mute e delle maschere subacquee. Pirelli è inoltre protagonista del mondo della moda: i servizi fotografici realizzati dall’Azienda Impermeabili mostrano l’evoluzione delle forme, dei materiali e dei pattern – dai classici modelli raglan di ampia foggia fino ai fascianti doppiopetto in tartan con collo a rever – seguendo non solo i trend del tempo, ma anche le trasformazioni del ruolo della donna. Così anche gli articoli della Pirelli Revere in lastex: corsetti, guaine e costumi da bagno disegnano non solo la silhouette delle modelle, ma anche la libertà femminile dell’epoca.
Testimonianze di vita quotidiana si trovano poi negli scatti che raccontano il welfare aziendale degli anni Cinquanta e Sessanta: dalle attività del doposcuola pensate per i figli dei “pirelliani” alle scene familiari all’interno del Villaggio Pirelli di Cinisello Balsamo, fino ai soggiorni in colonia durante le vacanze estive. Un’attenzione al benessere dei lavoratori e delle loro famiglie che ancora costituisce oggi uno dei capisaldi della cultura d’impresa del Gruppo.

Anche la Rivista Pirelli, sulle cui pagine si svolge per oltre due decenni uno dei più avanzati dibattiti culturali del Paese, rappresenta un’inesauribile fonte di riflessioni sulla trasformazione della società. I reportage di alcuni dei nomi più importanti della fotografia forniscono un approfondimento iconografico necessario alle numerose inchieste sui temi caldi dell’epoca, come “Televisione e cultura”, analisi sulla possibile missione didattica del nuovo medium. È Ugo Mulas, poeta visivo del quotidiano e narratore del mondo, a registrare gli effetti del piccolo schermo sul panorama di Milano, profondamente cambiato dal proliferare delle antenne sui tetti delle abitazioni. Mulas indaga anche la tematica del lavoro firmando due copertine della Rivista: nel 1961 campeggia la figura eroica di un operaio durante la costruzione del traforo del Monte Bianco, parte del fotoservizio dedicato a questa grande impresa – immagini in cui trionfa il profondo nero delle gallerie, a rendere perfettamente i “tre anni di notte” vissuti dai minatori – mentre il numero del maggio 1964 mostra i lavoratori specializzati sulle braccia del radiotelescopio di Medicina (Bologna), uno dei più grandi d’Europa. Un caleidoscopio di forme geometriche, tra paraboloidi, tralicci e cavi elettrici, naturalmente Pirelli. L’inchiesta “La scuola in Italia e in Europa” esplora le diverse problematiche e le possibili soluzioni sul tema dell’istruzione; sono diversi gli artisti che si occupano dell’argomento, tra cui Giuseppe Pino, che immortala le attività didattiche creative – il mosaico, la pittura e la falegnameria – pensate per rispondere ai bisogni educativi dei bambini con disabilità cognitive, e Mulas, che studia il rapporto tra scuola e industria fotografando l’Istituto Professionale Piero Pirelli, dedicato alla formazione dei figli dei dipendenti appena entrati in azienda, colti a lavoro nelle officine durante le esercitazioni pratiche e chini sui banchi delle aule per le lezioni teoriche. Sulle pagine della Rivista non mancano analisi critiche sulla situazione del turismo nazionale – con reportage d’autore di Fulvio Roiter, Pepi Merisio e Enzo Sellerio – e approfondimenti sull’andamento demografico crescente della popolazione italiana. Saul Bass, illustratore e grafico attivo tra pubblicità e cinema – sue le celebri locandine di “Anatomia di un omicidio” di Otto Preminger e di molti capolavori di Hitchcock, tra cui “Vertigo” (“La donna che visse due volte”, nella versione italiana) – realizza nel 1965 uno scatto di sua figlia tra le braccia della madre, che diventa copertina della Rivista Pirelli di quell’anno, e di nuovo nel numero di Natale del 1966, vincendo il premio per la miglior fotografia conferito dall’Art Directors Club di Los Angeles in occasione della XXII Mostra annuale di pubblicità e arte editoriale.

Ancora oggi Pirelli mantiene uno sguardo sulla società e sulle sue evoluzioni attraverso un dialogo costante con gli artisti più influenti a livello internazionale. Lo testimoniano il Calendario Pirelli, le mostre di Pirelli HangarBicocca, le attività e le pubblicazioni di Fondazione Pirelli, gli Annual Report del Gruppo e il magazine aziendale “World”, che dal 1994 raccoglie l’eredità della Rivista Pirelli.

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