Tre piani
Nei pressi di Tel Aviv si trova un condominio con tre piani. Al primo piano vive Arnon con le sue ossessioni. Al secondo piano Hani, chiamata da tutti “la vedova” perché il marito è sempre via per lavoro, la cui infelicità prende la forma di un barbagianni fuori dalla finestra. Al terzo Dvora, giudice in pensione, decisa ad andare avanti con la sua vita dopo la scomparsa del marito. Tre storie da raccontare, narrazioni di diverse solitudini che vivono nelle relazioni dei protagonisti, e nei diversi modi in cui decidono di raccontarle: Arnon si sfoga con un amico scrittore, seduto a un bar, sull’orlo del baratro. Hani scrive una lettera a un’amica che non vede da tempo. Dvora registra i suoi racconti sulla segreteria telefonica, rivolgendosi idealmente al defunto marito, perché "I tre piani dell'anima non esistono dentro di noi. Esistono nello spazio tra noi e l'altro, nella distanza tra la nostra bocca e l'orecchio di chi ascolta la nostra storia. E se non c'è nessuno ad ascoltare, allora non c'è nemmeno la storia". I tre piani dell’anima sono quelli delle tre istanze della teoria freudiana, di cui ognuno dei tre protagonisti rappresenta un aspetto: l’Es, l’Io e il Super Io. Tre racconti di umanità, di colpa e desiderio, di segreti non detti, di rimpianto e volontà, scritti da Eshkol Nevo con rara intensità ed eleganza.
Tre piani
Eshkol Nevo
Neri Pozza, 2017