Solo una parola
Venezia, 1938. Roberto è un bambino normale, o almeno così ha sempre creduto. Finché le persone intorno non cominciano a fargli notare che non è come tutti gli altri, perché ha gli occhiali. Non dovrebbe andare in una scuola per soli bambini con gli occhiali?
In una Venezia di una bellezza struggente, tra musica e profumi che passano di sestiere in sestiere e lungo i canali o nelle calli, i protagonisti assistono al diffondersi di una propaganda che inizia con la disinformazione sulla “categoria degli occhialuti” (alla radio e nei giornali), che li mette alla berlina, fino ad arrivare all'espulsione dalla scuola, all'impossibilità di entrare in parchi o in biblioteche, alla perdita del lavoro per i loro genitori.
Attraverso la trasfigurazione di un semplice ma disumano meccanismo, così simile a quello che è stato alla base della persecuzione e dello sterminio degli ebrei, Matteo Corradini racconta il retropensiero che ha portato alla nascita e diffusione delle Leggi Razziali da un punto di vista piuttosto originale. In questo caso, infatti, le leggi non riguardano gli ebrei ma gli “occhialuti”. Basta “una sola parola” per cambiare tutto e, al contempo, “una sola parola” non cambia il succo del discorso. Con questo ingegnoso espediente, infatti, il lettore si immedesima più facilmente con il tema della discriminazione e della banalità del male. Segue le vicende dei tre protagonisti una volta dichiarati “non amici della patria” e dei loro genitori.
Corradini racconta tutto, con delicatezza, ma lascia solo intravedere l’abisso in cui “gli occhialuti” stanno per cadere. Fermandosi un passo prima. Conta, infatti, in questo libro non il “dopo”, ma il “prima”: ricordare sempre che tutto il male del mondo può iniziare da una sola parola.
Solo una parola
di Matteo Corradini con le illustrazioni di Sonia Cucculelli
Rizzoli, 2021