Automazione vs uomo?
Il confronto fra innovazione e lavoro umano non necessariamente si risolve in una sconfitta di una delle due parti
L’innovazione tecnologica e l’automazione non necessariamente eliminano il lavoro umano, ma certamente lo modificano. Si tratta di qualcosa che dovrebbe essere comune constatazione, ma che in realtà rappresenta la conclusione di un percorso complesso di analisi degli attuali sistemi economici e sociali, oltre che organizzativi. Accade oggi quello che accadeva ieri, al cospetto delle altre rivoluzioni industriali. Ed è per questo che può essere utile leggere “Reinventare il lavoro. Un approccio in 4 fasi per applicare l’automazione nelle organizzazioni”, libro scritto da Ravin Jesuthasan e John W. Boudreau (curato per l’edizione italiana da Alessandro Giaume).
Il libro è stato scritto sulla base dell’esperienza di Jesuthasan (componente del Comitato direttivo per il Lavoro e l’Impiego del World Economic Forum) e di Boudreau (professore di Management and Organization presso Marshall School of Business della University of Southern California) e si basa su un’idea: per introdurre l’automazione in modo efficace occorre scomporre le tradizionali posizioni lavorative (job positions), osservare i compiti e le prestazioni di ognuna e lì vedere che cosa possa essere automatizzato. Niente “sostituzione” di lavoro quindi, che, invece, deve essere ripensato e riposizionato all’interno delle organizzazioni della produzione.
Detto in altri termini, applicare l’automazione all’interno di un’organizzazione significa non sostituire o spostare persone, ma riesaminare il loro lavoro per mettere in luce com’è strutturato e come potrebbe essere riconfigurato e gestito.
Il libro racconta proprio questo approccio e lo fa con un insieme di teoria e pratica che dà forma ad una constatazione: i casi più brillanti di organizzazione aziendale sono quelli nei quali si arriva ad ottimizzare le combinazioni di lavoro umano e automazione. Tutto viene quindi schematizzato in un metodo in quattro fasi: la decostruzione del lavoro, la valutazione delle sue componenti, l’individuazione delle possibilità di automazione, l’ottimizzazione del lavoro attraverso una combinazione di automazione e lavoro umano.
Dell’incontro fra uomo e automazione, quindi, i due autori esaminano tutti gli aspetti fino a concludere che “mentre riflettete sui molti e rapidi progressi dell’automazione e del lavoro, ricordate che le persone non sono impotenti. Il futuro del lavoro è interamente nelle nostre mani. Usare le tecnologie per sostituire il lavoro umano, potenziarlo o crearne di nuovo è e dovrebbe sempre essere una nostra scelta consapevole e informata”.
Le circa 150 pagine scritte da Jesuthasan e Boudreau si leggono tutto sommato velocemente, ma vanno rilette e soprattutto valutate a fondo.
Reinventare il lavoro. Un approccio in 4 fasi per applicare l’automazione nelle organizzazioni
Ravin Jesuthasan, John W. Boudreau
Franco Angeli, 2019
Il confronto fra innovazione e lavoro umano non necessariamente si risolve in una sconfitta di una delle due parti
L’innovazione tecnologica e l’automazione non necessariamente eliminano il lavoro umano, ma certamente lo modificano. Si tratta di qualcosa che dovrebbe essere comune constatazione, ma che in realtà rappresenta la conclusione di un percorso complesso di analisi degli attuali sistemi economici e sociali, oltre che organizzativi. Accade oggi quello che accadeva ieri, al cospetto delle altre rivoluzioni industriali. Ed è per questo che può essere utile leggere “Reinventare il lavoro. Un approccio in 4 fasi per applicare l’automazione nelle organizzazioni”, libro scritto da Ravin Jesuthasan e John W. Boudreau (curato per l’edizione italiana da Alessandro Giaume).
Il libro è stato scritto sulla base dell’esperienza di Jesuthasan (componente del Comitato direttivo per il Lavoro e l’Impiego del World Economic Forum) e di Boudreau (professore di Management and Organization presso Marshall School of Business della University of Southern California) e si basa su un’idea: per introdurre l’automazione in modo efficace occorre scomporre le tradizionali posizioni lavorative (job positions), osservare i compiti e le prestazioni di ognuna e lì vedere che cosa possa essere automatizzato. Niente “sostituzione” di lavoro quindi, che, invece, deve essere ripensato e riposizionato all’interno delle organizzazioni della produzione.
Detto in altri termini, applicare l’automazione all’interno di un’organizzazione significa non sostituire o spostare persone, ma riesaminare il loro lavoro per mettere in luce com’è strutturato e come potrebbe essere riconfigurato e gestito.
Il libro racconta proprio questo approccio e lo fa con un insieme di teoria e pratica che dà forma ad una constatazione: i casi più brillanti di organizzazione aziendale sono quelli nei quali si arriva ad ottimizzare le combinazioni di lavoro umano e automazione. Tutto viene quindi schematizzato in un metodo in quattro fasi: la decostruzione del lavoro, la valutazione delle sue componenti, l’individuazione delle possibilità di automazione, l’ottimizzazione del lavoro attraverso una combinazione di automazione e lavoro umano.
Dell’incontro fra uomo e automazione, quindi, i due autori esaminano tutti gli aspetti fino a concludere che “mentre riflettete sui molti e rapidi progressi dell’automazione e del lavoro, ricordate che le persone non sono impotenti. Il futuro del lavoro è interamente nelle nostre mani. Usare le tecnologie per sostituire il lavoro umano, potenziarlo o crearne di nuovo è e dovrebbe sempre essere una nostra scelta consapevole e informata”.
Le circa 150 pagine scritte da Jesuthasan e Boudreau si leggono tutto sommato velocemente, ma vanno rilette e soprattutto valutate a fondo.
Reinventare il lavoro. Un approccio in 4 fasi per applicare l’automazione nelle organizzazioni
Ravin Jesuthasan, John W. Boudreau
Franco Angeli, 2019