La compagna Natalia
Romanzo di formazione, si dice, per indicare un genere letterario che racconta il passaggio della linea d’ombra verso la stagione dell’adultità. E romanzo di formazione essenziale e perfetto è “La compagna Natalia” di Antonia Spaliviero, Sellerio. “Questo è il primo dei romanzi che non aveva pubblicato”, si dice nel risvolto di copertina, dopo la biografia d’una protagonista del teatro contemporaneo, guardando anche “al teatro fuori dai teatri: dalle scuole alle fabbriche”. La scrittura ne è rivelatrice. Perché man mano che scorre il racconto dell’amicizia e delle esperienze di Natalia e dell’amica del cuore, in un istituto tecnico della provincia industriale torinese, alla fine degli anni Sessanta, le figure e gli ambienti prendono corpo come in un’incalzante messa in scena, in cui bastano poche parole dense, un gesto, l’accenno a un ambiente per “vedere” il succedersi dei fatti e capire il carattere dei personaggi. Come a teatro, appunto. La scuola e le case operaie, le amicizie e le prime impacciate esperienze amorose, la parrocchia e le feste de “L’Unità”, l’interpretazione beffarda della retorica di D’Annunzio e la scoperta della beat generation grazie a una professoressa che insegna a leggere Jack Keruac e ascoltare Bob Dylan, la ruvidità dei rapporti sociali e la scoperta del dolore per la morte d’un compagno di scuola. Crescere è lasciare per strada brandelli di emozioni e custodire memorie. Il racconto aiuta a vivere.
La compagna Natalia
Antonia Spaliviero,
Sellerio, 2022