Indipendenza
Una democrazia sotto scacco. Di paure, insicurezze, estremismi. Di cinismo e corruzione. E di ricatti e vendette, all’ombra di poteri segreti. Serve un grande romanzo, per dare forza di racconto esemplare a una tempesta di ambiziose passioni e alle reazioni legali e civili d’una popolazione che, nonostante tutto, non si arrende al degrado. E quel romanzo, in forma di noir, è “Indipendenza” di Javier Cercas, ben tradotto da Bruno Arpaia, Guanda. Cercas è uno dei maggiori scrittori contemporanei. E già nei libri precedenti (“Soldati di Salamina”, “Anatomia di un istante”, “L’impostore”, etc.) ha saputo affrontare i temi principali della Spagna contemporanea, il contrastato passaggio dal franchismo alla democrazia, i rigurgiti d’una destra militare tentata dal colpo di Stato, lo smarrimento di fronte al terrorismo. Una Spagna narrata con intensa esattezza, ma anche un paradigma di tante altre crisi politiche e sociali in parecchi paesi dell’Europa contemporanea. Qui in scena c’è un poliziotto di straordinarie capacità investigative e di intensa e integra umanità, Melchor Marín (già protagonista di “Terra alta”). E sullo sfondo, ecco le convulsioni indipendentiste della Catalogna di pochi anni fa. Una sindaca intraprendente, ricattata per alcuni segreti del suo passato e spinta alle dimissioni. Un circolo di affaristi potenti, nell’aristocrazia delle famiglie che comandano da sempre a Barcellona e s’adattano ai tempi nuovi (si avverte l’eco de “Il Gattopardo”). Un sistema politico in piena convulsione populista. E un’ansia di giustizia che non sempre coincide con la legge. La fine non si svela. Sino alle ultime pagina, la tensione resta altissima. Indipendenza Javier Cercas Guanda, 2021