

L’ultima cosa bella sulla faccia della terra
Harmony è una cittadina del Sud degli Stati Uniti, un piccolo centro i cui abitanti sono spesso chiusi nei loro pregiudizi e nelle loro solitudini. La voce narrante che troviamo nella prima parte del libro è una voce corale, che rappresenta uno dei tanti ragazzi cresciuti nella cittadina e ormai invecchiati, scavati da una tragedia che ha segnato la vita di tutti gli abitanti di Harmony. Una domenica di diciotto anni prima Iggy entra in una chiesa con una tanica di benzina. Si avvicina all’altare, tremante, e cerca di darsi fuoco. La benzina finisce sul pavimento, il fiammifero gli cade di mano. Scoppia un incendio in cui muoiono 25 persone, ma lui sopravvive e viene condannato alla pena capitale. La sua voce straziante, in attesa dell’esecuzione, racconta la seconda parte, cuore del romanzo. A poche settimane dall’iniezione fatale, chiuso dentro il braccio della morte, Iggy osa ancora sognare, ripercorrendo la sua vita e chiedendosi cosa l’abbia portato a compiere quell’atto. Forse l’eroina e l’alcol, l’amore struggente per Paul e Cleo, il padre violento, ma “Non è niente di tutto questo. O forse tutte queste cose insieme”. Il dolore che si portava dentro non è stato compreso e ascoltato, un’oscurità ignorata e invisibile agli occhi dei suoi amici, fino al giorno in cui è esplosa. La tragedia assume una dimensione collettiva, diventando il fallimento di un’intera comunità e non solo di un individuo. Anche la narrazione del romanzo è corale e intreccia voci e tempi diversi. A quella del protagonista segue la voce di Farber, tornando all’anno prima dell’incendio, e infine conclude il racconto quella di Nuvola, l’anno seguente rispetto all’inizio del libro. L’esordio di Michael Bible è un romanzo sorprendente, scritto con un linguaggio asciutto, tagliente e poetico, che regala delle pagine di grande letteratura.
L’ultima cosa bella sulla faccia della terra
Michael Bible
Adelphi, 2023