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Tre storie d’inverno

Pirelli e i prodotti per l’inverno hanno dato origine a campagne di comunicazione fortunate e memorabili, grazie a un efficace mix di contenuto tecnico e affermazioni valoriali, che insieme hanno creato un racconto innovativo e coinvolgente: la suggestione di una stagione confortevole, da vivere sotto il segno della sicurezza e del piacere.

 “Questi artisti perché dimenticano la neve, le montagne? Gli sci? I ghiaccioli di un tetto?”. In prima battuta la stilizzazione del disegno di Bob Noorda per la campagna pubblicitaria del pneumatico “Inverno” aveva sollevato dei dubbi, a dircelo un commento scritto a penna sul verso del bozzetto “per l’inverno il pneumatico inverno” custodito nel nostro Archivio Storico e descritto a catalogo come “tempera e collage su cartoncino con foglio in acetato, con scritte”. Risale al 1954 ed è uno dei primi lavori che Pirelli affida al giovane grafico di origine olandese, per pubblicizzare il primo pneumatico invernale Pirelli con il battistrada a spina di pesce, lanciato nel 1951. L’autore del commento, di cui non si conosce il nome, sente la mancanza di elementi più realistici come quelli presenti invece nella pubblicità realizzata da Ezio Bonini in quegli stessi anni.

Bob Noorda era da poco giunto a Milano e faceva parte di quella comunità di grafici e designer che affrontava il lavoro pubblicitario con un approccio progettuale, con l’obiettivo di rendere la comunicazione di chiara lettura, grazie alla riconoscibilità dell’elemento grafico.

Anche nel caso del nostro bozzetto, Bob Noorda elimina il superfluo, ma la sua essenzialità non è puro astrattismo, le linee pulitissime dell’albero dichiaratamente invernale vogliono ricordare il battistrada a spina di pesce e dunque riescono nell’intento di restituire la caratteristica tecnologica identificativa del pneumatico.

Pirelli commissionerà a Bob Noorda una quantità notevole di lavori e lo nominerà art director nel 1961. Quella fra l’azienda milanese e il grafico olandese è una storia subito evoluta nella direzione tanto cara a Pirelli anche nel campo della comunicazione: l’innovazione.

Nell’autunno del 1959, il lancio del Pirelli BS3 fu un evento internazionale: conferenza stampa al Salone di Torino – in quegli anni sinonimo di Tempio dell’Automobile – con visita del Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi: l’eco dalle principali testate nel mondo non tardò a farsi sentire. Il Pirelli BS3 era pneumatico costituito da una carcassa su cui montare separatamente tre diversi anelli battistrada e fu vissuto come un’invenzione rivoluzionaria, a documentarlo bene l’articolo comparso sulla Rivista Pirelli n. 5, 1959 e sull’house organ Fatti e Notizie n. 10, 1959. Lo aveva tenuto a battesimo l’ingegner Carlo Barassi, allora a capo dell’Ufficio Tecnologico della Direzione Tecnica Pneumatici Pirelli di Milano Bicocca, che nel molto nevoso inverno tra il ’55 e il ’56 aveva ripreso l’invenzione dell’ingegner Lugli di qualche anno prima, che ancora non aveva trovato applicazione: fare un pneumatico in cui carcassa e battistrada fossero indipendenti e intercambiabili, vulcanizzando indipendentemente carcassa e fascia battistrada per poi tenerle unite con la sola forza della pressione di gonfiaggio. Un pneumatico “col cappotto”.

Per la comunicazione venne coinvolto sin da subito Ermanno Scopinich, che realizzò il suggestivo shooting fotografico e video per la presentazione ambientato allo Stadio del Ghiaccio di Cortina. Nei dieci minuti del montaggio si tengono insieme le virtù tecnologiche del pneumatico, i vantaggi per l’automobilista sul piano dell’assistenza, con le percezioni di comfort e diletto di guida, oltre che di sicurezza, in altre parole il dietro le quinte del prodotto – con le sue fasi di produzione e le competenze dei tecnici esperti – e le pattinatrici che rincorrono l’Alfa Romeo Giulietta, sicura sul ghiaccio grazie al magico disegno battistrada del BS3. Ancora una volta è il mondo dell’inverno secondo Pirelli a essere rappresentato, fra innovazione tecnologica e visione di un nuovo orizzonte – la promessa di una nuova stagione da vivere a pieno.

La terza “storia d’inverno” che raccontiamo in questo articolo ha come protagonista la borsa per l’acqua calda, il primissimo e longevo prodotto Pirelli nato con la scopo di offrire comfort e protezione dal freddo, a catalogo già nel 1880, ispiratrice negli anni Cinquanta di bozzetti e campagne pubblicitarie dalle firme famose, da Lora Lamm a Raymond Savignac fino ai fratelli Pagot, molti dei quali conservati presso il nostro Archivio Storico.

Ma la narrazione di Pirelli è sempre passata attraverso una molteplicità di canali, parlando linguaggi diversi ha raggiunto destinatari differenti, su livelli diversificati di messaggio. Provando a guardare la borsa per l’acqua calda, non dal punto di vista della pubblicità ma da quello della produzione giornalistica, troviamo l’articolo di Marise Ferro pubblicato sulla Rivista Pirelli n. 5, 1949 “Quando l’anima è intirizzita”. Si tratta di un breve scritto autobiografico che attorno alla borsa dell’acqua calda costruisce un mondo di significati, trasformando il prodotto da oggetto da utilizzare a oggetto da desiderare.

Il pezzo inizia con la citazione di un ricordo (“Ho un’amica che quando soffre si corica e dice: Coricàti si soffre meno!. Poi soggiunge: Se avessi una borsa dell’acqua calda!”), prosegue con una sequenza di riflessioni (“L’anima è spesso intirizzita, tutti lo sanno, non per niente si vive senza saperne la ragione… una borsa per l’acqua calda addormenta la sofferenza morale come quella fisica.”) e di memorie (“I miei inverni di guerra erano resi ancora più crudeli dall’impossibilità di arrivare a quel minimo di calore necessario per avere, almeno, la mano calda mentre scrivevo…”) e, attraverso una catena di associazioni di idee, atterra sul qui e ora che accomuna l’autrice ai lettori: “Adesso la guerra è finita, l’Europa è distrutta, noi siamo completamente dissestati, poverissimi, ma più vivaci che mai e con borse di gomma per l’acqua calda di tutte le grandezze, di tutti i colori, di tutte le qualità. Che belle! Nelle vetrine dei negozi appositi attirano l’occhio anche del passante distratto. Quella verde? Quella rossa? Quella nera e lucida come l’antracite? Non c’è che la difficoltà della scelta…”.

L’immagine delle vetrine colorate dalle borse per l’acqua calda Pirelli è l’allegoria di una stagione che ricerca la spensieratezza e un po’ di comfort, dopo gli anni della guerra, e che trova un riscontro opposto ma armonioso nell’immagine del paesaggio autunnale con cui si conclude questo “inno alla borsa per l’acqua calda”, lasciandoci con il vuoto, il bisogno di averne una per noi. “Già le nebbie entrano stupende in Milano… portano la fiaba della campagna, l’odore dell’acqua che non si muove, l’incomparabile segno autunnale della Lombardia”.

Pirelli e i prodotti per l’inverno hanno dato origine a campagne di comunicazione fortunate e memorabili, grazie a un efficace mix di contenuto tecnico e affermazioni valoriali, che insieme hanno creato un racconto innovativo e coinvolgente: la suggestione di una stagione confortevole, da vivere sotto il segno della sicurezza e del piacere.

 “Questi artisti perché dimenticano la neve, le montagne? Gli sci? I ghiaccioli di un tetto?”. In prima battuta la stilizzazione del disegno di Bob Noorda per la campagna pubblicitaria del pneumatico “Inverno” aveva sollevato dei dubbi, a dircelo un commento scritto a penna sul verso del bozzetto “per l’inverno il pneumatico inverno” custodito nel nostro Archivio Storico e descritto a catalogo come “tempera e collage su cartoncino con foglio in acetato, con scritte”. Risale al 1954 ed è uno dei primi lavori che Pirelli affida al giovane grafico di origine olandese, per pubblicizzare il primo pneumatico invernale Pirelli con il battistrada a spina di pesce, lanciato nel 1951. L’autore del commento, di cui non si conosce il nome, sente la mancanza di elementi più realistici come quelli presenti invece nella pubblicità realizzata da Ezio Bonini in quegli stessi anni.

Bob Noorda era da poco giunto a Milano e faceva parte di quella comunità di grafici e designer che affrontava il lavoro pubblicitario con un approccio progettuale, con l’obiettivo di rendere la comunicazione di chiara lettura, grazie alla riconoscibilità dell’elemento grafico.

Anche nel caso del nostro bozzetto, Bob Noorda elimina il superfluo, ma la sua essenzialità non è puro astrattismo, le linee pulitissime dell’albero dichiaratamente invernale vogliono ricordare il battistrada a spina di pesce e dunque riescono nell’intento di restituire la caratteristica tecnologica identificativa del pneumatico.

Pirelli commissionerà a Bob Noorda una quantità notevole di lavori e lo nominerà art director nel 1961. Quella fra l’azienda milanese e il grafico olandese è una storia subito evoluta nella direzione tanto cara a Pirelli anche nel campo della comunicazione: l’innovazione.

Nell’autunno del 1959, il lancio del Pirelli BS3 fu un evento internazionale: conferenza stampa al Salone di Torino – in quegli anni sinonimo di Tempio dell’Automobile – con visita del Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi: l’eco dalle principali testate nel mondo non tardò a farsi sentire. Il Pirelli BS3 era pneumatico costituito da una carcassa su cui montare separatamente tre diversi anelli battistrada e fu vissuto come un’invenzione rivoluzionaria, a documentarlo bene l’articolo comparso sulla Rivista Pirelli n. 5, 1959 e sull’house organ Fatti e Notizie n. 10, 1959. Lo aveva tenuto a battesimo l’ingegner Carlo Barassi, allora a capo dell’Ufficio Tecnologico della Direzione Tecnica Pneumatici Pirelli di Milano Bicocca, che nel molto nevoso inverno tra il ’55 e il ’56 aveva ripreso l’invenzione dell’ingegner Lugli di qualche anno prima, che ancora non aveva trovato applicazione: fare un pneumatico in cui carcassa e battistrada fossero indipendenti e intercambiabili, vulcanizzando indipendentemente carcassa e fascia battistrada per poi tenerle unite con la sola forza della pressione di gonfiaggio. Un pneumatico “col cappotto”.

Per la comunicazione venne coinvolto sin da subito Ermanno Scopinich, che realizzò il suggestivo shooting fotografico e video per la presentazione ambientato allo Stadio del Ghiaccio di Cortina. Nei dieci minuti del montaggio si tengono insieme le virtù tecnologiche del pneumatico, i vantaggi per l’automobilista sul piano dell’assistenza, con le percezioni di comfort e diletto di guida, oltre che di sicurezza, in altre parole il dietro le quinte del prodotto – con le sue fasi di produzione e le competenze dei tecnici esperti – e le pattinatrici che rincorrono l’Alfa Romeo Giulietta, sicura sul ghiaccio grazie al magico disegno battistrada del BS3. Ancora una volta è il mondo dell’inverno secondo Pirelli a essere rappresentato, fra innovazione tecnologica e visione di un nuovo orizzonte – la promessa di una nuova stagione da vivere a pieno.

La terza “storia d’inverno” che raccontiamo in questo articolo ha come protagonista la borsa per l’acqua calda, il primissimo e longevo prodotto Pirelli nato con la scopo di offrire comfort e protezione dal freddo, a catalogo già nel 1880, ispiratrice negli anni Cinquanta di bozzetti e campagne pubblicitarie dalle firme famose, da Lora Lamm a Raymond Savignac fino ai fratelli Pagot, molti dei quali conservati presso il nostro Archivio Storico.

Ma la narrazione di Pirelli è sempre passata attraverso una molteplicità di canali, parlando linguaggi diversi ha raggiunto destinatari differenti, su livelli diversificati di messaggio. Provando a guardare la borsa per l’acqua calda, non dal punto di vista della pubblicità ma da quello della produzione giornalistica, troviamo l’articolo di Marise Ferro pubblicato sulla Rivista Pirelli n. 5, 1949 “Quando l’anima è intirizzita”. Si tratta di un breve scritto autobiografico che attorno alla borsa dell’acqua calda costruisce un mondo di significati, trasformando il prodotto da oggetto da utilizzare a oggetto da desiderare.

Il pezzo inizia con la citazione di un ricordo (“Ho un’amica che quando soffre si corica e dice: Coricàti si soffre meno!. Poi soggiunge: Se avessi una borsa dell’acqua calda!”), prosegue con una sequenza di riflessioni (“L’anima è spesso intirizzita, tutti lo sanno, non per niente si vive senza saperne la ragione… una borsa per l’acqua calda addormenta la sofferenza morale come quella fisica.”) e di memorie (“I miei inverni di guerra erano resi ancora più crudeli dall’impossibilità di arrivare a quel minimo di calore necessario per avere, almeno, la mano calda mentre scrivevo…”) e, attraverso una catena di associazioni di idee, atterra sul qui e ora che accomuna l’autrice ai lettori: “Adesso la guerra è finita, l’Europa è distrutta, noi siamo completamente dissestati, poverissimi, ma più vivaci che mai e con borse di gomma per l’acqua calda di tutte le grandezze, di tutti i colori, di tutte le qualità. Che belle! Nelle vetrine dei negozi appositi attirano l’occhio anche del passante distratto. Quella verde? Quella rossa? Quella nera e lucida come l’antracite? Non c’è che la difficoltà della scelta…”.

L’immagine delle vetrine colorate dalle borse per l’acqua calda Pirelli è l’allegoria di una stagione che ricerca la spensieratezza e un po’ di comfort, dopo gli anni della guerra, e che trova un riscontro opposto ma armonioso nell’immagine del paesaggio autunnale con cui si conclude questo “inno alla borsa per l’acqua calda”, lasciandoci con il vuoto, il bisogno di averne una per noi. “Già le nebbie entrano stupende in Milano… portano la fiaba della campagna, l’odore dell’acqua che non si muove, l’incomparabile segno autunnale della Lombardia”.

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