La sinagoga degli zingari
È la fine di dicembre del 1942. A Stalingrado. E il maggiore Martin von Bora, protagonista di “La sinagoga degli zingari” di Ben Pastor, Sellerio, uomo di punta dell’Abwehr, i servizi segreti dell’esercito tedesco, si ritrova al centro del fronte, durante la controffensiva russa per la riconquista della città. Durissimi scontri quotidiani, mentre tutto fa presagire la sconfitta delle truppe dell’Asse (i tedeschi e i loro alleati italiani, rumeni e ungheresi). Ma anche una difficile indagine sul misterioso omicidio di due scienziati rumeni, fisico lui (addentro ai segreti dell’energia atomica) e chimica lei, sedicente esperta di combustibile sintetico. Tutto si tiene: l’orrore della guerra, la vischiosità degli interessi politici ed economici, la vanità del potere, la ferocia delle relazioni. L’onore e l’amor di patria dell’ufficiale d’origine prussiana, discendente dalla famiglia di Martin Lutero. E i dubbi etici e politici sul senso di un conflitto scatenato da un regime nazista che ha sempre meno a che vedere con i valori della migliore cultura tedesca ed europea, cui è stata ispirata la formazione di Bora. Ancora una volta, come in tutti gli altri romanzi di Ben Pastor, le vicende belliche e i risvolti polizieschi rivelano una profonda sensibilità per le pieghe dell’animo umano e il senso dei grandi quesiti storici e morali. E nel dolore del conflitto, storico e personale, s’intravvede una sincera ricerca di verità e di essenzialità umana. La sinagoga degli zingari Ben Pastor Sellerio, 2021