Nella città-scena
Quarta tappa del nostro approfondimento “Pirelli, la città, la visione”: immagini e testimonianze di un’azienda partecipe sin dalle origini alle grandi esposizioni internazionali
I visitatori che entrano nell’Archivio Storico di Fondazione Pirelli vengono accolti da un’immagine fotografica di grande impatto visivo e di notevole rilevanza – per la storia dell’azienda e anche per l’evoluzione della fotografia. Posizionata proprio all’ingresso del percorso di visita, “L’uscita delle maestranze Pirelli dallo stabilimento di via Ponte Seveso” è stata scattata nel 1905 da Luca Comerio, grande fotografo e pioniere del cinema; ritrae le migliaia di lavoratori dello stabilimento milanese di via Ponte Seveso (ora via Fabio Filzi) e nella fattispecie, è un ingrandimento della misura di cm 245 x 150, realizzato per l’Esposizione Universale che il 28 aprile 1906 inaugurava a Milano, in omaggio al traforo del Sempione. In questa grande manifestazione che attirava espositori da tutto il mondo, Pirelli allestiva i suoi stand nella sala dell’Automobilismo e nel padiglione dell’Aeronautica, tra esibizioni di voli aerostatici e dirigibili che navigavano il cielo della città e altre attrazioni, celebrando il grande tema ispiratore della manifestazione “La scienza, la città e la vita” attraverso i propri prodotti e tecnologie, ma anche con un orgoglioso ritratto collettivo delle proprie lavoratrici e lavoratori.
La storia di Pirelli e della sua partecipazione alle esposizioni internazionali inizia già nel 1889 con l’Esposizione Universale di Parigi ed è attraversata dall’entusiasmo per le nuove frontiere tecnologiche e le magnifiche opportunità di creare sempre nuove relazioni, preziose per ampliare gli orizzonti commerciali e culturali. A quella manifestazione che celebrava i 100 anni dalla Rivoluzione Francese è presente Giovanni Battista Pirelli, fondatore dell’azienda nel 1872, che invita con una lettera Giuseppe Borghero, direttore dello stabilimento Pirelli di La Spezia dove si producono cavi telegrafici sottomarini, a visitare la parte dedicata all’elettricità.
Ma la prima effettiva partecipazione di Pirelli a una Esposizione Universale con l’allestimento di uno stand risale al 1900, sempre a Parigi, con campioni di cavi di ogni sorta (isolati in guttaperca, in materie tessili, in caoutchouc vulcanizzato, per telegrafi, telefoni, luce elettrica, trasporto di energia a distanza) oltre a quelli sottomarini e sotterranei, tra cui un modello speciale, per il trasporto di energia a 2500 volt, in grado di illuminare 500 lampade disposte su un quadro all’interno dello stand, dimostrando la capacità di Pirelli di trasportare l’energia elettrica ad altissime tensioni.
Dimostrare la propria potenza tecnologica e il proprio protagonismo in quella fase della storia dell’umanità in cui il progresso era una gioiosa competizione di capacità, risorse, competenze, ma anche slancio creativo, che andava in scena nelle esposizioni universali nelle città del mondo, che diventavano città-mondo, palcoscenico dei migliori traguardi e dunque momenti di ispirazione per tutta la comunità. Questo è l’aspetto che ci interessa esplorare in questo articolo, che si inserisce nel racconto dedicato al legame intenso e continuo fra Pirelli e la città, con lo sguardo rivolto in avanti.
Nel 1904 è la volta dell’Esposizione internazionale della Lousiana, la “Louisiana Purchaise”, con la supervisione diretta di Piero Pirelli, recatosi negli Stati Uniti anche per osservare l’industria americana e stipulare nuovi accordi commerciali e di fornitura. La presenta come un’occasione da non perdere, con espositori da tutta Europa, America latina, Canada, Cina e Giappone e la possibilità, dunque, di entrare in contatto con i rappresentanti di questi paesi oltre che degli Stati Uniti.
Nel 1958 l’esposizione universale entra nelle pagine della Rivista Pirelli. Nel numero 4 si legge l’articolo “Taccuino dell’Expo” a firma Franco Fellini, pseudonimo di Giovanni Pirelli, dove si descrive lo spirito cosmopolita dell’Esposizione Universale di Bruxelles, con la folla protagonista “una folla internazionale ed eterogenea il cui comune denominatore sembra essere l’ansia di vedere tutto, di tutto sperimentare” e quella dimensione di euforia per le atmosfere fantascientifiche create dall’Atomium, simbolo dell’Expo, e per i grandiosi padiglioni rappresentativi di tutti i mondi allora possibili.
È il 1961. A Torino va in scena l’Esposizione Internazionale del Lavoro per celebrare il centenario dell’Unità d’Italia. Pirelli allestisce un padiglione sul tema della ricerca scientifica e all’ingresso espone il grande mosaico realizzato dai maestri dell’Accademia delle Belle Arti di Ravenna, su cartone preparatorio di Renato Guttuso, oggi conservato nella sala consultazione in Fondazione Pirelli. Raffigura uomini e donne in camice bianco, intenti a studiare il mondo con strumenti e microscopi. Una partecipazione che sta dalla parte della cultura politecnica in cui l’azienda si è già radicalmente identificata.
Facendo un lungo salto temporale che include fiere e saloni di richiamo internazionale dove Pirelli è presente con i suoi prodotti, tecnologia e valori d’impresa (fra tutti, la prima edizione del Salone del Mobile a Milano nel 1961) riatterriamo a Milano, dove il 1° maggio 2015 – (ri)apre le porte l’Expo, il tema questa volta è “Nutrire il Pianeta. Energia per la vita”. Per Marco Tronchetti Provera, Vice Presidente Esecutivo di Pirelli, Expo Milano 2015 è stata “una grande opportunità per Milano e per l’intero Paese. Per questo Pirelli ha scelto di sostenere una serie di iniziative a questo collegate, tra cui l’Albero della Vita, una grande opera contemporanea destinata a diventare un’icona della creatività e della qualità industriale di Milano e del sistema Italia, un simbolo forte della manifestazione in tutto il mondo”.
Pirelli aveva iniziato molto presto a presentare i propri prodotti in fiere nazionali e di settore (come le esposizioni generali italiane del 1881 e del 1884, o quella internazionale di panificazione e macinazione di Milano nel 1897, con un padiglione dedicato all’elettricità).
Ma è nelle grandi esposizioni internazionali che si coglie il nesso fra un’azienda come Pirelli con lo sguardo rivolto in avanti e la città capace di mettere in scena la visione. “L’Esposizione Universale di Bruxelles è un’immagine di ciò che è, ciò che vuole sembrare, ciò che vuole diventare il mondo in cui viviamo”. Lo dice bene ancora una volta l’articolo “Taccuino dall’Expo”, introducendo il concetto del “diventare”, ovvero del futuro e del saperlo vedere. La visione, appunto.


Quarta tappa del nostro approfondimento “Pirelli, la città, la visione”: immagini e testimonianze di un’azienda partecipe sin dalle origini alle grandi esposizioni internazionali
I visitatori che entrano nell’Archivio Storico di Fondazione Pirelli vengono accolti da un’immagine fotografica di grande impatto visivo e di notevole rilevanza – per la storia dell’azienda e anche per l’evoluzione della fotografia. Posizionata proprio all’ingresso del percorso di visita, “L’uscita delle maestranze Pirelli dallo stabilimento di via Ponte Seveso” è stata scattata nel 1905 da Luca Comerio, grande fotografo e pioniere del cinema; ritrae le migliaia di lavoratori dello stabilimento milanese di via Ponte Seveso (ora via Fabio Filzi) e nella fattispecie, è un ingrandimento della misura di cm 245 x 150, realizzato per l’Esposizione Universale che il 28 aprile 1906 inaugurava a Milano, in omaggio al traforo del Sempione. In questa grande manifestazione che attirava espositori da tutto il mondo, Pirelli allestiva i suoi stand nella sala dell’Automobilismo e nel padiglione dell’Aeronautica, tra esibizioni di voli aerostatici e dirigibili che navigavano il cielo della città e altre attrazioni, celebrando il grande tema ispiratore della manifestazione “La scienza, la città e la vita” attraverso i propri prodotti e tecnologie, ma anche con un orgoglioso ritratto collettivo delle proprie lavoratrici e lavoratori.
La storia di Pirelli e della sua partecipazione alle esposizioni internazionali inizia già nel 1889 con l’Esposizione Universale di Parigi ed è attraversata dall’entusiasmo per le nuove frontiere tecnologiche e le magnifiche opportunità di creare sempre nuove relazioni, preziose per ampliare gli orizzonti commerciali e culturali. A quella manifestazione che celebrava i 100 anni dalla Rivoluzione Francese è presente Giovanni Battista Pirelli, fondatore dell’azienda nel 1872, che invita con una lettera Giuseppe Borghero, direttore dello stabilimento Pirelli di La Spezia dove si producono cavi telegrafici sottomarini, a visitare la parte dedicata all’elettricità.
Ma la prima effettiva partecipazione di Pirelli a una Esposizione Universale con l’allestimento di uno stand risale al 1900, sempre a Parigi, con campioni di cavi di ogni sorta (isolati in guttaperca, in materie tessili, in caoutchouc vulcanizzato, per telegrafi, telefoni, luce elettrica, trasporto di energia a distanza) oltre a quelli sottomarini e sotterranei, tra cui un modello speciale, per il trasporto di energia a 2500 volt, in grado di illuminare 500 lampade disposte su un quadro all’interno dello stand, dimostrando la capacità di Pirelli di trasportare l’energia elettrica ad altissime tensioni.
Dimostrare la propria potenza tecnologica e il proprio protagonismo in quella fase della storia dell’umanità in cui il progresso era una gioiosa competizione di capacità, risorse, competenze, ma anche slancio creativo, che andava in scena nelle esposizioni universali nelle città del mondo, che diventavano città-mondo, palcoscenico dei migliori traguardi e dunque momenti di ispirazione per tutta la comunità. Questo è l’aspetto che ci interessa esplorare in questo articolo, che si inserisce nel racconto dedicato al legame intenso e continuo fra Pirelli e la città, con lo sguardo rivolto in avanti.
Nel 1904 è la volta dell’Esposizione internazionale della Lousiana, la “Louisiana Purchaise”, con la supervisione diretta di Piero Pirelli, recatosi negli Stati Uniti anche per osservare l’industria americana e stipulare nuovi accordi commerciali e di fornitura. La presenta come un’occasione da non perdere, con espositori da tutta Europa, America latina, Canada, Cina e Giappone e la possibilità, dunque, di entrare in contatto con i rappresentanti di questi paesi oltre che degli Stati Uniti.
Nel 1958 l’esposizione universale entra nelle pagine della Rivista Pirelli. Nel numero 4 si legge l’articolo “Taccuino dell’Expo” a firma Franco Fellini, pseudonimo di Giovanni Pirelli, dove si descrive lo spirito cosmopolita dell’Esposizione Universale di Bruxelles, con la folla protagonista “una folla internazionale ed eterogenea il cui comune denominatore sembra essere l’ansia di vedere tutto, di tutto sperimentare” e quella dimensione di euforia per le atmosfere fantascientifiche create dall’Atomium, simbolo dell’Expo, e per i grandiosi padiglioni rappresentativi di tutti i mondi allora possibili.
È il 1961. A Torino va in scena l’Esposizione Internazionale del Lavoro per celebrare il centenario dell’Unità d’Italia. Pirelli allestisce un padiglione sul tema della ricerca scientifica e all’ingresso espone il grande mosaico realizzato dai maestri dell’Accademia delle Belle Arti di Ravenna, su cartone preparatorio di Renato Guttuso, oggi conservato nella sala consultazione in Fondazione Pirelli. Raffigura uomini e donne in camice bianco, intenti a studiare il mondo con strumenti e microscopi. Una partecipazione che sta dalla parte della cultura politecnica in cui l’azienda si è già radicalmente identificata.
Facendo un lungo salto temporale che include fiere e saloni di richiamo internazionale dove Pirelli è presente con i suoi prodotti, tecnologia e valori d’impresa (fra tutti, la prima edizione del Salone del Mobile a Milano nel 1961) riatterriamo a Milano, dove il 1° maggio 2015 – (ri)apre le porte l’Expo, il tema questa volta è “Nutrire il Pianeta. Energia per la vita”. Per Marco Tronchetti Provera, Vice Presidente Esecutivo di Pirelli, Expo Milano 2015 è stata “una grande opportunità per Milano e per l’intero Paese. Per questo Pirelli ha scelto di sostenere una serie di iniziative a questo collegate, tra cui l’Albero della Vita, una grande opera contemporanea destinata a diventare un’icona della creatività e della qualità industriale di Milano e del sistema Italia, un simbolo forte della manifestazione in tutto il mondo”.
Pirelli aveva iniziato molto presto a presentare i propri prodotti in fiere nazionali e di settore (come le esposizioni generali italiane del 1881 e del 1884, o quella internazionale di panificazione e macinazione di Milano nel 1897, con un padiglione dedicato all’elettricità).
Ma è nelle grandi esposizioni internazionali che si coglie il nesso fra un’azienda come Pirelli con lo sguardo rivolto in avanti e la città capace di mettere in scena la visione. “L’Esposizione Universale di Bruxelles è un’immagine di ciò che è, ciò che vuole sembrare, ciò che vuole diventare il mondo in cui viviamo”. Lo dice bene ancora una volta l’articolo “Taccuino dall’Expo”, introducendo il concetto del “diventare”, ovvero del futuro e del saperlo vedere. La visione, appunto.