

Il cappotto di astrakan
Un protagonista senza nome racconta in prima persona la sua vita nella Parigi del Dopoguerra. Attratto dalla Francia e dalla sua capitale, vista come una Mecca verso la quale ogni uomo dovrebbe fare pellegrinaggio nella sua vita, il quarantenne di Luino, sul Lago Maggiore, si reca all’ombra della Tour Eiffel senza un programma preciso, in cerca di occasioni per cambiare la sua vita o perlomeno di avventure da raccontare al suo ritorno in Italia. L’uomo riesce a convincere una vedova, la signora Lenormand, ad affittargli una camera in casa sua, da condividere però con il gatto Domitien, che non ha intenzione di abbandonare i propri spazi nella stanza. La donna, dapprima restìa e schiva, inizia poco per volta ad abituarsi alla sua presenza e a raccontargli episodi della sua vita e del figlio Maurice che l’ha apparentemente abbandonata per andare a vivere in Indocina. La somiglianza tra Maurice e il giovane italiano, sia fisica sia per affinità dell’animo, colpisce la signora Lenormand al punto che durante l’inverno decide di regalargli alcuni abiti del figlio, tra cui anche un cappotto di astrakan, nello stile della moda russa al tempo degli Zar. Al contempo, il protagonista inizia a frequentare una ragazza di nome Valentine, che però un giorno si incupisce vedendogli indossare il cappotto, che le ricorda quello posseduto da un suo amore passato. Piero Chiara scrive un romanzo dal sapore europeo che, pur partendo dai luoghi a lui cari nei quali ambienta la maggior parte dei suoi romanzi, si sposta nella capitale francese, dove il protagonista, forse in parte personaggio autobiografico, cerca di trovare un orizzonte più ampio di quello della quieta provincia italiana. L’autore ripercorre i luoghi della sua vita anche sulle pagine della Rivista Pirelli, sulla quale pubblica due articoli: “La sponda magra”, del 1952, in cui descrive un viaggio primaverile sulle sponde del Lago Maggiore, e “Valsolda piccolo mondo”, del 1962, in cui racconta di una visita alla valle lombarda tra il Lago di Como e quello di Lugano, sulle tracce di Antonio Fogazzaro.
Il cappotto di astrakan
Piero Chiara
Mondadori, 1978