Giovanni Battista Pirelli e la “scoperta” della gomma
Il 28 gennaio 1872 il ventitreenne Giovanni Battista Pirelli fonda a Milano la “G.B. Pirelli & C.”, azienda per la fabbricazione e la vendita di articoli in gomma elastica. Si tratta di una industria del tutto nuova in Italia, in un settore che anche all’estero è ai suoi albori. Ma come si arriva a questa innovativa scelta imprenditoriale, che porterà alla fondazione di un’impresa che si accinge a festeggiare i 150 anni di vita? Nel 1867 Giovanni Battista Pirelli, originario di Varenna, si iscrive all’Istituto Tecnico Superiore di Milano (poi Politecnico), inizialmente al corso di ingegneria civile, per poi passare, dopo il primo anno, a quello di ingegneria industriale.
Nel 1870 Pirelli è tra i primi laureati del corso, insieme ad altri brillanti giovani che saranno protagonisti di altrettante avventure imprenditoriali di successo (come Alberto Riva, Cesare Saldini, Angelo Salmoiraaghi, per citarne solo alcuni). In qualità di miglior studente del proprio corso, Pirelli ottiene una borsa di studio di 3.000 lire finanziata dalla nobildonna Teresa Berra Kramer per compiere un viaggio all’estero, allo scopo di studiare un’industria nuova da avviare in Italia, sull’esempio delle produzioni già iniziate nelle aree più industrializzate d’Europa. Indirizzato dal suo maestro, l’ingegnere Giuseppe Colombo, Giovanni Battista decide di studiare l’industria della gomma, una produzione strategica per il progresso del paese, come aveva messo in evidenza qualche anno prima la vicenda dell’«Affondatore», nave da guerra italiana che nel 1866 si era inabissata tra Ancona e Falconara senza possibilità di recupero, sino a quando un industriale francese non aveva fornito i tubi di gomma necessari a farla riaffiorare. Nel novembre del 1870 Pirelli lascia così l’Italia alla volta della Svizzera, dove deve trattenersi più del previsto (in totale 4 mesi) a causa della guerra franco-prussiana che gli impedisce il passaggio in Germania. In Svizzera visita soprattutto stabilimenti tessili, dai quali rimane favorevolmente impressionato. Di fronte all’entusiasmo manifestato da Pirelli, Colombo lo esorta a “non perdere di vista l’obiettivo del caoutchouc: questa sarebbe un’industria nuova affatto, mentre quella della seta è già tanto sfruttata da noi che poco margine ci resta”.
A marzo il viaggio prosegue in Germania dove Pirelli deve trattenersi per altri 4 mesi attendendo la risoluzione della Comune a Parigi e dove visita prevalentemente imprese metalmeccaniche, ma anche la prima fabbrica di gomma a Mannheim. Dopo tre settimane in Belgio, finalmente giunge in Francia, a Parigi, dove soggiornerà per 10 giorni. In 9 mesi, su un totale di 138 imprese visitate, quelle del settore della gomma sono solo 6: oltre alle limitazioni finanziarie e di tempo, motivo per il quale dall’itinerario viene esclusa la Gran Bretagna, paese in cui l’industria del caucciù si era notevolmente sviluppata, le difficoltà di accesso agli stabilimenti sono inerenti alla ritrosia da parte degli imprenditori della gomma ad aprire le porte delle loro aziende. I pochi casi in cui Pirelli ha la meglio sono dovuti all’influenza degli ambienti del Politecnico su alcuni imprenditori. Tra questi Antoine Aimé Goulard che introduce Pirelli a un fabbricante parigino, François Casassa, che mostrerà la sua fabbrica di Charenton-le-Pont, nella regione dell’Île-de-France.
Al suo rientro in Italia, sempre sostenuto dai professori Colombo e Francesco Brioschi, Giovanni Battista riesce a reperire i capitali necessari per la costituzione della sua società. E proprio i pochi rapporti intrecciati con fabbricanti stranieri durante il viaggio lo sostengono nell’avvio dell’attività: Goulard viene infatti nominato direttore tecnico della Pirelli & C. nel febbraio del 1872. Come si legge nella convenzione stipulata tra i due, Goulard avrebbe fatto conoscere a Pirelli «in tutti i più particolari e colla maggiore esattezza i processi tecnici di fabbricazione degli articoli di gomma elastica» e avrebbe fornito «tutti quegli schiarimenti che gli verranno dallo stesso Pirelli richiesti». Il Goulard era inoltre tenuto a «sorvegliare ed istruire gli operai e vigilare al buon andamento del lavoro». Mentre era in costruzione il primo stabilimento lungo il Sevesetto, fuori Porta Nuova a Milano, Pirelli si procura i macchinari necessari all’avvio della produzione: depuratori, masticatori, mescolatori e calandre, acquistati personalmente in Gran Bretagna e, quando possibile, da ditte milanesi come la Edoardo Suffert. Lo stabilimento entra in funzione nel giugno del 1873, con 40 operai e 5 impiegati su un’area di 1.000 metri quadri coperti. I primi articoli prodotti: tubi, cinghie, valvole, guarnizioni.
Cominciava una storia che non si è mai fermata.
Il 28 gennaio 1872 il ventitreenne Giovanni Battista Pirelli fonda a Milano la “G.B. Pirelli & C.”, azienda per la fabbricazione e la vendita di articoli in gomma elastica. Si tratta di una industria del tutto nuova in Italia, in un settore che anche all’estero è ai suoi albori. Ma come si arriva a questa innovativa scelta imprenditoriale, che porterà alla fondazione di un’impresa che si accinge a festeggiare i 150 anni di vita? Nel 1867 Giovanni Battista Pirelli, originario di Varenna, si iscrive all’Istituto Tecnico Superiore di Milano (poi Politecnico), inizialmente al corso di ingegneria civile, per poi passare, dopo il primo anno, a quello di ingegneria industriale.
Nel 1870 Pirelli è tra i primi laureati del corso, insieme ad altri brillanti giovani che saranno protagonisti di altrettante avventure imprenditoriali di successo (come Alberto Riva, Cesare Saldini, Angelo Salmoiraaghi, per citarne solo alcuni). In qualità di miglior studente del proprio corso, Pirelli ottiene una borsa di studio di 3.000 lire finanziata dalla nobildonna Teresa Berra Kramer per compiere un viaggio all’estero, allo scopo di studiare un’industria nuova da avviare in Italia, sull’esempio delle produzioni già iniziate nelle aree più industrializzate d’Europa. Indirizzato dal suo maestro, l’ingegnere Giuseppe Colombo, Giovanni Battista decide di studiare l’industria della gomma, una produzione strategica per il progresso del paese, come aveva messo in evidenza qualche anno prima la vicenda dell’«Affondatore», nave da guerra italiana che nel 1866 si era inabissata tra Ancona e Falconara senza possibilità di recupero, sino a quando un industriale francese non aveva fornito i tubi di gomma necessari a farla riaffiorare. Nel novembre del 1870 Pirelli lascia così l’Italia alla volta della Svizzera, dove deve trattenersi più del previsto (in totale 4 mesi) a causa della guerra franco-prussiana che gli impedisce il passaggio in Germania. In Svizzera visita soprattutto stabilimenti tessili, dai quali rimane favorevolmente impressionato. Di fronte all’entusiasmo manifestato da Pirelli, Colombo lo esorta a “non perdere di vista l’obiettivo del caoutchouc: questa sarebbe un’industria nuova affatto, mentre quella della seta è già tanto sfruttata da noi che poco margine ci resta”.
A marzo il viaggio prosegue in Germania dove Pirelli deve trattenersi per altri 4 mesi attendendo la risoluzione della Comune a Parigi e dove visita prevalentemente imprese metalmeccaniche, ma anche la prima fabbrica di gomma a Mannheim. Dopo tre settimane in Belgio, finalmente giunge in Francia, a Parigi, dove soggiornerà per 10 giorni. In 9 mesi, su un totale di 138 imprese visitate, quelle del settore della gomma sono solo 6: oltre alle limitazioni finanziarie e di tempo, motivo per il quale dall’itinerario viene esclusa la Gran Bretagna, paese in cui l’industria del caucciù si era notevolmente sviluppata, le difficoltà di accesso agli stabilimenti sono inerenti alla ritrosia da parte degli imprenditori della gomma ad aprire le porte delle loro aziende. I pochi casi in cui Pirelli ha la meglio sono dovuti all’influenza degli ambienti del Politecnico su alcuni imprenditori. Tra questi Antoine Aimé Goulard che introduce Pirelli a un fabbricante parigino, François Casassa, che mostrerà la sua fabbrica di Charenton-le-Pont, nella regione dell’Île-de-France.
Al suo rientro in Italia, sempre sostenuto dai professori Colombo e Francesco Brioschi, Giovanni Battista riesce a reperire i capitali necessari per la costituzione della sua società. E proprio i pochi rapporti intrecciati con fabbricanti stranieri durante il viaggio lo sostengono nell’avvio dell’attività: Goulard viene infatti nominato direttore tecnico della Pirelli & C. nel febbraio del 1872. Come si legge nella convenzione stipulata tra i due, Goulard avrebbe fatto conoscere a Pirelli «in tutti i più particolari e colla maggiore esattezza i processi tecnici di fabbricazione degli articoli di gomma elastica» e avrebbe fornito «tutti quegli schiarimenti che gli verranno dallo stesso Pirelli richiesti». Il Goulard era inoltre tenuto a «sorvegliare ed istruire gli operai e vigilare al buon andamento del lavoro». Mentre era in costruzione il primo stabilimento lungo il Sevesetto, fuori Porta Nuova a Milano, Pirelli si procura i macchinari necessari all’avvio della produzione: depuratori, masticatori, mescolatori e calandre, acquistati personalmente in Gran Bretagna e, quando possibile, da ditte milanesi come la Edoardo Suffert. Lo stabilimento entra in funzione nel giugno del 1873, con 40 operai e 5 impiegati su un’area di 1.000 metri quadri coperti. I primi articoli prodotti: tubi, cinghie, valvole, guarnizioni.
Cominciava una storia che non si è mai fermata.