Andare per l’Italia degli intrighi
L’estate 1980, quarant’anni fa. Un tempo drammatico. Di morte e misteri. Il Dc9 dell’Itavia, distrutto in volo mentre sorvolava l’isola di Ustica, prima d’atterrare a Palermo: 81 vittime. E, poche settimane dopo, la bomba alla stazione di Bologna, una strage con 85 morti e 200 feriti. Sullo sfondo, c’è “L’Italia degli intrighi”, per usare l’efficace titolo del nuovo libro di Fabio Isman, Il Mulino, nella bella collana “Ritrovare l’Italia” con “itinerari d’autore”. Isman parte dalla bomba di piazza Fontana, il 12 dicembre del 1969, mano neofascista con complicità di apparati dello Stato, ripercorre gli atti del terrorismo di estrema destra ed estrema sinistra, con la pagina drammatica dell’assassinio di Aldo Moro per iniziativa delle Br e con la “copertura politica” di tante forze, italiane e internazionali. E racconta l’intreccio di interessi tra politica, affari, massoneria eversiva P2, mafia e manovre d’un finanziere come Michele Sindona, protetto da uomini di punta dei governi guidati dalla Dc. Trame e delitti, per indebolire la democrazia italiana. Conclude giustamente, Isman: “Anche se ferita la democrazia non si è lasciata sopraffare. Come troppi, invece, avrebbero voluto”.
Andare per l’Italia degli intrighi
Fabio Isman
Il Mulino, 2020