Maus
Una delle più belle storie mai raccontate sull’olocausto. Art Spiegelman parte dal racconto della vita di suo padre, Vladek, ebreo polacco sfuggito ai campi di concentramento, e del suo rapporto conflittuale con lui. “Maus” non è una storia incentrata solo sulla Shoah, ma soprattutto sulle persone, un racconto del rapporto tra un padre e un figlio che attraversa anche quel drammatico momento storico, riuscendo a raccontarlo con parole e fatti reali che arrivano dritte al cuore del lettore, grazie anche alla cura dei dettagli sia nei disegni che nei dialoghi. I personaggi sono disegnati come animali: i nazisti sono rappresentati come gatti che giocano sadicamente con le loro prede, gli ebrei sono disegnati come topi, i polacchi sono invece immaginati come maiali. Una rappresentazione allegorica che non sdrammatizza la vicenda, facendo riflettere su una simbologia che adottata proprio dai nazisti, che si riferivano agli ebrei come topi o parassiti da estirpare. Nel racconto si intrecciano due piani temporali: il presente dell’autore in cui il padre racconta con fatica la storia della sua vita al figlio, un ricordo profondamente doloroso e un’eredità pesante per Art, e poi il passato degli anni vissuti da Vlodek prima e durante la Seconda Guerra Mondiale. “Maus” è un’opera di grande letteratura, nonché il primo fumetto ad aver vinto il Premio Pulitzer, un graphic novel da leggere per non dimenticare.
Maus
Art Spiegelman
Einaudi, 2010